30/09/09

Qualcuno Ce La Fa

Potrebbe essere il sotto-titolo di questo

Cidade de Deus di F. Mereilles (2002)
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Il primo dilemma sollevato da questa visione era chi fosse la donna non-stracciona che attraversa lo schermo dopo quell'uomo non-straccione che è (o meglio, che ho intuito essere, in una goffa apparizione à la Hitch) il regista; ricercando su IMDB il nome di quest'ultimo, lo trovo assieme a quello di una K.Lund, per inciso, co-director, la quale sicuramente non ha resistito a questa immane tentazione narcisistica. Non so ancora se quanto scrivo corrisponde ai fatti, ma per amore di cronaca e narcisismo intuizionale li verifico subito (IMDB non ne parla).

Bah, ci ho provato. Non so se riuscirò mai a verificare questa mia intuizione, ma per quanto mi riguarda la scoperta di una coregista femmina può bastare. Il film, invece, è un "Gomorra" brasiliano; ma siccome questo precede "Gomorra", avrei dovuto dire che "Gomorra" è un "Cidade de deus" italiano; se solo lo avessi saputo.... Sto diventando gomorroico? In ogni caso, la mia recensione di "Gomorra" appartiene a quel passato buio e abissale fuori dal Blog, che tutti noi vogliamo lasciarci alle spalle. Quindi.

"Cidade de Deus" narra le vicende di un giovane favelista attraverso due decenni; dal primo istante, soltanto osservando con quale attenzione egli segue lo svolgersi degli scellerati eventi attorno a sé, l'orecchio sempre teso con una eccitazione quasi sessuale, possiamo capire che alla fine coronerà il suo sogno di diventare giraffista, e che la sua storia verrà raccontata nel corso del film a seguire; anche se la sua ambizione non è tale, non mi piace scrivere spoilers.

Così infine, come previsto, tra sparatorie di varia natura e vicissitudini a tempo di samba, il Nostro riesce davvero a scappare dalla favela carioca chiamata "Cidade de Deus"; come rivelano i titoli di coda oggi egli vive in quella chiamata "Cidade de Sonia Braga", la baraccopoli donata dalla famosa attrice di telenovelas ai "giraffisti" poveri di Rio.

Non mi aveva colpito "Gomorra", da cui il brasiliano ha evidentemente attinto a piene mani, e non mi colpisce particolarmente questo, benché abbia vinto una cinquantina di premi in giro per il mondo; anzi, osservandoli in azione qui mi sono accorto che tutti i brasiliani poveri hanno qualcosa di gay nelle loro sembianze e/o negli atteggiamenti; non ho nulla contro i gay, nemmeno se sono negri, ma questa loro qualità contrasta decisamente il tentativo dell'autore di mettere in scena un film di miseria, disperazione e morte, pieno di polli da mangiare, droga da fumare e armi da sparare. Sembra quasi che tutti gli attori, malgrado la loro giovane età, non vedano l'ora di togliersi il trucco da straccioni morti di fame e violenti, per poter indossare parrucche e camicie di raso sgargianti e piene di volant e ballare la samba fino al collasso, mentre bevono capirinha... e mangiano feijolada. Tra un tiro di pallone e l'altro.
Non so, potrebbe essere solo una mia impressione. Chi può dirlo.

(Il titolo di questo post è di Gianni Morandi)


Dischi lunari

Ho pubblicato questa foto scattata durante la missione Apollo 13 su FB, con questa didascalia:
<> e il link alla foto originale sul sito dei misteri tedesco: http://www.allmystery.de/dateien/uf19374,1133721905,AS13-61-8865-UFOs.jpg
Altrove ho letto che la didascalia originale della NASA sarebbe: "lunar disc with bright disc partially covering the Moon" ...
C'è qualche dubbio? Se c'è, riguarda quegli esperti ufisti che sono riusciti a individuare svariati piccoli oggetto apparentemente in movimento nello spazio, snobbando, oppure ritenendo del tutto superflua una indicazione di quel "bright disc" che personalmente non ho mai visto coprire parzialmente o totalmente la Luna. Sarà un sole talmente piccolo che non merita di essere menzionato tra i corpi celesti? L'unica risposta certa per ora è quella scritta sul muro: boh?

