25/11/09

La fine dei sogni

Da quanto ho capito finora, i ricordi delle esperienze oniriche sono generalmente vaghi, confusi, e non di meno tendono a scomparire molto più velocemente di quelli della veglia; questo è il motivo principale per cui lo scrittore di sogni, che oggi si occupa del suo blog, dalla sua adolescenza in poi ha accresciuta in sé una cultura unica, che per la natura stessa della materia trattata travalica la logica comune, compresa l'ormai popolarissima cultura-della-droga, che pure nasce dal medesimo principio dell'Altro, o "stato di modificazione della coscienza", ma ad un livello in genere molto più superficiale.


La science des rêves di M.Gondry (2006)
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Perché il titolo inglese recita "The science of sleep", quando l'originale è indubitabilmente riferito a rêves, cioè "sogni"? In italiano la traduzione è "L'arte del sogno", ma qui dal Medio Evo arti e mestieri sono inevitabilmente confusi; trattandosi di un film anche le arti fanno brodo, e se non altro il soggetto centrale non viene alterato.

In ogni caso, La science des rêves è la miccia filmica che è poi esplosa nel più famoso -e più Americano- Be kind rewind; dove è interessante notare l'intreccio tra sogno e realtà filmica, estesa a tutto il mondo del cinema attraverso i grandi classici moderni; qui l'artificio povero è impiegato dall'autore nella ricostruzione del sogno, laddove nel seguente viene utilizzato dai protagonisti del film per mettere in scena una realtà cinematografica (non solo storicamente) distrutta.

Il povero scrittore di sogni, e sognatore di cinema degli anni '80, che restava allibito vedendo la sua idea delle proiezioni alle finestre in Natural Born Killers, qui non solo trova lo stesso trucco, con tanto di (falso) chromakee -per imitare al dettaglio il "sogno" del mio passato- ma addirittura la trovata (allora inedita fuori dai video di MTV) delle sequenze in stop-motion che riproducono una sequenza con i personaggi reali :


Questa, dovrei dire, è la goccia che fa traboccare il vaso; ma La science des rêves è datato 2006, e nel frattempo io non ho scritta la sceneggiatura de "Il caporale volante" (1985), e quel poco che mi sono potuto permettere di girare si può paragonare al mio progetto dell'epoca come un prataiolo si può paragonare ad un aquila. Sono entrambi esseri viventi, ma trovare altre affinità è piuttosto imbarazzante.


Non per niente, Gondry ha iniziato come regista di video, dove ha già avuto modo nel decennio scorso di sfogare la sua forza immaginifica con tanto di animazioni a passo uno; devo soltanto accettare il fatto che qualcun altro ha fatto il grande passo (o "passo due"=) non soltanto diventando regista di "film veri", ma impiegando quella capacità di reinventare la realtà scenica attraverso i più semplici ed efficaci stratagemmi; è un fenomeno ancora piuttosto raro (compresi i video di MTV) ma esiste, e io non ne faccio parte. Se non come spettatore dei suoi film.
Ora, come potrei mai odiare qualcuno che, più o meno in ogni senso, ha letteralmente realizzati i miei sogni di cinema? Come per il mio libro mai scritto, ma sicuramente con qualche valida giustificazione in più, posso solo rimproverare me stesso, dal momento che l'opera di Gondry non è scomparsa nell'infinità del dimenticatoio, non è divenuta un ennesimo "cult movie" da cinefili incalliti, ma lo ha portato direttamente al Cinema maiuscolo --che purtroppo viene pagato solo dagli Americani. Devo quindi concludere che questo passaggio, questo percorso evolutivo della più giovane arte doveva compiersi, in ogni caso, chiunque ne potesse essere l'artefice, e in un qualsiasi momento successivo al primo video trasmesso da MTV; "Money for nothing" dei Dire Straits, che, non a caso, era un primitivo esempio di animazione CG ancora molto più simile alla stop motion che non alla "real motion" delle riprese dal vivo...

Per gli Americani, a quanto sembra, "sogno" e "sonno" non sono molto differenti; sognamo soltanto dormendo, ed è impossibile dormire senza sognare, quindi non vale la pena di sottilizzare sul titolo di un film... Specialmente se è Francese. E parla di "sogni". Cioè, di sonno.

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