27/11/09

The Bruce is back

Mentre "Evil dead IV" è in lavorazione, mi vedo l'ultima fatica registica del suo interprete:


My name is Bruce di B. Campbell (2007)
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che si beve allegramente una bottiglietta di piscio e se ne compiace; e si beve anche la bumba che aveva riservata al suo unico amico, il suo cane:


e quando si accorge di avere di fronte un vero demone -forse non per caso importato dalla Cina- se la dà a gambe


sparando all'impazzata contro i rednecks che lo seguono...

My name is Bruce è una Americanata maiuscola con tanto di intermezzi country, e infarcita di battutacce ruspanti, con poche trovate davvero divertenti, come il correttore ufficiale del cartello cittadino di Gold Lick che muore nell'adempimento del proprio dovere:


e poco altro; ma la simpatia del protagonista per me è stata sufficiente per sorridere durante tutti gli 86' (e il motivo per cui l'ho pescato dal torrent) del film, che infine si rivela film-nel-film durante la visione dei giornalieri, e con il suggerimento dello stesso poco eroico regista ci offre il più lieto Happy Ending della storia del cinema, con tanto di chromakee di Aspen sullo sfondo:


Il miglior falso-finale che ricordi (warning: spoiler) solo un po' spoilerato da quello vero. Ma anche quello è prevedibilmente simpatico. Ecco, la qualità rara di questo film, che in quanto tale è grezzo e claudicante, ma è simpatico; una dote rara anche nel magico mondo del cinema.

La frangetta di Bruce

Non riesco a credere che questa roba


The evil dead di S. Raimi (1981)
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abbia spaventato uno spettatore maggiorenne e vaccinato, quando lo stesso solo venticinque anni dopo può utilizzare al meglio l'aggettivo cheesy per descrivere i mostri e i trucchi di sapore artigianale che si sprecano in questa opera prima di Sam Raimi, ma non di meno devo ammettere che con il suo esagerismo basato sugli stereotipi del genere -la porta che scricchiola per dieci minuti, la doccia di sangue del tutto gratuita, etc.- e in seguito con il supporto sempre più psicopatologico del suo degno compare Bruce Campbell (poi trasformato in guerriero monco nel n.2 e in super-eroe per Army of Darkness, e ancora nell'auto-celebrativo My name is Bruce -- in download) è riuscito a sfruttare il genere senza scadere nella parodia, soltanto esasperandolo fino ad ottenere puntualmente -o quasi- il risultato opposto al brivido.

Non posso credere che nel millennio passato, vedendo una cosa simile


che sembra fatta con la mollica di pane, abbia mai potuto pensare che potesse servire ad altro se non ad essere staccata con un colpo di vanga nel fotogramma successivo --perché un fotogramma in più avrebbe reso la scena spudoratamente comica; e il sospetto che una overdose di makeup


e non una possessione diabolica, fosse il problema della ragazza di Bruce, che non mi abbia sfiorata la mente? E' incredibile, ma è così. Forse non era altro che il bisogno di emozioni del tutto sconosciute, come quelle che potrebbero provare due amici portando tre donne in un capanno nel bosco per ritrovarsele tutt'e tre possedute da un demone assetato di sangue; la volontà di credere, di lasciarsi ingannare a tutti costi. Almeno, a 5.000 lire. E' qualcosa che, in ogni caso, non posso più permettermi.

E non contento, scoperto che il prototipo di questo (prevedibilmente, ancor + casereccio) a titolo Within the Woods, si trova su YouTube, non perdo un altro istante prima di vedermelo.

- Appendix: Within the woods mi ha ricordato il pregio principale del seguente, l'uso della dolly grandangolare in soggettiva e di suoni cavernosi per dare vita allo spirito maligno, ma invisibile, che poi si manifesta nelle varie possessioni. In questo primo sgangherato esperimento, dove l'indemoniato è proprio e soltanto Bruce Campbell, vediamo scene che sono state utilizzate poi, tra le quali appunto la carrellata diabolica-roboante che si interrompe e torna indietro davanti alla porta chiusa, la mano staccata con pugnale che viene riciclata alla bisogna e, a sorpresa, l'omicidio con scambio di persona che non ritroviamo in Evil Dead o nei successivi di Raimi, ma all'inizio del jeu-de-massacre del ben più truculento e verosimile À l'intérieur, del 2007.

26/11/09

Phenomenal Goofs

L'ultima volta che ho visto questo film è stata la prima, quando è uscito nei cinema:


Phenomena di D. Argento (1985)

E già da questa immagine, l'unica che ricordavo volentieri di un'accozzaglia di vermi, insetti, hard-rock, omicidi brutali e scimmie, è evidente il super-goofer che domina l'opera, dove una sola macchina del vento non è certo in grado di spazzare il territorio Elvetico con la potenza del Föhn, più volte nominato nei dialoghi; pertanto ricorrono spesso le inquadrature in cui soltanto gli alberi un primo piano sono mossi dal vento. A iniziare dalla prima. Ma non sono il tipo da cercare le parrucche nelle uova filmiche, come fanno tanti utenti su IMDB (e qui il vento non è nemmeno menzionato), benché sia ancora in grado di riconoscere un brutto film quando ne vedo uno. Phenomena è un brutto film, dove il contrasto fra gli incantevoli scenari Svizzeri e l'abusata parvenza angelica della Connelly (che nel recente Requiem for a dream è arrivata all'abuso sado-maso) con il gore degli eventi seriali è decisamente sprecato in una trama di pochezza imbarazzante, con un Donald Pleasance in prestito e una varietà di adolescenti rigorosamente senza reggiseno; di quest'ultimo particolare ho scritto altrove a proposito di A nightmare on Elm St., una furbata che se non altro speravo fosse frutto del genio Italiano poi adottato dagli Americani, ma purtroppo Phenomena è uscito l'anno dopo. Dunque, ecco perché ricordavo con piacere quella brevissima sequenza, con la protagonista che cammina tra i fiorellini verso il covo del mostro -figlio della solita pazzissima Nicolodi, stuprata, da quanto ho capito, da uno sciame di mosche; il motivo è che quella era l'unica scena da ricordare. Sprecata l'idea (che tra l'altro ricordo alla base di un fumetto della Marvel anni '70, del genere "Zio Tibia") degli insetti amichevoli, sprecato il contrasto tra le lordure cadaveriche e il pulitissimo scenario, sprecata un'altra occasione per Argento di lasciar perdere il cinema e dedicarsi a quella che è la sua vera vocazione: la coda alla vaccinara.

