17/12/09

The mistery man

Harry Dean Foster è uno dei miei attori preferiti; stasera lo rivedo in


Paris, Texas di W. Wenders (1984)
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e rimane lo stesso mistero; non è talmente bello da oscurare il mio pensiero critico, non oserei nemmeno menzionare quell'aggettivo nel suo caso; non sembra in grado di possedere un carisma, o qualcosa del genere; è un uomo che non mi stupirei di veder scendere dal furgone di qualche compagnia di spedizioni per fare una consegna, o con una divisa da vigile urbano, oppure a servire ai tavoli di una pizzeria; non lo so, potrebbe essere questo il grande segreto, la sua prorompente, cosmica mediocrità. Di sembrare un uomo qualunque; chiunque; tutti E nessuno.
Di fatto, H.D. è comparso in qualcosa come 170 produzioni cine-televisive, dal '954 a oggi, e pur senza grandi ruoli da protagonista troviamo il suo nome in alcuni tra i più famosi titoli della fine del secolo scorso, da "Pat Garret & Billy the Kid" a "Il padrino II", da "Alien" a "1997: fuga da New York" a "Il miglio verde" a "Paura e delirio a Las Vegas" attraverso la "riscoperta" di Lynch che gli ha affidato alcuni ruoli significativi fino ad un cameo che vale da solo tutto un film, in "The Straight Story".
E' apparso in "Bonanza", "Rintintin", "Gli intoccabili", serieTV che abbiamo guardato noi, dopo i nostri genitori e i nostri nonni, ed è apparso in un film molto più prossimo alle generazioni successive come "Alpha dog"; non c'è nessun dubbio sul fatto che H.D.Stanton sia un pezzo da museo vivente, una reliquia ambulante la cui caratteristica più palese e paradossale è di essere sempre sembrato lo stesso; persino in uniforme da soldatino qui sembra un vecchio truccato:



Pur non avendo mai interpretato ruoli da "duro", dato il suo aspetto "dropping" e "wheater-beaten", lo vedo come una roccia umana; per cui la minima increspatura che compaia sulla sua superficie è in grado di irradiare una sorta di emozione primordiale, incomprensibile, e irresistibile.
Quella in Paris, Texas è una delle sue rare prove da protagonista, e per qualche gioco del destino, o per una geniale scelta del casting il personaggio di Travis assomiglia moltissimo ad una idea romantica ed eroica che l'utente filmico può essersi fatta di quest'uomo, quella di un viaggiatore, di un tranquillo avventuriero dal passato sterminato, che sembra pronto a schiacciarlo da un momento all'altro: quello che ha combattuto a Okinawa, il testimone alle nozze di Jack Nicholson che dopo il divorzio ha diviso l'appartamento con "the king" ...


Credo che più di qualunque altra famosa star di Hollywood, come il suo amico Re, gran parte della sua grandezza dipenda dalla sua abitudine -come egli stesso ammette- di recitare sé stesso; forse è tra i pochi che abbiano intuito cosa davvero significhi , e tra i pochissimi che abbiano avuta la possibilità di farlo. Infine, il grande mistero di H.D.Stanton non si risolve poiché è il mistero stesso dell' essere umano, che troviamo espresso in questa sua frase: "I learn about myself. There is no self. You learn you're not a self. You learn you're nothing. Ultimately. Hopefully."
Essere questo consapevolmente non è proprio da tutti, neanche nei film.

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