Boh


Ieri, prima di una missione bucolico-boschiva conclusasi inaspettatamente con una borsa piena di macrolepiota procera -o mazze di tamburo- assieme a F.Marker, sono finalmente riuscito dopo quasi un decennio ad avere una foto del migliore slogan graffitato in città:


è un segno dei tempi, propaganda di incertezze profonde e assenza di modelli culturali, punti di riferimento, modelli ideali e capacità mentali. Una grande opera, ingiustamente sottovalutata.




Il macrolepiota è descritto come "leggermente tossico" solo da crudo ma in esso, come in ogni altro appartenente al Regno magico dei fungi, posso apprezzare un qualche principio attivo malgrado la frittura; è sempre una sensazione vaga, che non si può nemmeno paragonare agli effetti di un joint, o di un bicchiere di vino; nondimeno, è qualcosa di piacevole, per quanto indefinibile.

Trovare degli esemplari di questa meraviglia eu-micetica nei boschetti del circondario anziché arrampicato su una montagna è stata un'esperienza del tutto nuova, e una piacevole sorpresa durante la nostra pedalata nel verde che è ormai un'abitudine.

28/09/09

La pelicula del rey

Ho pescato questo film ricordando che avrei voluto vederlo al cinema quand'è uscito; sono passati 23 anni, e nel frattempo ho visto Eversmile, New Jersey dello stesso autore, che ricordo anche + originale di questo;


La pelicula del rey di C.Sorin (1986)
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un film sulla produzione di un film che va a scatafascio, tanto che le scene finali sono interpretate da manichini



non mi ricorda soltanto la visione de La nuite américaine e Der stand der dinge, ma anche tutto il resto della mia vita. E' quel momento in cui il personaggio ha infine coscienza della propria irrealtà, della possibilità che rappresenta nel mondo di parole, che è soltanto l'ennesima possibilità nell'Ordine universo; della sua condizione di persona, o maschera, in un mondo di persone che raramente dimostrano di aver coscienza di loro stessi. O Altro. Per uno che ha sempre sognato il cinema, risvegliarsi continuamente nei panni del personaggio qualsiasi è il peggior incubo che possa vivere; a occhi aperti, ma tutti i giorni. Oggi ho sviluppata una coscienza che mi permette se non altro di riconoscere nel mio ruolo di Osservatore (che sarebbe in effetti di testimone sensoriale, ma il principio è quello, e preferisco questo genere di qualifica diplomatica a una classificazione scientifica) la mia conseguente tendenza alla ricerca nelle arti visive in generale e alla cinematografia -la riproduzione dinamica del movimento- in particolare; ma ancora, mentre sto facendo Qualcosa, la mia posizione in fondo al cielo non cambia. Se non altro, oggi ho visto un film che avrei voluto vedere 23 anni fa; racconta la mia vita, in un linguaggio allegorico moderno che non lascia dubbi nella rappresentazione dello scenario, quella "fine del mondo" alla fine dell' America su cui l'autore inscena la sua personale apocalisse. La coscienza della Illusione rende ogni altra "persona" e tutte intercambiabili tra loro, o con dei manichini; al fianco del regista rimane una ingombrante presenza materna consolatrice e pietosa, che non richiede altre definizioni.
Quello che mi chiedo è se atterrasse un elicottero dell'esercito per salvarmi dal mio stesso film oggi, se mi lascerei salvare volentieri come nel film di stasera, o se invece darei vita ad una "Caccia sadica" con me unica figura in questo paesaggio, come nel film della scorsa settimana.