Grant shipwrecked

Nel mio nuovo post il protagonista è Grant Lee Phillips, che si rivela di origine italiana; durante una trasmissione televisiva -in un interno con luce radente- slaccia la camicia, e una ripresa in p.a. rivela le infinite cicatrici sul suo torace, di cui una più evidente che sembra l'esito di una ferita che lo ha tagliato verticalmente a metà. Inizia così una dramatization del suo naufragio su un isola deserta, dove approda sanguinante e mezzo morto sulle rive rocciose, tra cumuli di detriti...
Segue una sequenza durante un suo concerto dove compare vestito da cowboy, ma non esita a rispondere in un dialetto del Sud Italia alla domanda di uno spettatore compatriota.
Il significato dei sogni resterà un enigma irrisolto per l'umanità e per me stesso, ma se dovessi classificare questa esperienza con una parola, direi: intrattenimento.
Un po' come la mia frase in corsivo.

25/11/09

La fine dei sogni

Da quanto ho capito finora, i ricordi delle esperienze oniriche sono generalmente vaghi, confusi, e non di meno tendono a scomparire molto più velocemente di quelli della veglia; questo è il motivo principale per cui lo scrittore di sogni, che oggi si occupa del suo blog, dalla sua adolescenza in poi ha accresciuta in sé una cultura unica, che per la natura stessa della materia trattata travalica la logica comune, compresa l'ormai popolarissima cultura-della-droga, che pure nasce dal medesimo principio dell'Altro, o "stato di modificazione della coscienza", ma ad un livello in genere molto più superficiale.


La science des rêves di M.Gondry (2006)
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Perché il titolo inglese recita "The science of sleep", quando l'originale è indubitabilmente riferito a rêves, cioè "sogni"? In italiano la traduzione è "L'arte del sogno", ma qui dal Medio Evo arti e mestieri sono inevitabilmente confusi; trattandosi di un film anche le arti fanno brodo, e se non altro il soggetto centrale non viene alterato.

In ogni caso, La science des rêves è la miccia filmica che è poi esplosa nel più famoso -e più Americano- Be kind rewind; dove è interessante notare l'intreccio tra sogno e realtà filmica, estesa a tutto il mondo del cinema attraverso i grandi classici moderni; qui l'artificio povero è impiegato dall'autore nella ricostruzione del sogno, laddove nel seguente viene utilizzato dai protagonisti del film per mettere in scena una realtà cinematografica (non solo storicamente) distrutta.

Il povero scrittore di sogni, e sognatore di cinema degli anni '80, che restava allibito vedendo la sua idea delle proiezioni alle finestre in Natural Born Killers, qui non solo trova lo stesso trucco, con tanto di (falso) chromakee -per imitare al dettaglio il "sogno" del mio passato- ma addirittura la trovata (allora inedita fuori dai video di MTV) delle sequenze in stop-motion che riproducono una sequenza con i personaggi reali :


Questa, dovrei dire, è la goccia che fa traboccare il vaso; ma La science des rêves è datato 2006, e nel frattempo io non ho scritta la sceneggiatura de "Il caporale volante" (1985), e quel poco che mi sono potuto permettere di girare si può paragonare al mio progetto dell'epoca come un prataiolo si può paragonare ad un aquila. Sono entrambi esseri viventi, ma trovare altre affinità è piuttosto imbarazzante.


Non per niente, Gondry ha iniziato come regista di video, dove ha già avuto modo nel decennio scorso di sfogare la sua forza immaginifica con tanto di animazioni a passo uno; devo soltanto accettare il fatto che qualcun altro ha fatto il grande passo (o "passo due"=) non soltanto diventando regista di "film veri", ma impiegando quella capacità di reinventare la realtà scenica attraverso i più semplici ed efficaci stratagemmi; è un fenomeno ancora piuttosto raro (compresi i video di MTV) ma esiste, e io non ne faccio parte. Se non come spettatore dei suoi film.
Ora, come potrei mai odiare qualcuno che, più o meno in ogni senso, ha letteralmente realizzati i miei sogni di cinema? Come per il mio libro mai scritto, ma sicuramente con qualche valida giustificazione in più, posso solo rimproverare me stesso, dal momento che l'opera di Gondry non è scomparsa nell'infinità del dimenticatoio, non è divenuta un ennesimo "cult movie" da cinefili incalliti, ma lo ha portato direttamente al Cinema maiuscolo --che purtroppo viene pagato solo dagli Americani. Devo quindi concludere che questo passaggio, questo percorso evolutivo della più giovane arte doveva compiersi, in ogni caso, chiunque ne potesse essere l'artefice, e in un qualsiasi momento successivo al primo video trasmesso da MTV; "Money for nothing" dei Dire Straits, che, non a caso, era un primitivo esempio di animazione CG ancora molto più simile alla stop motion che non alla "real motion" delle riprese dal vivo...

Per gli Americani, a quanto sembra, "sogno" e "sonno" non sono molto differenti; sognamo soltanto dormendo, ed è impossibile dormire senza sognare, quindi non vale la pena di sottilizzare sul titolo di un film... Specialmente se è Francese. E parla di "sogni". Cioè, di sonno.

The Horror Chamber of Dr. Faustus

E' uno strano tipo di horror quello di


Les yeux sans visage di G. Franju (1959)
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che immediatamente ci rimanda al + famoso action movie di John Woo Face/Off del 1997 dove al contrario, grazie all'altissima tecnologia, l'intercambiabilità dei volti dei protagonisti appariva pratica, poco orribile e appena fastidiosa; nel 1959 all'umanità sembrava rimasto un briciolo di decenza, che nel settore horror cinematografico verrà presto smembrata dall'ebreo Hershell Lewis (con dei precedenti di successo nei comix a cura dell'altrettanto giudaico editore Gaines negli anni '50) di Blood Feast.
Les yeux sans visage è un film algido, clinico, quasi kubrickiano nella sua architettura rigorosa e nella sua triste, nitida linearità; trattandosi poi di un'opera Francese (e francofona, sottotitolata) con tanto di fisarmonica in sottofondo e in bianconero, il tipo di horror che ne risulta è assolutamente inconsueto, oserei dire unico.
Un quadro arcano, melanconico, che indugia sull'inespressiva bravura di tutti i protagonisti:


un imperterrito e severo Pierre Brasseur, il diabolico trapiantatore di facce


la bellezza irreale dello sguardo imbambolato di Alida Valli


e l'ambigua, fragile fisionomia di Edith Scob

che soltanto per qualche minuto appare senza maschera per poi dissolversi di nuovo nella implacabile, asettica necrosi fotografica. Nella lenta quanto fluida narrazione di vicende decisamente orribili, come i rapimenti seriali di giovani adulte destinate a perdere la faccia, e dell'infelice sorte della ragazza mascherata in attesa di riavere la propria, il film non insiste mai sugli aspetti macabri e repellenti, compresa l'unica sequenza in cui si mostra l'intervento chirurgico con lo stesso taglio glaciale di un documentario medico. Si può interpretare come una parabola su come i genitori cercano di imporre ai figli una personalità basata sulle loro scelte, con il risultato di una totale spersonalizzazione, oppure come l'esito di un esercizio stilistico avant-gard applicato ad un genere sempre più popolare all'epoca; in ogni caso Les yeux sans visage è un'opera unica, bizzarra e originale, ma niente affatto eccessiva, e forse proprio in questa qualità trova il suo maggiore punto di forza. Nondimeno, ci offre uno dei finali più imprevedibili nella storia dell'horror, che da solo vale la visione di tutto il film:


(Warning: Spoiler!)

