17/02/11

Il gioco

Talvolta ho un barlume di coscienza, lo sapete. E' qualcosa che non viene provocata da un particolare stato; è una improvvisa consapevolezza della propria totale ignoranza. E non ha punto da spartire con la cultura; è qualcosa che elude la logica, e per questo la maggior parte della gente non ci presta la minima attenzione; è un "pensiero folle", un genere di pensiero al quale, nel caso più straordinario, puoi dedicare un post sul blog... Dopo un joint.
L'improvvisa, profonda consapevolezza che ogni cosa in questo mondo di parole sia completamente illusoria; in ogni atomo, in ogni istante, nella sua essenza. Noi siamo propaggini, appendici pensanti di quella "essenza"; siamo primati, e fetenti. Ma abbiamo la possibilità di intuire la grandiosità del GIOCO.
Lo chiamo gioco in seguito ad un sogno, nel quale questo era il titolo del film in lavorazione.

Il "gioco" è una Esperienza Personale; è singola, individuale, differenziata; è quello che altrimenti si direbbe "vita"; ma un bambino non la pensa così, e un bambino sa tutto quello che c'è da sapere. Ma che non si può dire. Un bambino "vive" nel senso più ampio che l'essere umano possa attribuire a questa azione; di fatto, passa la maggior parte possibile del suo tempo "giocando". I terricoli umani possono affidarsi ormai soltanto alla zoologia per rendersi conto del fatto che il cucciolo di qualsiasi creatura impara tutto ciò che deve imparare per "vivere", "giocando" nel suo habitat. Un bambino "sa tutto"; e non impara praticamente niente, perché ogni altra specie animale è integrata nel "regno animale" e "vegetale", mentre il bambino vive racchiuso nella sua stanzetta, poi viene rinchiuso in alternativa nell'aula di una scuola con altri della sua specie (o quasi), poi in ufficio o in fabbrica, e così via, fino alla bara... Malgrado ciò, il gioco è inizialmente la sua unica Missione vitale, la ragione del suo essere; e il gioco non è un "film", malgrado le premesse iniziali e quel genere di coscienza "vaga" e "sottile" con cui si intraprende un "gioco" particolare con un particolare "ruolo".
FACCIAMO CHE IO ERO IL BLOGGER, e che tu mi leggevi mentre scrivevo del GIOCO....
Che forse sarebbe più opportuno chiamare Giuoco.

La mia idea precipua dello stato delle cose in fondo ai cieli, è che tutto sia MAGIA; poiché questo -ahi, ahinoi- è l'unico termine con cui posso definire quello che altrove chiamano con ogni buon motivo -o chiamavano- mana, prana, tao, manitou, horenda, wakan, etc., etc. La "magia" -verosimilmente derivata dal sanscr. maya- intesa come illusione materiale, un'idea spesso inarrivabile per la mente catodizzata dei cittadini moderni; ma certo, per il blogger affermare che tutto è maya sarebbe ingiusto, ambiguo almeno quanto è destinato a restarla la parola stessa in lingua Italiana, magia.
Che si vole derivata dai Magi, ma più verosimilmente è stata creata da un Mago.

Lo scopo ultimo della magia è la creazione di mondi.
L'"universo", o meglio, il cosmo, è infinitamente abitato da ogni forma di vita possibile e immaginabile; spesso, bisogna dirlo, inimmaginabile. Ma il cosmo non è soltanto infinito, è eterno. E appena oltre il quadrante dell'orologio, possiamo intuire tutti l'unica realtà del "tempo", che è Sempre Ora.
Esistono infiniti "universi", e infinite "dimensioni" completamente occupate da infiniti "universi" pieni di innumerevoli forme di vita; e sono tutti Qui, e Ora.
Questo è lo scenario del Gioco. Uno schermo acceso. Un post sul blog; un joint. The Game.
Il gioco è decisamente più sofisticato dei nostri videogames tridimensionali; è talmente avanzato che oltre al supporto audiovisivo abbiamo un olfatto/gusto e un "tatto"... Un po' come dire, ecco il tuo computer, qui davanti, questo è il gioco; ci giochi con delle appendici prensili animate, le "mani"... Lo so, sono solo parole, ma tu hai bisogno delle "mani" per giocare... Hai bisogno di tutte le parole possibili e immaginabili. Spesso, bisogna dirlo, inimmaginabili, per cui altre lingue possono ampliare il tuo orizzonte di utente alfabetico.

We're playing right now, here. And you know it.
Especially if this is your language.
We all know it, in some mysterious way.
We're always and forever playing our own game, day after day, which is a "spider web" in the Upanishad; right, we can't stop playing it, but in one way. It's a sticky mess, I know. I do know.

Questo, presumo, è l'infinita tristezza infantile che mi ha accompagnato fino a Qui, e Ora.
Giocando sempre e soltanto il mio gioco infantile; l'unico che potrò mai giocare in fondo al cielo.

NOI siamo il gioco. E tutto è un "gioco di prestigio", se abbiamo un "prestigio" da mettere in gioco.
"Ognuno è un mondo", si dice; è semplicemente vero, se per "mondo" intendiamo tutto ciò che è possibile conoscere, e quindi, volendo approfittare del nostro vocabolario, "universo". Che -lo sappiamo- è latino, e in Italiano è "senso unico", basta discernere: Uni-Verso, il gioco è fatto.
La prima, e unica regola di questo Gioco assoluto, che non possiamo abbandonare se vogliamo continuare a essere, è di giocare. Che non ha punto da spartire colla giocosità puerile di certi personaggi. E' un gioco di pazienza, sopportazione, osservazione. Riflessione. Per questo, chi ha intuito cosa è il gioco è di solito una persona "seria"... a suo modo.
Chi non ha mai trovato un particolare inter-S nell' S-re, come il blogger, è particolarmente portato per il gioco. Non ho mai conosciuto un altro vero Giocatore; credo anzi di essere l'unico vero Giocatore, in questo Gioco. Come tutti.

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