27/09/09

Misteri epici

Più di un mistero circonda questo film


The sword in the stone di W.Reitherman (1963)
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nella versione italiana: ad es., perché un presunto sapiente come il gufo Anacleto, che teme di esser mutato in uomo + della peste, dice a Merlino "i pesci persici sono il mio piatto preferito" (perca fluviatilis) riferendosi al pesce qui sopra; il quale invece, come poi dice giustamente il presunto ignorante Artù, raccontando la sua disavventura al patrigno, è in effetti un luccio (esox lucius):

http://commons.wikimedia.org/wiki/Esox_lucius

Mi chiedo se sia colpa della traduzione, che tra l'altro ha reso il nome dello stesso gufo saccente da Archimedes ad Anacleto. In questo caso il film della Disney doppiato ha il pregio di perpetuare e rinverdire quella tradizione apparentemente idiota, che già ai tempi dell'originale mito Britannico aveva trasformato il valoroso Arthur in un più gayo Artù.
Il film di Reitherman (Wolfgang) è incredibilmente corto (1:16) ma sempre piacevole, con alcune sequenze indimenticabili come la breve love-story scoiattolesca -sempre straziante- e il duello di trasformazione zoologica; ma le mie due scene preferite sono quelle con Merlino che parte e ritorna da Honolulu nel XX secolo:


Ordine di idee

Lo so, queste mie note personali possono risultare di scarso interesse; la mia vita privata avviene in simbiosi con questa macchinetta da scrivere, con cui ho imparato a far di tutto, e tutto quello che ho da raccontare riguarda la sfera virtuale in cui sono sospeso, e ruota attorno ad argomenti e riflessioni relativi alla mia condizione di post-nerd-junkie-freak professionale, in genere poco attinenti alle cose mondane e più vicine alla virtualità di questo ambiente; cose come l'essere umani, ad es. Dunque per il lettore casuale il mio "blog" e i miei "post" quotidiani possono risultare noiosi, oppure anche banali; sono a tratti prolissi e ampollosi, oppure sibillini ed evasivi, dozzinali, marginali, grossolani e snobistici, indisponenti ed egotici, arguti o sprezzanti, monotoni o deliranti, oppure del tutto indifferenti. Per me questo è solo un altro luogo virtuale in cui immagazzinare le mie parole diarie, e la sua accessibilità da parte di chiunque non è la sua qualità precipua per i miei bisogni grafomaniacali.
Ma dal momento che ho sempre cercato di adottare questo stile per le mie pagine virtuali, e lo posso sfoggiare qui nel blog come nei miei precedenti quaderni elettronici, prendo i proverbiali due piccioni con la proverbiale fava, concludendo che anche questa volta tutto ciò che ho scritto, scrivo, e scriverò -sempre Qui, Ora- è perfettamente giustificato.

Il Leone d'Oro (The Gold Lion)

L'immagine precedente sarebbe perfetta per aprire questo post, ma nel blog le cose vanno così.
Mi sembra che, ancor più del film vincitore a Venezia nel 2008, si sia parlato molto del non-vincitore, nonché protagonista dello stesso, Mickey Rourke.



The wrestler
di D.Aronoksky (2008)
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Il cui aggettivo più appropriato è bolso (durante le scene senza dialogo è il suo respiro a fare da colonna sonora), ma sarebbe ingiusto liquidarlo con un aggettivo da cavalli. Anche se ha delle mani da cavallo. Il fatto è che se Mickey Rourke, che probabilmente ha davvero la sigla F.T.W. tatuata da qualche parte (e non voglio sapere quale), dopo aver vissuta una stagione da sex symbol internazionale non si fosse dedicato alla boxe, per farsi spaccare la faccia varie volte e poi farsela ricomporre con esiti alterni (visibili nei film dell'epoca) non sarebbe mai esistito un "The wrestler"; che qui è evidentemente più di un protagonista, è il Titolo stesso del film. E' IL film. Dunque sono d'accordo con i contestatori del festival, con un solo anno di ritardo; ho già scritto peste e corna dell'autore dopo la visione del suo forse + famoso "Requiem for a dream", che avevo definito "esempio di un pessimo film perfettamente riuscito".
Lo stesso potrei dire di questo, ma non lo faccio.
Va notato che è un film diretto da un ARONOFWSKY ("una delle facce più giudaiche mai viste" -mi cito addosso, e non solo) scritto da un SIEGEL, e prodotto tra l'altro da nomi come GINZBURG, HENDEL, ROTH... Israel, Israel über alles!