24/11/09

Archangel Rwkael, the DIAMOND of the World

Ancora a proposito della forma; abbiamo visto come la struttura cellulare sia il modello condiviso dagli "extra-terrestri" e dalla "forma di luce" ripresa nel Regno Unito


Quest'altra, ripresa in Bielorussia, differisce inizialmente soltanto nella forma, mentre per consistenza appare ugualmente luminosa, poco tangibile:


qualche minuto dopo anche la sua consistenza appare decisamente meno eterea:


pur mantenendo un nucleo centrale che potrebbe indicare la sua natura non-meccanica; questa rara sequenza potrebbe rappresentare la prova di quella mia immaginifica "materializzazione progressiva" ideata per le mie "cose spaziali" nel loro movimento verso Terra.
Purtroppo anche queste, come ogni altra immagine ripresa in DV, possono essere soggette ad aberrazioni di cui ho avuta un' esperienza diretta, riprendendo nugoli di "ufo" di origine estremamente terricola l'estate scorsa, con la famosa tennica di "solar disc obliteration"; anche qui potrebbe trattarsi esclusivamente di un "gioco di luci"... proprio come ogni cosa vista con i nostri occhi!


Il fenomeno ripreso a Pasadena (CA)

Mona e Monadi

Perdonate l'ironia del titolo, miei cari lettori, è inevitabile: la parola "monade" deriva dal greco μονάς (monas), che deriva da μόνος (monos) termine inteso allora come oggi in quanto "singolo" - non necessariamente "single".
Il perché di questa effemminatezza -che sicuramente riguarda soltanto l'ambiguità intrinseca dell' idioma volgare impiegato qui- mi è ignoto, e tutto sommato marginale, ma sicuramente non insignificante finché sono costretto ad usare la parola; altrove abbiamo già osservato che il termine vernacolare dei Veneti (tra i primissimi abitanti stanziali del Belpaese) corrisponde stranamente al possibile risultato della loro abitudine di mutilare di una consonante le doppie, e quindi al più noto "monna" immortalato da Leonardo con la sua Lisa. "Giochi" di parole, certo, scherzetti, e incontri fra radici del linguaggio che si considerano tali in base all'ignoranza di una monade logica, una matrice pre-babelica delle logosfere moderne, per cui ad es. la parola quiché "teo" (teocalli, Teotihuacan, etc.) che significa "dio" NON avrebbe nulla da spartire con il gr. θεός (theos) da cui il latino "deus", che oggi paradossalmente ritroviamo nelle parole composte come "particella divina", di nuovo come "teo" (teologia, teocrazia, etc.) etc., etc., etc., etc.

Il mondo delle parole E', essenzialmente, un gioco, e se non riusciamo a comprenderlo come tale in essenza, non potremo mai comprenderlo in nessun altro modo. "Tutto" è una parola, ogni cosa ha un "nome", ed è quindi immediatamente assimilabile ad una parola; di quello che "tutto" ed "ogni cosa" sono in realtà, al di fuori della nostra "grazia divina" riconosciuta dai cattolici come "verbo", o logos, possiamo soltanto immaginare, fantasticare, vagando negli spazi infiniti che circondano la nostra logosfera individuale, nazionale, e planetaria. La Realtà maiuscola che corrisponde alla favolosa "verità" degli gnostici, è dal Principio (di S.Giovanni) inaccessibile dal nostro apparato pensante, fintanto che esso non viene modificato secondo le pratiche mysteriose che oggi sono abitudini quotidiane del tutto spogliate del loro valore sacro.

Una ricerca sul termine "monade" sul web mi ha portato, appena oltre la soglia dell'etimologia, ad una quantità e una varietà di risultati -tra filosofia, gnoseologia, misticismo, religione, e via degradando verso il super-materialismo moderno- tale che non ha nulla da invidiare al termine stesso di "dio"; in quanto "ultima unità indivisibile" è sinonimo di "atomo", e come tale condivide la caratteristica divina di essere del tutto ignoto, al di là di ogni famoso inganno dapprima squisitamente personale assurto poi a scuola di pensiero, movimento culturale, o culto. Così come non esiste un "vero atomo", o particella primaria della materia riconosciuto dalla scienza, allo stesso modo abbiamo milioni di "mono-teisti" pronti a combattere (e non solo verbalmente) per la supremazia del "loro" dio su quello di qualcun altro. Ma come avevamo intuito qualche post fa, in questa stessa idea (assimilata da Platone, appunto, alla monade) riconosciamo invece il principio dell'Uno (un poco meno ambiguo, fintanto che corrisponde ad es. al dito indice) che si moltiplica nella Manifestazione all'infinito; e va notato che in questo principio si ritrova l'essenza della geometria frattale, attraverso la quale possiamo osservare la geometria di ogni cosa manifesta in Natura; in ogni caso, si tratta di reiterazioni, modificazioni, differenziazioni dell'elemento singolo, dell'uno, o se vogliamo, della monade.

Ora, possiamo credere che attraverso la moderna tennologia delle camere CCD sia possibile catturare le immagini delle infinite monadi sospese nella virtualità dello spazio "esterno" (nel gergo terricolo) e cioè non-differenziate, ancora direttamente correlate alle "sfere celesti" degli antichi? E come no, possiamo farlo addirittura ignorando totalmente queste fantasticherie dell' antichità per dedicarci alle nostre personali, e scoprire infine come quelle nostre idee che si credevano tanto campate in aria (in ogni senso) quanto "originali" siano in effetti vecchie di millenni, e infine archetipi -non appena abbiamo notizia di quest'altra fantasticheria ad es. attraverso il remake di Jung, invece che dalla "traduzione" originale di Filone...

