25/08/10

Tristezza Hokuto / Gothiken

Ieri ho condiviso la tiepida Apocalisse di Legion (di S.C. Stewart, 2010) con L., che ha ricambiato con un occasionale anime:



Hokuto no Ken Raoh Gaiden II

di cui ancora non conosco l'anno di produzione o il regista perché le informazioni sono introvabili sul web, ma il film c'è per intero su Youtube, e in varie lingue. Mi sono reso conto di non vedere il vecchio Kenshiro (che ho sempre creduto essere nome e cognome) da quasi due decenni, e in questa versione "cinematografica" ho trovato uno stile di disegno e animazione completamente diversi, e fortunatamente migliorati rispetto a quelli della serie TV. In compenso il film mantiene gran parte degli esagerismi della scuola Hokuto, qui evoluti a livelli letteralmente metafisici; il Ns. infatti ha appresa la tecnica finale di combattimento detta della trasmigrazione dell'anima, ottenuta grazie alla sua tristezza. Questo particolare mi ha colpito: dopo decenni di combattimenti che definire violenti è un eufemismo, il più grande combattente mai esistito sulla faccia della Terra apprende che l'arma finale è la tristezza... Tant'è che il fratello cattivo Raoh pensa bene di uccidere (per la seconda volta) l'amata Julia e impadronirsi della tennica suprema... Etc., etc. Tutto il resto si potrebbe dire in linea con ciò che ricordo della serie; la novità della tristezza di Hokuto mi ha incuriosito.

Il film di oggi è

Gothic di K. Russell (1986)

dove Lord Byron (Gabriel Byrne) ospita a Villa Diodati -dove vive con Miss Claire Clarmont- Lord Percy Bysshe Shelley e consorte, assieme al Dr. J.W. Polidori; non appena gli invitati sono a loro agio, il vino oppiato inizia a scorrere, e le cose cominciano a farsi confuse...

Gothic è famoso soprattutto per la messinscena del famoso Nightmare di J.H. Fuseli:

che appariva nel trailer e sul manifesto; un raro esempio di pittura ipnopompica, ma l'abituale esuberanza visiva di Russell applicata al mystery non è da meno

tra fantocci meccanici, poppe occhiute, possessioni diaboliche e qualche nudo (stranamente avaro) per rappresentare la fatidica nottataccia dei quattro famosi +1 alla ricerca di un'ispirazione violenta si attinge dalle loro biografie come dagli abusi dell'Autore (in perenne "stato di allucinazione") per mettere insieme un quadretto assai poco gotico e nell'insieme anche poco appagante, slegato, altalenante, che a tratti sfiora il ridicolo nell'inutile tentativo di provocare lo spettatore. Probabilmente la cosa più notevole di Gothic è l'eteroforia di Myriam Cyr:

La storia però finisce bene: dall'esperienza molto mystery (che ci ricorda le radici del mysterion e la "illuminazione" psichedelica) Polidori trarrà l'ispirazione per "The vampyre" e la Sig.ra Shelly diventerà più famosa del marito con il suo "Frankenstein: a modern Prometeus".

E morirono felici e contenti.







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