Sono tanti i titoli che sembrano essersi ispirati a
A face in the crowd di E. Kazan (1957)
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in un modo o nell'altro. Non ne citerò nemmeno uno, per non rovinarvi l'eventuale sorpresa.
E' un film straordinariamente moderno, che segue le vicende del giovane beone bifolco sempliciotto ed energico dall'ugola d'oro, occasionale galeotto
Larry Rodhes -significativamente ribattezzato "Lonesome"- lungo la sua scalata al successo, da genuino hobo con il filo di paglia aggiunto per la prima diretta in TV
a testimonial di un medicinale alquanto inerte
fino a che la sua popolarità non è tale da vendere voti alle elezioni politiche
e la sua sbornia di potere si scopre infinitamente peggiore del Jack Daniels, il mattino dopo.
Non ricordo nessun altro film dell'epoca altrettanto efficace nello smantellare un idolo delle folle durante la sua stessa costruzione, in un momento storico che segna il passaggio dalla divinità di Hollywood alla popolarità catodica;
con una sceneggiatura impeccabile masticata e sputata dal cast come tabacco, il film di Kazan ci mostra come un "ragazzo di campagna" dalla voce grossa e dalla risata grassa si possa facilmente far passare per grand'uomo, mentre la sua biografia in atto ci mostra puntualmente la sua verace, ruspante e inesorabile mediocrità.
Lonesome Rhodes è un grande personaggio Americano, uno dei più Americani tra tutti i personaggi mai portati sullo schermo dai tempi di Griffith
interpretato da un altro Griffith, Andy, attore debuttante che negli U.S. ha avuto un proprio show di 249 puntate negli anni '60, ma è stato definitivamente consacrato a livello mondiale come Benjamin Matlock della serie Matlock; ovviamente, un personaggio della TV.
La lei di turno è la stessa -brava- Patricia Neal di Suspicion (V.)
con un contorno sostanzioso composto da
Anthony Franciosa
Walter Matthau
e Lee Remick al suo esordio cinematografico, che durante la sua prova al campionato di baton twirling viene doppiata per motivi di copione da Marilyn Monroe:
Uno scherzo? Chiunque fosse, mi pare molto meglio di Lee Remick; ma è solo un'impressione.
Qualche critico scriverebbe: apologo impietoso dello show-biz
Americano, uno sguardo disincantato dietro le quinte dell'industria dello spettacolo, mentre le facce raccolte tra la folla divengono oggetto di culto per la folla stessa, finanziate da farmacisti fraudolenti o da aspiranti presidenti, in una società vuota e sempre disperatamente pronta ad idolatrare qualcosa, o qualcuno. E' l'avvento dell'Era Televisiva.
A face in the crowd è un film straordinario, una vera lezione di americanologia concentrata in un'opera classica e rivoluzionaria, una sorta di bigino sugli USA, e non mi stupisce affatto che -almeno in Italia- sia perlopiù ignoto.
In omaggio con il film:
Miss Cameltoe 1957 (sulla destra)
Giudizio: altmaniano (che rivolto a un film del '57 è un gran giudizio)
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