La nostra "realtà" rimane immutata; domina sopra tutto e tutti la completa ignoranza; non sappiamo se l'idea di "monade" (sempre che l'una e l'altra siano due cose distinte) sia di fatto un "archetipo", ma limitandoci alle nostre conoscenze del "sapere Occidentale" possiamo facilmente dedurre che tali enormità "filosofiche" siano tra i tanti oggetti del pensiero moderno importati nell'antichità dalla sfera della Tradizione Orientale senza qualcosa di simile ad una logosfera tradizionale (=esoterica) in cui conservarle e tramandarle ai posteri, al di fuori delle sette segrete e delle misteriose confraternite che ne possono fare l'uso migliore per i loro fini occulti, e non certo per istruire l'utenza televisiva. O telematica.

In quest'ottica, la "monade" congiunge l'ideale divino al mito moderno dell'ufo, e in quanto termine qui descritto dal blogger occasionale, rimanda direttamente al personaggio mitologico dell' ἄγγελος (aggelos, poi angelus e angelo) ovvero, il "messaggero"; il messaggero della moderna tradizione cattolica ha sostituito quello del demone (δαίμων) Greco, nel suo ruolo di "essere che si pone in uno stato intermedio tra ciò che è Divino e ciò che è umano"; che nella cultura popolare odierna questi personaggi siano del tutto opposti l'uno all'altro, è degno di nota; entrambi sono a mio parere derivati da un archetipo, o modello primordiale, di entità interdimensionali abitanti di tutti quei livelli che essendo insensibili e in genere impraticabili per l'essere umano ricadono immediatamente nel regno dell'astrazione metafisica, con ogni pericolosa conseguenza di ordine "logico": la "ufologia", una "pseudoscienza" popolare, che studia fenomeni osservati a milioni durante la storia dell'umanità si oppone alla "teologia", una scienza che sforna continuamente dottori coronati d'alloro, ma che al contrario si basa su idee e pensieri che non hanno la minima corrispondenza nel mondo sublunare. Malgrado qualche famosa "madonna" (...), infatti, un "dio" non si è mai degnato di apparire nemmeno ad una pastorella analfabeta.

Sullo scenario apocalittico del mondo che si scopre improvvisamente "ecologista" (anche qui, da eco+logica) di fronte all'imminente catastrofe e ad ogni evidente degradazione dell'habitat terrestre, le apparizioni di queste entità si possono dire quantomeno prevedibili, almeno quanto sono inattese nei singoli casi; in quest'ordine di idee, la sfera tecnologica che ha prodotto il disastro ha provveduto anche alla realizzazione degli strumenti per "vedere" queste forme dell'essere tutt'ora incomprensibili, suppergiù alla stregua dell'essere umano.
Ma che non è umano.
Non di meno, la loro presenza non è meno enigmatica di quella dei loro cugini meccanici, i più tradizionali OVNI, in quanto limitata alla manifestazione, alla visione accidentale, senza alcun tentativo di comunicazione e di ulteriore espressione. Sempre che i famosi "crop circles", che sono apparsi a centinaia nei campi di mezzo mondo, ma i cui autori restano sconosciuti a parte qualche sfera di luce avvistata nei pressi (la letteratura a proposito parla di "orbs", ripresi occasionalmente da qualche videoamatore, mai di "ufo") non siano la loro espressione, da considerarsi giustamente "universale" in senso Pitagorico, e non di meno ancora incomprensibile, di un messaggio puramente simbolico; che come i simboli esoterici non abbiano altri significati oltre ciò che sono, ma che la capacità umana di comprenderli in questa forma pura sia ormai irrimediabilmente compromessa da secoli di indottrinamento materialistico, "falsamente logico" e teso alla disarmonizzazione dell'uomo rispetto alla natura planetaria, in favore del sistema industriale e consumistico.

Ogni parola, tutte le parole che descrivono tutte le cose note, e tutti i "giochi" di parole conseguenti, sono riflessi di tutte ed ogni illusione ottica, e sensoriale in genere, attraverso le quali percepiamo la manifestazione; si tratta in ogni caso di "giochi" simili alle favole e agli esempi puerili di un insegnante per descrivere un concetto troppo complicato ad un bambino; nella maggior parte dei casi, il malinteso è inevitabile; in ogni caso, il confine tra il "gioco" e ogni possibile "realtà" dipende dalle capacità intuitive -e non dalla conoscenza acquisita- del bambino.

Nel caso della geometria, mi riferisco all'interessante documentario che ha dato inizio a questo ragionamento, "The Top Secret NASA UFO Films", che come si è detto ha ben poco di segreto (tantomeno, "top") avendo già visto praticamente tutto su YouTube in passato. In particolare, riguardo il famoso "Tether incident", uno speaker si riferisce alle forme sciamanti attorno all' ordigno spaziale di origine umana come "discoidali", e questa è la prima osservazione degna di nota: che in uno spazio virtualmente infinito, visto da qualsiasi punto esterno, una forma sferica che non è soggetta al fenomeno di rifrazione della luce (come ad es., in una ripresa CCD) appare circolare, o "discoidale". Se insistiamo nel paragone con l'entità cellulare, dovremo convenire sul fatto che anche proiettata nell'infinità spaziale la forma di una di queste entità "dipende da fattori fisici e funzionali", e quindi sospesa nel vuoto tenderà alla massima estensione -da un punto centrale- che dà luogo alla forma sferica. E, come quella, sottoposta ad una forza esterna come ad es. quella gravitazionale, tale forma sarà modificata e che, limitandoci al mondo tridimensionale e alla fisica tradizionale, la prima modificazione sarà quella del "disco", ormai inevitabilmente assimilata nell'ambito delle osservazioni astronomiche -o visioni celesti- ai famosi "dischi volanti". Con questo non vogliamo certo insinuare che tutti gli aggeggi visti nei cieli finora abbiano tutti la medesima origine e partecipino della stessa natura, sarebbe come dire dopo aver visto un pony che tutti i cavalli sono alti meno di un metro e mezzo; ma certamente queste osservazioni sono pertinenti fintanto che immaginiamo che una forma di Intelligenza maiuscola sia in grado di riprodurre delle forme naturali allo scopo di muoversi nello spazio -come, nel caso dell'uomo e della sua minuscola intelligenza, Leonardo che imitava gli uccelli.

Il documentario in questione è di fatto una lunga intervista ad un tizio Canadese che osservando al rallentatore i VHS della NASA girati in prossimità dei suoi ordigni volanti ha notato la presenza di "particelle luminose" velocissime, le quali sicuramente non sono dovute ad una aberrazione delle riprese poiché gli astronauti stessi le menzionano nei loro (segretissimi) dialoghi.


