20/03/11

JunkiEssai

Al Cineforum Privato, nelle ultime sere ci siamo visti

Predators di N. Antal (2010)
l'ennesimo episodio del franchise filmico già visto qualche mese fa in una copia di qualità obliqua -decente all'inizio e incomprensibile nel finale- si riconferma il prodotto dignitoso che era sembrato allora pur senza avere molto di nuovo da offire, per cui si affida ai soliti vecchi trucchi


e conta ovviamente moltissimo sulle presenze -molto sceniche- del titolo


Il fatto che la solita squadra di duri-nella-foresta si scopra essere su un altro pianeta


non modifica molto la situazione (a parte forse la respirazione?) e il Giudeo Triste Adrien Brody si difende (letteralmente) anche come guerriero pompato


ma non è la faccia più adeguata al ruolo del Marlboro-Man-contro-il-Mostro, se non per mostrare alla fine come anche un vero ebreo può sconfiggere gli alieni cattivi senza proiettili... Va bene, va bene, ci crediamo...
Anche il Morpheus pacioccone sciroccato


non è stata la migliore scelta di casting, ma questa è la mia impressione; e in quanto franchise il film va benone; se poi non esistesse niente di simile ad un franchise cinematografico le cose andrebbero meglio per tutti, ma constatato questo possiamo solo accontentarci della qualità tecnica e possibilmente del contesto che può rendere la visione più piacevole, come in questo caso.

Stranamente, su IMDB mi sono accorto di avere dato 6 stelline -la sufficienza- a questo flebile popcorn movie come allo sta-celebrato/favoleggiato pseudo-cumentario 

sullo scontro culturale tra il bianco e l'unica razza che -a giudicare dal nome- abita sulla terra dal Principio (Ab Origine, appunto):


rappresentato nelle vicende dei tecnici di una compagnia mineraria incaricati di sondare un terreno sacro ai nativi dove, appunto, sognerebbero le formiche verdi; con intermezzi di ordine legale


e una caratteristica precipua della cinematografia teutonica che purtroppo tende a portare in secondo piano ogni qualità specifica dell'opera da Metropolis (V.) in poi, che è il Tedio.


Tutti noi bloggers cinefili ricordiamo il motto derivato da Lo stato delle cose (non per caso) per cui "la vita è a colori ma il bianconero è più realistico"; i Tedeschi, Wenders compreso, hanno spesso associato al realismo poetico del bianconero quello meno facilmente apprezzabile e più grigio della noia, che cerchiamo volentieri di evitare quando non stiamo guardando un film, ma che durante alcune visioni ci porta a pensare se non avremmo saputo impiegare meglio un'ora e quaranta. La risposta spesso è no, ma non è comunque il genere di pensiero che un'opera cinematografica -neanche la più stimata dalla critica- dovrebbe mai ispirare all'utenza filmica. Un film che meriterebbe 9 stelline solo per l'originalità e l'interesse dell'argomento trattato finisce per beccarsene sei perché il trattamento infine risulta, soprattutto, 

barboso.

Giudizio: Teutonico.


(di questo era meglio la versione Italiana colla voce di Sandro Iovino, ma non l'ho trovata)

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