27/05/11

Don't be a Richard

I knew of some strange English guys; like, (the) John and (the) Dick... Today I know of (an) Eddy:
  1. A circular movement of water, counter to a main current, causing a small whirlpool
  2. A movement of wind, fog, or smoke resembling this
I'll always be in need of (a) John now and then; guess I'll always need (my) Dick; but it wouldn't be wise to hang out with a Eddy. Just in case.

P.S.: And I'll never Peter (out)

A faccia dura

$ 9.99 di T. Rosenthal (2008)
L'estate scorsa l'esportazione di stop-motion dall'Australia ci ha offerto Mary and Max (2009) (in effetti una claymation), un titolo ambiguo che avevo giudicato "davvero brutto, ma davvero bello". Potrei dire lo stesso di quest'altro film Israelo-Aussie visto un anno dopo, ma prodotto l'anno prima; e il perché è patente, per quanto le scenografie non abbiano niente da invidiare ai capolavori della serie Wallace & Gromit per la meticolosa ricostruzione in scala e l'illuminazione degli interni




e degli esterni




ma anche degli oggetti di scena





bisogna ammettere però che i personaggi non sono altrettanto simpatici


con quell'aria "artistica" che per qualche motivo mi ricorda certe statuine del presepe, e con quelle boccucce


da cui sembra poter uscire un uovo da un momento all'altro...


$ 9.99, malgrado le premesse di "merce economica" è un gioiellino con un'ottima trama (composta da varie trame) con prevedibili elementi di satira intellettuale dal retrogusto kosher, una bella colonna sonora, una fotografia efficace che mette in risalto la cura maniacale del dettaglio... Ha persino un bel sito che è ancora online dopo tre anni (un record!=)... Invece gli attori, per quanto perfettamente animati e agghindati nel più piccolo particolare sono tutti, indistintamente, brutti... Una "scelta stilistica"? Difficile da approvare, per il blogger; invece è facile capire il perché di queste cifre risibili al box office. A nessuno possono piacere davvero degli omuncoli simili, malgrado la perfetta confezione della messinscena; e anzi, tanto meno....
Direi che sono stati loro a uccidere il film.

Prima animazione in stop motion che veda "Rated R for language and brief sexuality and nudity":



ed è vero, ci sono nudità e sesso; ma molto brief

Per variare un po', quest'anno il mio giudizio è "davvero bello, ma davvero brutto"; anche questa volta però le faccine sono solo due. Peccato; con dei protagonisti meno "artsy" avrebbe potuto comparire tra i 366 migliori film d'animazione del millennio, invece che tra i soliti 366 weird.

La parola in omaggio col film è:

stubble noun [U]
1. the lower short stiff part of the stems of crops such as wheat, etc. that are left in the ground after the top part has been cut and collected
2. the short stiff hairs that grow on a man’s face when he has not shaved recently
stubbly adjective

26/05/11

Eroe di carta

Fuori dall'universo Marvel, con i super creatori di supereroi (Kirby e Buscema in testa) ho sempre amato Winsor McKay, Elzie Crisler Segar, Chester Gould, Paul Murry e Walt Kelly, ma le più grandi emozioni grafiche scaturite dai disegni di un fumetto (e non dalle vicende narrate in part.) per me sono state quelle offerte da Floyd Gottfredson; non potrei mai dire che fosse "meglio" dell'uomo dei paperi Barks, ma non ho mai visto quest'ultimo come un possibile modello; G ha sempre rappresentato -dalla mia lettura di "Topolino e Eta Beta, l'uomo del 2000" 

(Eega Beeva, the man of tomorrow, 1949) l'Assoluto, l'inarrivabile; in pratica, l'Eroe.

Qui un tale Gerstein ha suddivise le Ere della carriera del mio eroe fumettistico, e riporta che l'ultima Era, da colui definita "Neomezozoic" era la preferita da G in persona. Il perché è ovvio: è stata l'ultima, e sicuramente G non avrebbe potuto andare oltre... E' forse vero che aveva raggiunta la perfezione stilistica nell'Era "Ellenistica", dal '39 al '42, ma è inevitabile che un vero artista qual'era G non possa MAI riposarsi sugli allori; così com'era una ricerca in principio, così lo era alla fine, e per quanto posso vedere G tra il '47 e il '55 aveva superata la perfezione da un pezzo, aveva creato un "mondo" intero e ci viveva, vivendo dei suoi disegni e attraverso i suoi disegni. Dunque il mio eroe non è (mai stato) questo:


ma questo:


e le sue stesse tavole ne sono la prova:

