05/03/11

Bianco elefante / Che barba

Il film di oggi è

Elephant white di P. Pinkaew (2011)
il cui pregio principale è di non essere Americano; prodotto made in USA, ma girato nella patria del regista, specializzato in action-movie, e scritto da un tale Bernhardt sembra un gaio compromesso tra la furberia hollywoodiana e la possibile spiritualità Thai, che è forse il paese con il più alto tasso di prostituzione (minorile) al mondo, ma è pur sempre al 94% buddhista. (E Theravada!) Il compromesso è facilmente raggiunto lasciando che il giustiziere ammazzi decine e decine di cattivi per 3/4 abbondanti del film, salvo poi trasformarlo in un monaco nel finale.
(Warning ^_^ Spoiler)



Anche se dopo le scene d'azione di Kickass ogni scena d'azione nei film d'azione sembra girata al rallentatore, qualche passaggio qui è meritevole, il regista sa il fatto suo (ricordiamo Ong-Bak). La scelta del protagonista è caduta sull'ex-fotomodello Beninese Djimon Hounsou, del quale non ho saputo cogliere delle particolari sfumature espressive degne di nota, ma considerato il suo ruolo dobbiamo ammettere che sembra proprio incazzato nero:


Anche se i Thailandesi non vanno tanto per il sottile nell'etichettarlo:


Il film -piratissimo- mi capita in una versione screener con la solita riga di sfocatura, che può anche fungere da censura in qualche (raro) fotogramma:


Probabilmente l'animale del titolo è quello che l'eroe intravede nella sua visione tote-mistica, ma anche il super-cattivo ne ha uno di sua proprietà, in veranda:


Breve viaggio sanguinario e un poco spiritato nell'inferno della (ottima) droga del Triangolo d'Oro, utilizzata come becchime e gabbia per tante gallinelle minorenni


 che arrivano ad eccessi per noi impensabili

(come lasciarsi la spada piantata in un piede tutta sera)

e che spesso dopo l'uso vengono gettate


Elephant White (titolo evidentemente Engrish, che in Italiano sarà come il titolo del post) riesce comunque a mantenere quella indefinibile freschezza che sembra una qualità ormai preclusa ad ogni prodotto hollywoodiano; in parte può derivare dalla linearità (falsamente) puerile della vicenda, ma nell'insieme è un fattore ancora incomprensibile per il blogger, di cui un possibile indizio -ancora a proposito di totemismo- sono le piccole presenze sul set, con i loro piccoli spazi qua e là nel film:




Fateci caso, su 91' ogni secondo è -o può essere- prezioso.

Kevin Bacon fa The Brit, e ci riesce bene... 


al 99% per cento; ma dal momento che questo film è destinato ad un pubblico madrelingua, non riesco a capire perché non si sono sforzati di trovare un vero Inglese che non si lasciasse scappare qualche espressione traditrice; in Americano, sì, ma che anche un italico è in grado di percepire... Nah lo dicono solo gli Americani .Riguardo gli altri... beh, per un attimo mi sono interrogato ancora una volta sulle mie effettive capacità linguistiche; ma che dire, le uniche due persone che capisco perfettamente al mondo sono David Lynch (e il suo alter-ego comico Chris Dotson) e Nick Pope (che per il momento non è imitato da nessuno); il fatto che i dialoghi tra uno che di nome fa Djimon e una Jirantanin (!) mi risultino ostici non dovrebbe preoccuparmi più di tanto... Immagino che per un Inglese sarebbe l'equivalente dell'ascoltare un attore Italiano dalla cadenza pugliese.

Questo fotogramma me lo sono tenuto per il siparietto comico. I cattivi hanno uccisi tutti i monaci:


ma a loro non è dispiaciuto affatto.

Giudizio: 100% fresh; peccato che sia solo un altro benedetto action movie.


P.P.S.: primi indizi di primavera


è come uscire da un lungo tunnel buio e freddo

 

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