09/03/11

In this grave hour (and fifty eight minutes)...

E' strano come il luccicone quasi irresistibile per

The King's Speech di T. Hooper (2011)
(che ha appena collezionati 4 Oscars) non sia affiorato per tutta la durata del film, sino alla visione di His Majesty the King George VI of England qui su Wikipedia e all'ascolto della sua viva voce -il vero Discorso del Re, su Youtube-; allora, e soltanto allora, immaginando la vita di quest'uomo che qui vediamo ritratto in pompa magna, coll'uniforme, lo scettro e le medaglie luccicanti, e anche solo pensando al suo incubo personale cotidiano, quello di una persona quasi incapace di parlare in un mondo intero di parole, la lacrimuccia si è fatta avanti...

E' un'emozione puerile e profonda perché è davvero una fiaba, quella del re balbuziente; e come per ogni fiaba non sapremo mai cosa facesse questo re in part., quando non balbettava e/o non imparava a non balbettare; come del resto non sapremo mai come sarebbe andata se la guerra non fosse stata vinta dall'Impero Britannico... Accontentiamoci dunque, ancora una volta, di una buona narrazione di questa favola dietro-le-quinte del trono, con un ottimo protagonista:


Colin Firth -che non avevo mai visto prima!- di una intensità memorabile


mentre Geoffrey Rush -mai visto nemmeno lui- non mi ha convinto del tutto...

La presenza dello "smemorato" avventuroso Aussie Americano Guy Pierce in versione Gallese


come Edward (VIII) deve aver lasciato di stucco non pochi spettatori oltre il blogger... Anche se tutto sommato il suo Inglese mi è parso migliore di quello interpretato da Kevin Bacon "The Brit", l'altra sera; e il mix di anglofoni vari sul set non era da poco. Il tasto + dolente è senz'altro la Rotschfildiana, cancerogena, ammorbante presenza di questa cosa


infernale in guisa di donna, che purtroppo qui non finisce nella stufa (V.), ma resterà impressa  nelle menti dei piccoli spettatori accompagnati al cinema da genitori incauti, perseguitandoli nel tempo come la Strega travestita da Regina... Forse anch'essi infine vedranno la vera Elisabetta da qualche parte, e non sarà comunque una bella sorpresa... Poveri piccoli...
Ad ogni modo, la sontuosa messinscena


le raffinate inquadrature dai risvolti fiabeschi


e pertanto anche terrifici


nel calderone archetipico del Regno e dei suoi burattini-burattinai 


qui alle prese con la grave umanità del caso di Re Bertie, rendono l'esperienza interessante, emotivamente densa e a tratti toccante, degna eredità stilistica del grande cinema Inglese di Lean e Ivory (i nomi  più inesorabilmente evocabili). Riguardo il cameo di Beethoven -qui con il funereo Allegretto della sua VII Sinfonia all'acme del climax- dovrei ripetere quanto scritto per Elephant di Van Saint. Ma per questo esistono i links.

Il mio pirataggio artistico si fa occasione di gaudio con l'involontario sostegno della produzione stessa, che marca il suo screener a chiare lettere:



Obbedisco, e non duplicherò questo file come non ne ho mai duplicati prima (a scopi illeciti) ma leggendo un nome simile non posso che rallegrarmi perché qualcuno l'ha già fatto prima di me.
Giudizio: thriller.

La battuta indimenticabile: "I'm not a king!"

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