Mickey Mouse Sails for Treasure Island, Picture from August 25-27, 1932

The Isle of Moola-La, Picture from September 29-October 1, 1952

Floyd Gottfredson, classe 1906, per me il più grande artista grafico di tutti i tempi, è stato nondimeno uno dei più popolari disegnatori della storia Americana, avendo pubblicate le strips di Mickey Mouse per 45 anni filati; un raro esempio di un beniamino del Grande Pubblico che anche il blogger sa apprezzare pienamente e ancor più raro esempio di un VIP "americano" che non andava in sinagoga; di origine Danese, Gottfredson crebbe in una famiglia di Mormoni!

Fukushima mon amour

Intervista a Masaru Daisatô, un tranquillo Giapponese di mezza età che ci racconta dei fatti suoi, del cibo che divide con il suo gatto

Dai-Nihonji  di H. Matsumoto (2007)
 
della separazione dalla moglie e del poco tempo che può trascorrere con la figlia, delle nuove generazioni che sono "senza rispetto", "sempre più grandi" e "fuori controllo"... Un'aura di mistero si addensa intorno alla sua figura, l'interesse del (ignoto) intervistatore per il personaggio ci contagia mentre tutto appare "normale" e financo triste, nulla di straordinario a parte la lunghezza dei suoi capelli...


e forse un po' di anti-Americanismo malcelato (notare il dito medio proteso durante tutta questa parte dell' intervista)... Ma bastano poche migliaia di volts trasmesse attraverso delle gigantesche mutande viola


fino ai suoi capezzoli (come scopriremo poi) e il mite, inespressivo Daisaru diviene l'altrettanto mite e inespressivo, ma altissimo -e molto digitale

Grande Uomo Giapponese  del titolo*

chiamato ad affrontare alcuni tra i mostri più patetici della storia, come quello con un elastico gigante al posto delle braccia, con cui sradica facilmente i grattacieli di Tokyo:


e che sfoggia un mostruoso riporto




o l'Imbarazzante Uomo-Gamba


e l'insensato Mostro-Dal-Corpo-Di-Pollo-Peloso-Con-Un-Occhio-All'Estremità-Di-Un-Lunghissimo-Pene- Retrattile:

(si può pensare a qualcosa di più mostruosamente stupido?)
(probabilmente sì, ma bisogna essere Giapponesi)

Nel frattempo, fra interviste mockumentarie e documenti d'epoca


e con un intermezzo dedicato a nonno Daisatô e il suo colossale caso di rimbambimento


conosciamo tutta la storia dei Grandi Uomini del Giappone, i colleghi umanoidi di Godzilla con l'ingrato compito di difendere il cittadino da creature ancor più cheesy e ancor meno minacciose di Mothra e Gamera, allevati a questo scopo e preparati fin dalla più tenera età con la pratica dell'elettrificazione dei capezzoli -- apparentemente molto fastidiosa:


 fino allo scontro ciclopico con il Mostro dallo Strano Odore


 e un finale che va oltre la parodia, con l'entrata in scena della famiglia di Urutoraman al gran completo

 fuck yeah, this is like a weird dream after too much sake

with a gigantic version of "kick the baby"



e il Ns. Grand'Uomo Giapponese sempre poco espressivo, ma in una veste "analogica" (di gommapiuma) più consona all'insieme


che cerca di non farsi notare sul set in scala 1:19, ma viene coinvolto nella patetica pantomima, e infine portato in volo nel "piccolo schermo" degli Ultraguys, su cui scorrono i titoli di coda:


i quindici minuti del finale valgono da soli tutta la visione, che del resto non avrebbe senso privata dei quindici minuti iniziali, e sarebbe piuttosto insignificante senza gli ottanta minuti in mezzo... Quello che vorrei tanto sapere è cosa diavolo dicono durante questa bislacca riunione di famiglia, che purtroppo non ha i sottotitoli.
Se qualche parente Italiano di Ultraman dovesse leggere questo post, perfavore, mi contatti subito.

Qui, come altrove, qualche piccola presenza con un suo piccolo spazio nel film fa una piccola differenza:

anche in un film di mostri giganti

Giudizio: mostruosamente, enormemente, follemente Giapponese

*) Una nota riguardo la coiffeur del personaggio: che è -sottinteso- dovuta alle scariche ad alta tensione che lo trasformano; qui il contesto mockumentaristico di una assurda quanto gigantesca verità nascosta rimanda inevitabilmente a quello dei troll di Trolljegeren (V.) dove pure l'alta tensione aveva un ruolo determinante...
Era inevitabile dunque la pettinatura da Troll del protagonista

???