"Cos'è questo?" chiede uno degli astronauti della missione STS alla base

"Cos'era quel flash?" chiede al collega, preoccupato; l'altro conferma di aver visto una lucina accanto a sé, al che il primo è in qualche modo sollevato, e risponde:


"Credevo di essermelo immaginato"...

Nelle riprese mostrate qui del portello dello shuttle, sono ben visibili e continui i movimenti di particelle luminose talmente veloci che nella maggioranza dei fermo-immagine appaiono allungate, simili a stringhe;


ma già da queste pochi fotogrammi è abbastanza ovvio che non sia questa la forma originale


Questo è il secondo fattore degno di nota, dal punto di vista dell'osservatore "frattale" della manifestazione: le dimensioni della forma.
Una volta stabilito che delle forme apparentemente colossali, stimate nell'ordine delle miglia di diametro, si muovono nello spazio extra-terrestre (e come dimostrano le fotografie con filtro UV e le più recenti riprese amatoriali dei così detti "orbs", anche all'interno dell'atmosfera) e che in quello stesso spazio convivono forme apparentemente minuscole, nell'ordine dei centimetri, possiamo solo affidarci alla nostra intuizione per stabilire una possibile relazione tra le diverse forme la cui unica differenza, sulla base della totale ignoranza nei loro confronti, consiste della loro dimensione e della loro velocità. La mia idea è che si tratti delle medesime forme, e che i fattori secondari di velocità e dimensione, relativi l'uno all'altro, dipendano da una volontà esercitata dalle stesse; questo, stranamente, non contrasta con le mie fantasie libristiche sulla suddivisione delle forme, dall'alto al basso, in forme più lente e più pesanti, non soltanto perché ci limitiamo allo scenario "esterno" dello spazio, o "alto", ma anche perché la meccanica quantistica ci ha già offerti, durante la sua breve vita, tutti gli elementi per comprendere la "relatività metafisica" delle forme materiali nella loro essenza "sub-atomica" (più propriamente, essendo l'atomo non più identificato di tanti oggetti volanti, "atomica") che per forza di cose interessa ogni loro qualità apparente, e come tale osservabile dall'uomo. Sappiamo che la sperimentazione ha dimostrato come una particella sia nello stesso istante (ovvero, all'interno dello stesso illusorio contenitore delle altre dimensioni osservate, che è il tempo) in due punti diversi dello spazio; la ricerca sulle super-stringhe suggerisce che la loro estensione sia limitata esclusivamente alle modalità dell'osservazione, e che l'estensione di ognuna di queste sub-subparticelle potrebbe benissimo essere pari a quella dell' universo conosciuto.
Molto probabilmente, anche di quello non-conosciuto.

23/11/09

il baratto

Questa mattina barattavo piccole cose colorate come caramelle, che non erano caramelle; erano oggetti molto preziosi, di un valore inestimabile durante la veglia; non di meno, le tenevo in un sacchetto di carta a righe, proprio come le caramelle. Il baratto avveniva alla luce del sole, in una sorta di parcheggio semideserto; mi si avvicinava una grossa auto, e per qualche minuto contrattavo in termini che adesso non saprei nemmeno immaginare. In pochi minuti di contrattazione il mio sacchetto si trasformava in quattro sacchetti, contenenti oggetti diversi tra loro; prima di allontanarsi la signora a bordo (sul sedile anteriore del passeggero) mi chiedeva una manciatina di quelli più piccoli, perché era rimasta senza. Nessun problema; con lei avevo fatto un ottimo affare, e pensavo che di quel passo mi sarei sistemato in un solo giorno di baratto. Aggiungevo la manciata di quelli piccoli in un sacchetto, ma prima di consegnarlo mi accorgevo che ci era finito dentro la mia forcina per i capelli. "Mi scusi, ma questa è mia" dicevo alla donna, e mi riprendevo la forcina. Pensavo che poteva sembrare una cosa poco igienica, prima di rendermi conto che malgrado il loro aspetto quelle cose non erano commestibili.
Così, eccomi accovacciato accanto ai miei quattro sacchetti pieni di caramelle, sul piazzale vuoto, in attesa di nuovi clienti.

Passeggiando per il centro, di nuovo sotto i portici in P.zza Libertà; uno dei passaggi della nuova galleria si apriva direttamente sul grande salone di un bar con il tetto trasparente. Stava per iniziare un concerto, e mi avvicinavo per scoprire che il cantante era Beck, che si presentava con ogni varietà di strumento a fiato appeso al collo; era praticamente ricoperto di sassofoni, trombe, e quant'altro. Iniziava a cantare senza accompagnamento musicale, credo che la canzone fosse "Jackass": "I've been driftin alone in the same stale old shoes..." Subito dopo si interrompeva, sceglieva uno degli strumenti di cui era ricoperto, un trombone, lo sollevava goffamente e ci soffiava dentro ottenendo una singola nota lamentosa; qualcuno rideva, mentre nell'aria si diffondeva la base musicale della canzone. Nel frattempo mi ero accorto che non c'era una biglietteria o un qualche tipo di controllo sull'entrata, era un concerto gratuito, ma non entravo; Beck non mi sembrava in gran forma.

22/11/09

Il libro dei misteri


Quello che non ho scritto nel mio romanzo, nel 1996, partiva come indagine di un delitto iniquo per portare il protagonista alla scoperta di una realtà inimmaginabile, riguardo l'esistenza di forme dell'essere quasi del tutto ignote ai terricoli; tra le bozze di questo libro conservo ancora gli schizzi che rappresentano queste differenti manifestazioni, a partire da "le grandi ruote" celesti, dalle quali derivano le "cose spaziali", che a loro volta si suddividono in parti più piccole e via via più pesanti in prossimità del pianeta. Queste emanazioni grossolane comprendevano forme meccaniche, forme animali, e forme animali-meccaniche tra cui l'essere umano.

Ho iniziato a scrivere questo libro 13 anni fa, e tutto quello che ho realizzato del progetto romanzesco è qualche capitolo con l'introduzione dei personaggi -l'agente federale, la rockstar e il programmatore di computer- senza nemmeno arrivare a menzionare il fattore Altro che avrebbe infine portato il protagonista direttamente all'inferno. Il perché è ovvio: la nostra mente stenta a comprendere certe cose anche quando le vediamo con i nostri occhi, la sola idea di descriverle attraverso quella che -erroneamente- consideriamo "fantasia" è spaventosa, e oltre la mera paura esiste l'impossibilità effettiva di tradurre in sequenze logiche, pensieri/parole, ciò che appartiene alla sfera della pura intuizione, al nous, e possiamo a malapena identificare -se è proprio necessario- come "archetipi". Quelle stesse intuizioni derivate dalle poche, vaghe informazioni sfuggite o volutamente lasciate trapelare dalle "autorità" per mescolarsi nel grande calderone mediatico (dal quale ognuno attinge quello che vuole, e praticamente ogni cosa, ma non tutto) mi avevano convinto del valore delle informazioni riguardanti la realtà Altra dell'uomo, qualcosa che si oppone tanto alla sua logica materialistica quanto ai dogmi imposti dal sistema, con una probabilità infinitesimale di fallimento; di fatto, riconosco che anche nel mio caso il "grande coverup" ha funzionato benissimo, perché alla fine ho lasciato perdere il mio romanzo, e dopo una prima e ultima digressione nella saggistica alternativa ho abbandonato anche le mie velleità letterarie per dedicarmi alla diaristica e infine al blog. Questo.