L'unico giudizio critico adeguato che possa dare di questo film, evitando le ire del mossad, è:


BRAVO, Mickey!

Ho un messaggio su Facebook di un certo Epstein? Mmh...


sabato cinema

Devo dire che la prima mezz'ora di questo film mi ha impressionato;



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perché c'è del buono in questo film, come c'era in "Be kind rewind", che è il + famoso e anche + riuscito di M.G. che conosca; ma nella prima mezz'ora, all'imbocco del film, un Jim Carrey stranamente non antipatico nel ruolo del mediocre, e la sempre bravissima -e sempre antipatica- Kate Winslet nel ruolo di Lei (pazza alcolista, etc.), riescono incredibilmente credibili e spontanei come in un outtake, in una storiella rosa che promette bene immaginando che si trasformi in qualcosa di ben Altro. E lo fa, in effetti, con un metodo di frammentazione psico-filmica già sperimentato + e + volte, da "A Christmas Carol" di Dickens al dickensiano "It's a wonderful life", agli esperimenti sul Prigioniero n.6 in TV, attraverso gli orrori cosmici di Lovecraft, dalla saga extra-temporale di "Back to the future" , a "Groundhog day" a "Vanilla Sky" (o meglio, "Abre los ojos"), a "Shallow Hal", attraverso un percorso tortuoso che include i "thriller escatologici" come "the 6th sense" e "the others"(altra famosa americanizzazione di Amenábar) e il sottovalutato "Jacob's ladder", a "Sliding door", a qualche intermezzo tarantiniano, fino ai superblockbusters come i Matrix e il "matrix dei poveri" che è "the 13th floor", a "Memento", a "Being John Malkovich", fino al tutto-maiuscolo INLAND EMPIRE (raggiunto percorrendo "Lost highway" e "Mulholland Dr.") è un tragitto psichedelico che spazia dal mero soprannaturale, al metafisico, al surreale, dal comico al cosmico, e oggi comprende questo film "carino", su una delle tante possibili realtà di quel famosissimo mistero che è l' "amore". C'è ancora, o meglio, c'era già in questo (del 2004, ma visto dopo "Be kind") una certa carineria europea, un tocco leggero che nella commedia rasenta il soave -come nel successivo- e in questo ennesimo inclassificabile episodio "fuori-dalla-solita-realtà-nella-solita-irrealtà" riesce a sostenere il gioco anche quando le carte sono tutte scoperte e in tavola; cioè a essere carino (nice, come si ripete spesso all'inizio del film) fino alla fine, e malgrado tutto, con qualche scena di CG non gratuita, né fatta male, e con la caduta a valanga del narrato in una sequenza ininterrotta di "allucinazioni realistiche" che corrispondono perfettamente alla nostra idea di "passato".

Cosa accomuna tutti questi titoli spadellati qui sopra, infine? La possibilità dell'essere Altro; il che è un bene, a giudicare dall'Uno che pretende di essere l'uomo, in genere; per l'utenza è la possibilità di esserlo senza muovere un dito, se non per prendere una manciata di popcorn e una bibita... E di solito va bene così, anche se non si tratta di stati di coscienza estremamente modificati -come la morte- o una grave psicopatia, ma di una semplice Variazione sul tema, in generale questo "essere Altro" non si addice troppo ai costumi dell'utente medio, ma soprattutto ai suoi pensieri, al di fuori della sfera dell' intrattenimento di massa. Se non fosse così, del resto, non esisterebbe un intrattenimento di massa. Non ci sarebbe il cinema, e io questa sera non avrei visto Eternal sunshine of the spotless mind di M.Gondry (2004), e non avrei potuto commentarlo nel mio nuovo blog.
Cosa diavolo avrei potuto fare?
Altro?
E' possibile.
Ma sicuramente avrei fumato di più.

