09/06/10

Fuori da Google Streets

La via Oslavia non compare su Google Streets; o meglio, anche se la città è ormai quasi interamente percorribile via monitor, questa è una di quelle vie secondarie che sono escluse all'utenza telematica; sono le vie che amo percorrere di questi tempi, per necessità "professionali" (o mancanza delle stesse=) o per assecondare il mio istinto turistico, approfittando della stagione sbocciata da un giorno all'altro, e pronta a svanire allo stesso modo.

La via Oslavia è una viuzza laterale, intestinale, che ricorda momenti lontani in cui le macchine non erano dappetutto, e la gente attraversava la città muovendosi tra simili budelli, tra il verde dei giardini che le sbarre non possono trattenere. La percorro lentamente con la mia focaccia alle olive e il mio energade, durante una di queste gradevoli colazioni nomadiche, in cerca di un pensierino per il cugino; mi sembra un lusso il flusso caldo dei gelsomini, e l'incontro con una giovinetta calico che non è interessata alla mia focaccia o alle sue olive, e infine nemmeno a me. Mi precede, mi segue, mi precede ancora e poi si butta in un angolo con fare felino, ribaltandosi sulla schiena, ma non c'è modo di avvicinarla. Forse le mie dita unte non sono attraenti. Intanto scorgo una sua collega acciambellata sul davanzale di una finestrella, sprofondata nel sonno gattesco tra le ombre vegetali, e con la mano pulita infilata tra le sbarre la sfioro, svegliandola. Il suo sguardo dapprima lento esplode in una luce ambrata: sembra chiedersi "sono stata toccata da questo primate? Magari aveva le dita unte..."

Saluto la bella addormentata, che sembra non avere + intenzione di spegnere gli occhi, ma che al ritorno ritroverò intenta nella stessa attività, pronta a ripetere la scenetta; avrei condivisa volentieri la mia focaccia con il mio amico Vero Eterocromatico, canide ergastolano, ma lo ritrovo solo sulla via di casa, dopo la colazione e le compere.... Mi fermo un poco a carezzarlo e a fare quattro chiacchiere; credo che abbia una certa età, certamente non è un cucciolo. Ansima per il caldo, malgrado fosse sdraiato all'ombra. Poco a poco, seguendo rondoni, merli e cornacchie in volo, tra le siepi fiorite e le ombre dense, tra i canti e i profumi, attraversato il ponte con l'occasionale germano rientro in centro, tra le vie di Google. Rientro in casa, e nel blog.
Mi accorgo che era soltanto un post.

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