Non di meno, nel frattempo svariate tessere di quell'enorme mosaico del Mistero umano e cosmico che avevo tentato di comporre -in un periodo decisamente sfavorevole della mia esistenza- si sono rivelate in maniera sempre più frequente e indistintamente suddivise tra la "fiction" (sempre più americaneggiante) e la "realtà" fra virgolette di cui partecipa l'utenza multimediale odierna.


In particolare l'altra sera, riferendomi al documentario sui migliori filmati di "ufo", riprendevo in considerazione proprio quelle "cose spaziali" che abbiamo viste a sciami circondare un aggeggio da 100 milioni di dollari (il Tether, che si è rotto ancor prima di entrare in funzione); "cose" che non saprei descrivere altrimenti, se non ricorrendo al solito, altrettanto insignificante acronimo anglosassone di "ufo", che nel caso particolare, e in ogni altro caso di simili filmati ripresi fuori dalla biosfera terrestre, appare ancor più inappropriato. Dal momento che fuori dall'atmosfera non c'è verso di camminare, l'idea stessa del "volo" è relativa all'impossibilità di muoversi altrimenti, se non con un moto che nel minuscolo spazio dei cieli terrestri è considerato il "volo".
Dire che qualcosa fuori dall'atmosfera planetaria "vola" è come dire che un pesce nel mare nuota; ma questo è un genere di "realtà" con le virgolette che può appartenere soltanto alla mente gravemente limitata dell'uomo, sicuramente non a quella del pesce, e tanto meno di chiunque, o qualunque cosa si muova nello spazio esterno.


I filmati dell'ente spaziale Americano ci mostrano "cose" assimilabili a entità cellulari, forme pulsanti con tanto di nucleo più scuro al centro, e il quadro generale che ci permette di osservare la camera dello shuttle (che dapprima credevamo dotata di un semplice filtro UV, ma oggi sappiamo essere una ben + sofisticata CCD) è simile a quello di un "brodo di coltura" che per quanto ne sappiamo è del tutto invisibile all'occhio nudo; se non altro perché difficilmente un occhio nudo si trova a guardare direttamente oltre la volta celeste. Ma capita che qualcosa si mostri anche all'interno dell'atmosfera, come vediamo qui:


La mia personale intuizione, a 13 anni dalle mie crisi letterarie più acute, e dopo un numero indefinito di visioni tutt'altro che mistiche, piuttosto meccaniche, di queste "cose" tutt'ora avvolte nello stesso mistero multimediatico e globaleggiante in cui sono immerse, è che esse siano da paragonarsi agli spermatozoi; germi vitali, e che proprio come in quel libro mai scritto da esse procedano forme via via più grossolane e pesanti, compresi quelli che dal fondo dei cieli vengono percepiti -e quindi fotografati- come oggetti luminosi, evanescenti, mutevoli. Sappiamo che i cieli sono solcati ininterrottamente da cose provenienti da ogni dove, e dirette ovunque; nel frattempo abbiamo viste anche forme di "ufo", come i grandi "serpenti" che non ci sognavamo nemmeno di vedere sopra le nostre teste, ma che sicuramente ricordano più da vicino delle forme biologiche piuttosto che meccaniche; vedremo poi come riferendoci all' antico ideale delle monadi gnostiche, intese come entità primordiali ma differenziate, questa ulteriore "incredibile realtà" fotografata appena oltre la soglia del pianeta-casa può portare il comune scrittore a identificarsi con un qualsiasi "dio", o meglio ancora, a rinnegare ancora una volta questa pericolosa ipotesi inumana che tutt'ora impregna le menti massificate.

Sotto il capricorno la panca campa

L'unico film di Hitchcock che non ho rivisto (in TV) dai tempi della mia infanzia fino ad oggi è:


☻☻☻

che oltre ad essere un grande hitchcock, con qualche scenetta umoristica in perfetto stile


è nondimeno l'unico hitchcock aussie della storia - ma girato tra l'Inghilterra e L.A.- con due scene che ricordavo benissimo pur senza ricordare dove le avessi viste:


la toccante scena in cui Michael Wilding con la sua giacca fa della finestra uno specchio, con cui riflettere la bellezza della povera inferma Ingrid Bergman, e l'orribile rivelazione della "cosa" sotto le coperte:


che rivela le oscure trame della domestica per entrare nelle grazie del padrone, facendo passare per pazza e beona la moglie. E' strano, perché solo qualche giorno fa mi chiedevo dove avessi vista questa scena, che mi è rimasta stampata in mente per almeno tre decenni. Under Capricorn è uno degli hitchcock meno conosciuti e sicuramente il meno hitchcockiano degli hitchcock, ma essendo l'opera del Maestro che sta tra Rope e Stage Freight non può deludere i suoi estimatori malgrado la sua peculiarità; al contrario, come in Shadow of a doubt, dove l'omicidio è parte del passato filmico ma incombe minaccioso sul colpevole e sulle possibili future vittime -e in entrambi i casi si basa sull'ambiguità personale di Joseph Cotten- è un pretesto molto hitchockiano per analizzare la violenza umana mantenendola perlopiù fuori scena. A differenza di Shadow of a doubt qui la suspense è al minimo storico, ma lo stile inconfondibile di Hitch -anche senza Burks- e la grande prova degli attori ne fanno una perla rara, da rimirare con una frequenza possibilmente inferiore ai trent'anni.