24/05/11

La fiaba umana

Ho già detto di come la Natura stessa del pianeta, il "paradiso proibito" dell'utente alfabetico, compaia agli occhi del cittadino scrivente come una sorta di fiaba; una impressione meravigliosa che di recente ho imparato ad apprezzare soprattutto grazie a "Flavio", nomea cromatica appioppata ai fulvi, fulminei abitanti dei piani alti al parco cittadino, ai quali ho recata in omaggio della (preziosa) frutta secca negli ultimi tempi.
Questa capacità di maravigliarsi (cioè a dirsi, di scoprire la maraviglia) di fronte alla perfezione cosmica (cioé a dirsi, dell'ordine naturale) è una delle poche vie di fuga di fronte alla follia imperante costituita dal "sistema" comprensivo di ogni ordigno hi-tech, pseudo-cultura e falso-intrattenimento (ovvero, distrazione) multimediale; il film visto tra questa notte e oggidì, che pure partecipa attivamente del medesimo "sistema", è stato a paradossalmente fonte di grande ispirazione per il blogger, tanto che ho deciso di tornare a scrivere per scrivere, fuori dal blog e possibilmente dal computer, sulle orme di quei favolosi favolisti d'altri tempi che hanno avuta la saggissima idea di raccogliere i racconti popolari e di archiviarli in forma scritta per i posteri:

Jacob und Wilhelm Grimm (foto Wikimedia)

figli di un giurista e balivo originario di Hanau, ma soprattutto di una certa sig.ra Zimmer... Lo sappiamo, con lo mtDNA non si scherza... E' una cosa che non mi stancherò mai di ripetere ai Gentili lettori.

Il film è -guarda caso-

dove le fiabe narrate (La principessa danzante, Il ciabattino e gli elfi, L'osso canterino) assieme alle vicende professionali, intellettuali e romantiche dei Grimm sono a onor del vero tra le meno "naturalistiche"; ma nondimeno fungono perfettamente da esempio per l'intero universo folkloristico teutonico ottocentesco, con la presenza di strambi regnanti, piccole genti -stranamente benevole- e l'immancabile Draco (tanto caro ai giudei) qui rappresentati entrambi dai famosi Puppetoon del pluripremiato "George Pal" (aka György Pál Marczincsak -- who "left Germany as the Nazis came to power" -- I wonder why):



che meritano una faccina tutta per loro.
Ambientato nel mondo delle favole che era la Bavaria di due secoli fa, ricostruita in loco nella magnificenza del Cinerama in technicolor anni '60 


quando persino i campi nomadi erano gai, pieni di musica e danze (e in studios riscaldati=)


e i centri abitati erano borghi di un regno incantato





dagli interni sfarzosi




o miserabondi


 ma ugualmente pittoreschi.
Interpretato dai relativamente ignoti Laurence Harvey e Karlheinz Böhm



il film si avvale della partecipazione di alcuni caratteristi ben più noti dell'epoca:


Jim Backus
Oscar Homolka
Buddy Hackett 
e l'indimenticato Terry-Thomas

Particolarmente suggestiva la sequenza del delirio febbrile di Wilhelm, con tutti i suoi personaggi favolosi, 



come Pollicino, il Principe Ranocchio in stop-motion e il Gigante... retroproiettato



Degno di nota il vecchio ciabattino -interpretato dallo stesso Harvey che è anche Wilhelm Grimm:


e che per qualche motivo ci rimanda al Gridoux di Zazie dans le metro (1960):


Chissà se negli anni '60 i ciabattini erano davvero così.

Da Wikipedia: "The Wonderful World of the Brothers Grimm was produced and exhibited in the original 3-panel Cinerama widescreen process". In tutti i fotogrammi qui sopra è evidente il difetto del pannello centrale, e la congiunzione delle strips è più o meno evidente per tutta la durata. Sembra che alcuni dei "pannelli" o strips della copia Cinerama originale siano irrimediabilmente rovinati, pertanto "è molto improbabile" che vedremo mai il film restaurato, come in effetti meriterebbe...
In queste due sequenze possiamo notare il peculiare effetto deformante che si produce con l'assemblamento "analogico" dei tre pannelli, con dei picchi -come nella scena delle danze tzigane- di livello allucinogeno:


Il mio giudizio finale è scontato dall'inizio: favoloso.