In effetti, o "in realtà" tutti questi film possono in vario grado richiamare nell'utente filmico la più profonda consapevolezza umana, della Illusione Materiale; gli esempi illustri dell'essere Altro non si fermano al millennio scorso, alla letteratura profana, ma arrivano al + illustre esempio conosciuto, quello assurto a deità, stranamente espresso in termini perfettamente comprensibili per me solo in Sanscrito; ed è soltanto quella cosa antica e fuori moda da un pezzo, che i greci chiamavano nous, a restituirci la "solita irrealtà" fisica che viviamo costantemente in fondo al cielo... E' qualcosa che supera l'immaginazione umana in tutte ed ognuna delle sue umane espressioni; benché siano prodotte a Hollywood, Calif., USA. E' qualcosa che è all'origine e alla fine di ogni singolo istante, questo compreso, e va oltre la nostra capacità di comprensione, esattamente come il "sogno"; ma è solo un momento come un altro, di una vita come un' altra, e ogni tanto non dispiace vedere un film che sia perlomeno carino, e non si ponga troppi problemi sul retroscena. Come faccio io.

A proposito, ho presa un'altra scena del film, ma non occorrono altre parole:

26/09/09

UOMINI-LUCERTOLA ALLA RIBALTA

Un altro ritaglio avanzato è la foto tratta da un episodio (il IV) della serie "X Animal - Natural Mistery Unit", dove un arzillo vecchietto dall'aria marinara introduce con questa frase il documentario che tratta dei misteriosi uomini-lucertola:


la peculiarità dello speaker, evidenziata nell'ingrandimento, è che le sue pupille sono palesemente verticali, e per fugare ogni dubbio le ho ingrandite ancora:


Ho pubblicato queste immagini su FB, a suo tempo, ma prima di rivelare il dettaglio rivelatore ho chiesto ai possibili lettori di guardarsi il video su YouTube, e segnalarmi qualunque stranezza ci vedessero. Piuttosto ovviamente, nessuna risposta menzionava il mezzobusto sauriano; e anche questo mi diede da pensare, a suo tempo. Ma non più del solito.

Lo scorzo marzo ho pubblicato su YouTube il video di George "Lo Scemo" Bush, Jr., ripreso dalle telecamere della CBS durante il suo addio alla Casa Bianca; ho ingrandito soltanto gli occhi del celebre dittatore e guerrafondaio Americano, con il risultato che è visibile qui sotto, accompagnato dalla mia introduzione

REPTILIAN POWER - I used to think that the Visitors-like part of the NWO plot theory was rubbish. That's why I downloaded this raw TV footage and magnified myself the eyes of Bush Jr., first with KMPlayer then using a videocam to enlarge it more. What I saw then is what you can see here, now. Even if "I can't believe my eyes" I have to believe THOSE eyes.



Non che mi piacciano i lucertoloni ma questo, pubblicato a fine Marzo, dove è ben visibile in super-close-up digitale un Presidente degli USA con pupille da rettile, è stato visto 301 volte; quello che invece annuncia un (falso) "lungamente atteso" remake del (pessimo) film "The cave" del 2006, e dove le apparizioni-flash del mostro sono state da me furbamente sostituite con quelle del Vero Cave, cioè Nick- è stato visto ben 358 volte, ma è stato pubblicato solo il 30 di Giugno! Nondimeno, di 358 utenti che lo hanno visto, non uno di loro ha speso una sola parola -nemmeno di 4 lettere- per commentare questo "hoax" ludico, fors'anco puerile, ma certo non troppo enimmatico nel suo calembour.
Dunque, tra i lucertoloni e i mammiferi bipedi, non posso dire di saperne molto dei primi, e non abbastanza per odiarli malgrado la mia repulsione mammifera; ma tanto più conosco i terricoli, tanto meno riesco ad apprezzarli; e questi dati certamente non giocano a loro favore.