Specialisti dell'ignoranza (2)

Il titolo rimane invariato, ma si ritorce contro l'autore; infatti questo post era dedicato in origine al "mio ufo preferito", ripreso in varie parti del mondo; era il secondo post dedicato a questo soggetto, dopo quello di Novembre. Devo ammetterlo, mi sento un fesso; in questo secondo capitolo inveivo contro il dr. Bruce Maccabee (nella foto) che in un documentario liquidava il mio ufo preferito dicendo "it's a blimp" (è un dirigibile). A questo proposito avevo scaricato varie immagini di palloni aerostatici pubblicitari illuminati dall'interno, per confrontarli con l'oggetto volante sconosciuto, e questo era il risultato:


Mi era sembrato abbastanza per consigliare degli occhiali al presunto "specialista". Ma oggi ho approfittato della temporanea "apertura" della rete Cinese su Google -causata da un attacco di hacker Cinesi- per cercare qualcosa di inedito sui 不明飞行物 (o ufo), e mi è capitato di trovare questo:


E' proprio "il mio ufo", la mia amata nave di luce, che si rivela essere proprio un dirigibile pubblicitario... e proprio uno di quelli che avevo usato per screditare Maccabee!
Una dura lezione, per me, che ancora una volta ribadisce il mio stesso motto, che in fondo ai cieli l'abito E' il monaco, e che qualsiasi cosa si esperisca attraverso i sensi è essenzialmente una illusione, al di là del valore che possiamo o vogliamo riconoscerle. Un duro colpo, perché con questo non ho più speranze di rivedere il mio UFO preferito in qualche video o in qualche scorcio -ed eventualmente di chiedere un passaggio- sapendo che l'aeronave è sponsorizzata dalla Sanyo.

The Ugly Movie

Sono ridotto al lumicino, mentre aspetto che finisca il download di Me and Orson Welles in corso da giorni, e mi affido alle classifiche del box office USA per guardare qualcosa di nuovo e ben inseminato sul torrent; dopo la piacevole "sorpresa" del 2012 di ieri -se qualcosa di meno peggio del previsto si può dire tale- oggi è il turno di


The ugly truth di R.Luketic (2009)

di cui questa è la sequenza migliore, assieme a quell'altra dove il micio scappa sull'albero; ed è l'unica bella persona di questa "rom-com" grossolana come un film di Pierino, e sintonizzata su quell'onda tutt'altro che goliardica -che si riferisce all'università- elementare, eppure ben lungi dalla genuinità ruspante dei cultrash Italiani anni '80. E' tutto talmente fasullo, e tutti sono così svergognatamente falsi in questo film, che soltanto un utente televisivo Americano (o allevato a TV Americana) potrebbe mai immedesimarsi abbastanza anche solo per non sentirsi offeso dalla pochezza cosmica di questo cumulo di cacca filmica. Non intendo sprecare un altro minuto scrivendoci sopra, dopo l'ora e mezza che adesso avrei preferito sprecare guardando i funcats di YouTube.

21/11/09

Velut aegri somnia...

Questa mattina stavo con la mia ex-moglie; non ricordo nulla di lei, né delle vicende vissute fino a che su un pianerottolo ho visto questa cosa che saliva lentamente dall'ombra:


Non saprei dire con esattezza cosa fosse, così come non lo sapevo dall'altra parte.
Soltanto poi ho pensato che quella cosa potesse servire esclusivamente a svegliarmi; e in effetti ha funzionato.

20/11/09

Negri che piangono

Il super-kolossal mega-CGI piratone di oggi:


2012 di R. Emmerich (2009)
☻☻+

Conosciamo tutti Emmerich, perfettamente riassunto parafrasando Terry Gilliam, come "Spielberg senza Spielberg"; ma per quanto ricordo l'ultimo kolossal di Spielberg, il più-che-deludente War of the worlds, qui il non-allievo supera il maestro, soprattutto in quantità:


dove SS si era limitato a spezzare una chiesetta di periferia, Emmerich fa rotolare er Cupolone per tutta piazza S.Piero, schiacciando i fedeli come formichine.
E poi, devo ammettere che la sequenza del crollo di L.A. mi ha emozionato:


e stavolta non è soltanto una questione di LUCE...
Nondimeno, Emmerich ha affrontata la questione sentimentale -che è più o meno obbligatoria nei catastrophe-movie- affidando l'ingrato compito di lacrimare a fontanella due attori di colore, un vecchissimo Dennis Glover (un possibile Obama colpito dal morbo di Matusalemme) e un bravissimo Blu Mankuma;


in particolare costui, forse grazie al suo nome, nei suoi due minuti di film riesce a esprimere una rassegnata disperazione globale che raramente si era vista sugli schermi. Una disperazione nera.
Se non altro, abbiamo scoperto che gli afro-americani sono molto + bravi degli anglo-americani a commuovere la gente.


la portaerei J.F. Kennedy attracca sopra la Casa Bianca

Conosciamo tutti Emmerich, che in Indipendence Day ci ha fatti invadere dalle più grandi astronavi della storia piazzate sulle maggiori capitali mondiali, e poi le ha fatte distruggere sul posto, facendo finta che questa furbata non avrebbe compromessa l'incolumità dei loro abitanti... Emmerich è colui che in due giorni ha fatto percorrere al suo eroe migliaia di kilometri a piedi, a temperature costantemente sotto lo zero, in The day after tomorrow...
Qui IMDB ci dice tra l'altro che in auto sarebbe impossibile fare L.A.-Yellowstone in un giorno, ma anche stavolta è soltanto questione di un taglio tra una sequenza e l'altra; Emmerich potrebbe essere l'identità segreta di Super Goofy, però qui le boiate sono abbastanza trascurabili di fronte alla mole virtuale dei disastri, estesi a livello planetario, e anche il fatto che un' esplosione simile:


non solo avrebbe carbonizzata la retina degli osservatori attraverso una lastra d'acciaio da 6 pollici, ma avrebbe lasciata la Terra avvolta da una Notte Nucleare ben + lunga di quei "27 giorni" -di almeno qualche decennio- sono nozioni elementari, che appaiono tanto ovvie quanto marginali "col senno di poi"; qui partiamo dal presupposto che il "poi" non ci sia affatto, e conoscendo il soggetto possiamo solo goderci lo spettacolone digitale.


Spielbergiano fino all'ultimo, compreso il cartoon esplicativo à la Jurassik Park, che riassume in pochi secondi tutto il mumbo-jumbo scientifico (puntualmente gooferato) che il cinema non può diluire nella narrazione come invece può permettersi la narrativa tradizionale. Ma avendo affidata la parte del bandito-eremita-ecologista-DJ e occasionale web-cartoonist a Woody Harrelson, si può concedere un simpatico joint in bocca al Sole.


Gentiles Be Warned

Emmerich (alias Das Spielbergle aus Sindelfingen-"Little Spielberg from Sindelfingen") ha uno di quei nomi tipicamente Americani, ma così ambigui che si potrebbero scambiare per giudei; certo è che il suo nuovo eroe, un CURTIS, interpretato da un CUSAK, è il nuovo Salvatore. Non del mondo, e non di certo del film in quanto tale, ma di qualche migliaio di sopravvissuti.

