20/08/10

Pietà per i Gentili

Mi aveva colpito alla prima visione, nel millennio scorso, l'intensità di questo

Detective story di W. Wyler (1951)

che da noi è diventato "Pietà per i giusti" (...) e devo ammettere che l'intensità permane, malgrado la mia lunga carriera di guardatore di film e di scrittore di cinema.
Detective story è un film solido, tradizionale.
Molto mosaico: scritto dal fratello (anche lui ebreo!) del regista, assieme a un tale Sidney Kingsley (vero nome Kirshner, qui nella lista nera di Wikipedia) e un Philip Yordan che qui viene citato- in merito alla sua relazione con Ava Gardner, come "a tough Jewish writer". Prodotto dai F.lli Wyler assieme ad un tale Koenig... Interpretato da Kirk (Issur Danielovitch Demsky) Douglas... Cucina kosher, tanto per cambiare.
La fotografia però è di Lee Garmes (The secret life of Walter Mitty, The Paradine Case) Americanone, che come Wyler iniziò a bazzicare gli studios ai tempi del muto; l'esperienza qui non si mette in discussione, e non ha scuole rivali. Si parla di gente cresciuta assieme al cinema, facendone parte.

Ritroviamo il super-giuggiolone

William Bendix, che nasconde la bottiglietta nello schedario, e un cameo

di Dick Tracy sul quotidiano.
Intenso, denso, ruota attorno alla personalità segretamente violenta (potrebbe davvero un uomo pacifico aspirare ad un posto di poliziotto?) del detective McLeod, interpretato da un biondissimo Kirk Douglas, che oltre ai furfanti deve affrontare la scoperta dell' orrenda verità su una moglie di seconda mano...

e infine non ha il tempo di fare la pace con lei perché viene ammazzato in the line of duty... nel suo ufficio (warning: spoiler!)
Ambientato perlopiù negli interni della stazione di polizia, è un film che avvince come un thriller senza un solo attimo di azione oltre quella finale, in cui il protagonista (warning:spoiler) viene ucciso a morte; è grazie ad una sceneggiatura estremamente leggera, ergonomica, e all' interpretazione molto convincente di tutti, a partire da Douglas fino al finto-italiano Charley Gennini -stereotipo del ladro di polli terrone interpretato dall'ebreo canadese Joseph Wiseman (Dr. No in persona)- che alla fine spara a McLeod (warning!) uccidendolo.

Il film ci ricorda che l'italo-americano esiste:

e ci insegna che "give someone the air" - così come the brush off or the gate or the old heave-ho -sta per mollarlo.
Giudizio: intenso. E intensamente giudaico.

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