Memoria d'elefante

Queste immagini sono tutto ciò che rimane del mio diario, che andò perduto in seguito al lungo assedio degli hackers in quel freddo tragico settembre: gli annunci funebri di Karl Malden (1.07.09) e Mike Bongiorno (8.09.09), che evito di riportare, e le UNICHE immagini reperite sul web del misteriosissimo serial TV di cui questa è la colonna sonora:




e questo l'unico fotogramma che ha rinfrancata la mia mente, poiché nella mia memoria non soltanto l'elefante era un attore in costume da elefante:


ma anche le persone indossavano maschere e costumi da persone. Il che lo rende assolutamente unico nella storia della televisione antica e moderna... Della serie in sé non si trova una traccia sui siti-chiave come YouTube e Wikipedia (dove ricorre ovunque, in ogni lingua, la citazione della + famosa serie a cartoni Franco-Canadese del 1989) mentre queste poche nozioni sull'effettiva esistenza del prodotto sono state messe insieme con l'aiuto di Google, comprese le copertine di LP qui sopra. E qualche altra. Ma non si va oltre. Che si trovino soltanto due immaginette di una qualsiasi cosa, in un calderone mondiale dove più o meno si trova tutto, mi suona ancora adesso strano; forse proporzionalmente strano alla stranezza dello sceneggiato in questione, e forse no.

LIVE NEWS: ho trovata proprio adesso questa descrizione dello stesso show su questo Babar Fan Website



The Adventures Of Babar: This was a live action TV show that featured people dressed up as the characters, with paper mache elephant, rhino, human, and so forth, heads. It was aired in the 70's, as far as I know. I've only seen a few stills and clips from this show, so I have no idea what it's about in any detail. It appears that Babar isn't king, as he never wears a crown in any of the clips or stills that I've seen, and he seems to live with The Old Lady. It was released on VHS in 1985 and you can still find it on ebay, sometimes.



EXTRA Live News (featuring Helvetica from The stolen note above):
un altro utente di Blogger esterrefatto -benché anglofono- qui ringrazia il magnanimo blogger di Blogger.com che pubblica addirittura 4 immagini; io ne pubblico solo due (nelle altre c'è Babar) ma ci metto anche il link al post originale (nel post giusto al momento giust):


Come osserva giustamente mr. jonny mendellson, il ricordo è (just a little) unsetting.
Ma che sospiro di sollievo, ora sappiamo che non solo il serial esiste, ma che anche qualcun altro cominciava a interrogarsi seriamente sulla realtà delle proprie memorie infantili - come mr. adzart, che lo definisce invece "spooky unnerving".


25/09/09

I FUOCHI FATUI DI AFTER EFFECT

Sono addirittura INCONFONDIBILI:

s.Darko di C.Fisher (2009)

non ho ancora capito se mi era piaciuto Donnie Darko -visto l'anno scorso- quando mi capita il non-sequel s.Darko, e almeno in questo caso so per certo che non mi è piaciuto. C'è una sola cosa buona in questo film; per me è una sorpresa, ma arriva dopo circa un'ora e mezza, e aspettare un'ora e mezza per sentire Heaven or Las Vegas dei Cocteau Twins guardando questo film mi sembra una crudeltà inutile. Specialmente se hai già tutto l'album in mp3.

In effetti, da quello che avevo capito la storia trattava di un'armata composta da milioni di conigli antropoidi metallici pronti a invadere la Terra con le loro navi-carota per annientare la razza umana (e vincere così a Wimbledon) mentre un/a teenager confuso/a tentava di capire cosa fosse successo nel primo film, cercando disperatamente John Connor.
Purtroppo, non è così. Avevo proprio capito male.


