Sans soleil di C. Marker (1983)
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ovvero "lettere documentarie" con la voce "off" di una tizia -a onor del vero con un'ottima pronuncia Inglese della doppiatrice- che racconta ciò che lui le ha scritto dai suoi viaggi in Giappone, in Guinea e a S. Francisco... Le cose più interessanti e/o "belle"sono poche, e in genere del tipo che si può vedere sotto casa
cioè, fuori dagli schermi; in compenso nel mix audio-visivo (di cui ora ricordo anche una colonna sonora ad alto livello di irritazione, che scopro poi essere il prodotto di un Moog) capita il poetico, delicato, romantico micrometraggio à la mondo-movie Death of a giraffe attribuito a tale Danièle Tessier, dove uno di quei monumenti viventi alla bellezza e alla grazia che è la giraffa viene abbattuto a colpi di fucile da qualche turista con il simpatico hobby della caccia... Come è accaduto in passato con i film di Haneke, Malle e Tarkovskiy, allo shock momentaneo che precede l'immediato skipping (azione che di per sé segna in modo irreversibile il mio giudizio) segue una furia animalesca (per simpatia magnetica) puntualmente repressa; il mio POV dell'autore dell'interessante La Jetée (poi 12 monkeys) non sarà mai più lo stesso, al di là del tedio quasi-teutonico dell'opera e della sua insostenibile pretenziosità (sostantivo raramente usato nelle critiche, dove è frequente invece l'aggettivo) meta-epistolare, come ho già ripetuto anche qui, e rincaro la dose, l'intera storia del cinema non vale la vita di un solo esapode; una meraviglia vivente come la giraffa, poi, è qualcosa che un (regista) francese dovrebbe a malapena sognarsi di vedere, ma nient'altro.
Probabilmente queste sono le due sequenze più lodevoli di Sans Soleil:
(entrambe viste su uno schermo TV)
ma -proprio come quelle più infami- non sono opera di Marker. E quello sappiamo farlo tutti, no?
Giudizio: irrecuperabile.
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