Non posso dire che la maledizione del film pirata (visto prima dell'uscita nei cinema di provincia) sia finalmente scongiurata ma, forse grazie alla pessima idea che nel tempo mi sono fatto dell'autore, ammetto di aver apprezzato questa sua ultima fatica più delle precedenti.
Non è esattamente "la fine del mondo", tuttavia sono d'accordo con l'Utenza di IMDB nel dargli mezzo punto in + della sufficienza.



My daddy drives a UFO

Infine su YouTube ho ritrovato anche il video mancante del "mio UFO", ripreso in Florida nello stesso anno in cui fu ripreso a Pechino; questo è un collage fotografico dei fotogrammi più nitidi dei tre video, assieme all'unica foto reperita finora dell'avvistamento di Vegas:


Possiamo notare la forma inconfondibile, la luce che varia da giallo oro a bianco; nel video della Florida compare una luce intermittente (fot.2) mentre in quello Cinese è evidente un alone di luce gialla sotto lo scafo. In tutti e tre i video, come nella fotografia, la nave vola a bassa quota, sempre molto lentamente; in ogni caso non si riesce a definire esattamente la struttura, che sembra sempre mostrare parzialmente un "ponte" anziché una "chiglia", secondo una prospettiva che pare non meno impossibile della visione stessa. Il 2009 -dicono- è stato l'anno con più segnalazioni di avvistamenti UFO della storia; purtroppo il "mio ufo" non compare in nessuno dei video di quest'anno. Pazientiamo ancora... poco più di tre anni alla fatidica data, e un anno non è più lungo di un'ora che non hai nessuna voglia di trascorrere in fondo al cielo.

16/11/09

UOMINI-LUCERTOLA ALLA RIBALTA 2: OBAMA!

Quest'estate qualcun altro si è presa la briga di fare ciò che ho fatto io l'anno scorso con il video dell'uscente Bush, jr., ingrandendo gli occhi dell'entrante Obama e pubblicando il risultato qui su YouTube; come si può vedere, la diagnosi è la stessa: lucertolite acutissima. Non so quali dubbi possa avere la gente su queste prove fotografiche, che stranamente supportano le teorie eso-politiche e auto-distruttive del pianeta, ma per quanto mi riguarda ho la certezza intima (e fortiana) che questo mondo non appartenga all'umanità --non per come la conosciamo-- e, di conseguenza, che i suoi governanti non appartengano a questa biosfera --almeno, in origine.

Le notizie interessanti di oggi, alla luce di ciò che viene mostrato quotidianamente all'Utenza e nessuno sembra poter vedere (a parte qualche utente di YouTube) sono 1)che Obama ha intenzione di fare "un annuncio" sugli "ufo" il 26 c.m. e 2)che la Luna è stata bombardata con successo, e sulla sua superficie è stata trovata l'acqua; grazie al progetto LCROSS, con pochi miliardi di dollari tra non molto potremmo avere acqua selenita sulle ns. tavole.
Già le voci sull'appartenenza del Satellite a forze estranee non sono poche, e sembra che questo sia il motivo per cui gli U.S. non ci sarebbero più tornati, se mai ci fossero andati; ma a questo proposito non avremo mai niente di simile ad una certezza, quindi limitiamoci ai "fatti". Nel gergo popolare si chiamano così i mucchi di materia giornalistica dati in pasto alle folle; se 2+2 fa ancora 4 -cosa di cui ho sempre dubitato, e che oggi è una possibilità come un'altra- tra non molto vedrò realizzato quel mio vecchio, brutto sogno in cui esercito e "ufo", ovvero file di sconosciuti in divisa e file di sconosciuti in tutina, o addirittura NUDI!!- costituiscono una minaccia globale attraverso una coalizione che a quanto pare esiste da decenni, ma della quale finora avevamo visto solo i telefilm (come per tutto il resto).

La descrizione di quel sogno si limita a qualche riga nel Liber Somni di quei tempi:
"U.F.O.: grandi astronavi che solcano il cielo notturno sopra la desolazione della periferia… Comparse dell’esercito fingono di essere straziate dalle strutture metalliche dell’astronave atterrata (scopro poi che sono trucchi). Corse disperate nei campi fino ad un luogo appartato, una baraccopoli…"

Evidentemente, il dettaglio più interessante è che di quella visione onirica abbia scoperto "i trucchi", ovvero che i soldati orribilmente straziati dalle strutture metalliche di una astronave fossero "in realtà" comparse, e sofisticati artefatti gli arti perduti sul campo. Potremmo leggere quelle "strutture" come "architetture" multi-mediatiche di un possibile fenomeno in fieri qui e ora, per il resto mi pare che ci sia poco di simbolico da esaminare. Ancora una volta, anche in questo possibile, inedito exploit oracolare del Vs. blogger di fiducia, non ci resta che aspettare.

15/11/09

A Perfect Stranger

Questo film è per me come un ricordo; il ricordo di cose avvenute nel millennio scorso, quando vivevo ad Algeri


il funerale della madre



il vecchio Salamano e il suo cane pieni di croste


Raymond, con il suo vino e il suo sanguinaccio


il mare, e Marie; e poi, naturalmente,


quell'arabo sulla spiaggia


il processo


l'attesa dell'Ultimo Giorno, e infine


la Liberazione

Mastroianni è uno Straniero perfetto, e la fotografia di Rotunno e le musiche di Piccioni sono perfette nel descriverlo sullo scenario di morte casuale che il grande Sole illumina in fondo ai cieli, nella "indifferenza dell'Universo". Il film di Visconti non si limita a rispecchiare lo spirito di Camus; come il riflesso del Sole sul coltello che "ferisce" gli occhi di Arthur, l'opera del regista riesce a concentrarlo tutto in un'ora e mezza, e ci colpisce con la sua universale, solenne indifferenza pre-mockumentaria, di qualcosa che doveva essere fatto a tutti i costi, per un motivo più o meno sconosciuto, e che si realizza in una dimensione cinematograficamente Altra, a ridosso dell' ignoto, come "film minore" di un Maestro Italiano che nella sua modestia filmica riproduce la modestia dell' umanità, nello scorrere lento e inarrestabile di eventi destinati a eludere la nostra comprensione, come sogni tragici e mortalmente noiosi di cui potrebbe importarci di meno, se non fossero quelli che compongono la nostra esistenza. Quando ho letto "Lo straniero", questo avrebbe potuto essere il mio "cult movie" per eccellenza; lo vedo oggi, quando ogni idea di "culto" è stata abbandonata, assieme al Tempio cinematografico che frequentavo la domenica.
E intanto dal torrent scarico "Ludwig".