la maschera che compare sul poster, sulla cover del DvD e nel trailer, malgrado la sua origine più o meno oscura fa solo qualche breve apparizione casuale durante il film, e finisce per stroncare accidentalmente la protagonista (WARNING: SPOILER) nel finale; manca il fascino discreto del suo predecessore ("Frank") con la tutina di peluche, e tutto ciò che rendeva -se non altro- inclassificabile il primo episodio; in questo caso l'aggettivo si può utilizzare nel suo significato scolastico, per una prova che si può classificare scolasticamente tra lo 0 e il 3, ma in ogni caso non ne vale la pena. Giudizio: phooey.

qualcosa

Dimenticavo, e NON devo dimenticarlo, io sto facendo QUALCOSA:


24/09/09

L'ORRORE DEL FUTURO

(E quello degli anni 30?) Ormai uso alla visione di film che non sono ancora usciti nei cinema - quello visto ieri, "District 9" esce domani - questa sera mi vedo un film d'epoca:

TERMINATOR SALVATION di McG (2009)

uscito lo scorso luglio in Ita. E' più o meno impossibile ormai capirci qualcosa, della saga di John Connor, e dei vari trasferimenti spazio-temporali dei suoi amici, nemici o parenti, robot o meno; adesso perdipiù Edward Furlong si è trasformato in Batman, e questo non migliora le cose. In compenso, dietro non c'è + quella macchina-da-cinema che è James Cameron, e anche questa volta, malgrado tutto, si fa rimpiangere.

Alla fine quello che prevale è il goofer. Non nel particolare, ma in generale; qualcuno lo dice chiaramente anche nel film, "è impossibile battere quelle macchine", ed è certo che se tra qualche anno, mese o giorno, scoppiasse una guerra contro dei robot-soldato costruiti per uccidere la gente, non ci sarebbero sopravvissuti o "resistenze" di sorta. Dal momento che una macchina costruita per uccidere la gente, con qualche rara eccezione, sicuramente ucciderebbe la gente in maniera automatica e più o meno -matematicamente- perfetta; più o meno come un'auto fatta per correre sulla strada che corre, o come un frullatore elettrico fatto per frullare, e che frulla. Etc. Il quid meta-matematico imposto come marchio di fabbrica da Cameron, dell' ibridazione dei processi mentali robotici (da fonti magistrali, come Asimov o Dick) con quelli entropici dei terricoli umani, prosegue collassando nei sequel fino a questo disastro filmico; che era facilmente evitabile, come tanti altri sequel, se non che questa robaccia milionaria continua a incassare + milioni di quelli che costa.

E' una sbobba bio-meccanica in cui non si vede più una sola faccia simpatica -compresi i bambini- e in 1:45' di azione shot n'run quasi-continuata non si trova un attimo di emozione; nemmeno a pagarlo, presumo, ed è per questo che preferisco non farlo.

Questa immagine è l'emblema del film, e del suo essere LAME:



Quando hai proprio davanti a te un Terminator Mod. 800 che imbraccia una mitraglia di grosso calibro e ad alta velocità, in piena luce e su un terreno aperto, la prima cosa che ti immagini è che tra un secondo non ci sarai più. Sbagliato. Perché in un film come questo il robot da combattimento avrà i riflessi accidentalmente lenti, il suo mirino elettronico integrato nel cervello non sarà in grado di puntare il bersaglio in una frazione di secondo e di far premere il grilletto una frazione di secondo dopo, con il risultato matematicamente esatto di un cadavere umano istantanemante a terra, e anche il tempo di un goccio d'olio entro la fine di quel secondo. No.
Il Terminator comincerà invece a sparare raffiche ad ampio raggio, prevalentemente al suolo, in modo da sollevare pittoreschi pennacchi di polvere, senza nemmeno minimamente scalfire il bersaglio designato che è a poche decine di metri. Di fronte a queste scenette imbarazzanti -e non è questa la peggiore, ma ce ne sono tante- tutta la poesia nel contrasto uomo-macchina, che viene poi appallottolata in una frasetta conclusiva va a farsi benedire; non c'è più nemmeno un tentativo di simulazione della verosimiglianza di personaggi, eventi, azioni.
E' come se un mostruoso robot per fare film avesse preso il comando, eliminando chiunque pretendeva quell'eterea illusione di credibilità di sottofondo che Cameron era riuscito a portare fino nel deserto del New Mexico. Di fatto, il regista qui non è un nome, ma una sigla: McG. Si è già macchiato di crimini contro l'umanità, quali Charlie's Angels 1 e 2, e adesso mira alla distruzione della figura mitica del Capitano Nemo. In questo caso, possiamo esser certi che questa macchina non mancherà il bersaglio, e non si farà schiantare da due bambinetti che hanno imparato tutto dagli Ewoks. Certe cose si vedono solo nei film, ma solo in quelli pessimi.

Confessioni di un TiraTardi

Così, dopo aver sostituito al quaderno diario analogico, fatto con gli alberi, quello virtuale, digitale, che in origine erano delle semplici pagine html su altervista (a cavallo tra i millenni, dovrei aggiungere, ma non lo faccio) e poi dei semplici files html su un PC, ho scoperto finalmente il vero significato del blog. Cos'è un "significato"? E' il "valore" che l'individuo riconosce in un oggetto, ideale o fisico; per non ri-citare ancora Jung, direi semplicemente che il significato è direttamente relazionato alla possibile fonte del meccanismo significativo, dell'utente mentale.
Ma per farla breve, dopo l'incidente di oggi ho compreso che la soluzione Diaria migliore non è soltanto digitale, ma completamente virtuale, una cosa che "in realtà" non solo è composta di 1 e 0, e come i files sull'HD è immune all'umidità e ai pesciolini d'argento, ma non si trova nemmeno su un supporto fisico all'interno del computer; in teoria si trova su un altro computer, ma nella sfera teorica si trova proprio di tutto, compreso quello che in pratica non c'è.

Quindi il "blog" oggi ha per me un significato, ed è l'unico che gli potrei mai riconoscere in quanto diarista cronico, del tutto disinteressato al fenomeno mass-mediatico di cui partecipo attivamente; questa è la forma più impersonale e meno segreta possibile del caro, vecchio Diario. Che come quella + tradizionale -per me- sul computer, non teme le intemperie, e risparmia ad una foresta i 50.000 fogli di un alto fusto; ma, a differenza di quella, è esposta al pubblico, è accessibile dall'Utenza Globale; sono parole private, sotto gli occhi del mondo intero.
Qual'è allora la differenza tra il vecchio Diario segreto, o personale, che nel migliore dei casi veniva letto da un solo lettore, e questo, che probabilmente non ne avrà di più, ma allo stesso modo potrebbe essere letto dall'intero mondo alfabetizzato?

Per quanto mi riguarda, questa differenza è conseguente al significato, fino ad oggi oscuro, dello stesso "blog" su cui scrivo Qui, Ora. E' la stessa differenza che possiamo riconoscere tra un cane di razza Carlino (Pug) e l'espressionismo Tedesco degli anni '20.

IL BLOG

Mi era già successo in passato, di perdere un anno di vita scritta grazie all'inaffidabilità di queste macchine. Ma non era bastato, ormai sappiamo che l'uomo ha tra i suoi infiniti difetti quello di non imparare niente dai suoi errori. Così oggi ho cancellato l'intera cartella con il mio "diario", scambiandola per un' altra. Grazie a Recuva ho recuverato il 99% dei files cancellati, ma nell'1% era compreso il file html con gli ultimi due mesi della mia esistenza frattalogica... Andato.
Sovrascritto (inevitabilmente) da un file di sistema; il marchio MS finisce per farsi odiare anche nelle questioni + personali, come un diario.

Così, infine, eccomi qui, in un blog. Una cosa che ho sempre odiato, il blog. Mi fa senso anche a scriverlo,
WATCH OUT! IS... THE BLOG!!! Lieutenant Dave: It's the most horrible thing I've ever seen in my life
ma immagino che i server di blogger.com e i loro operatori non siano altrettanto malaccorti quanto lo scrittore. Che ha ben altro a cui pensare. E' ora di aperitivo.