13/11/09

A proposito dell' essere umani /2

A questo punto, ci troviamo ad osservare il paradosso della Illusione Materiale dall'interno, attraverso lo strumento scientifico della meccanica quantistica; abbiamo tutte le prove che dimostrano come la realtà fisica, quadrimensionale di cui partecipa l'essere umano sia di fatto una sorta di "visione" simile a quella onirica (ovvero, che coinvolge apparentemente tutti i "sensi") e la prima conseguenza ovvia di questa scoperta rivoluzionaria è che ogni elemento probatorio si riduce ad un fattore singolo e differenziato all'interno di una architettura universa mutante; qualsiasi prova fisica si possa produrre a sostegno di questa idea risulta, inevitabilmente, parte della illusione stessa.

Mentre la essenza vibratoria, il flusso energetico che costituisce la manifestazione all' interno della "dimensione ideale" chiamata "tempo", rimane nella sfera teorica della fisica tradizionale, al momento impegnata a seguire le propaggini ultra-galattiche delle super-stringhe, la quantistica ci pone di fronte agli esiti finora incontrovertibili della sperimentazione, una versione materialistica dell'ideale "verità" perseguita dall'alba dei tempi; ma invece di perderci ancora una volta nell'osservazione di questa possibilità, osserviamo oggi la più immediata conseguenza delle più basilari nozioni di questo stato delle cose, ovvero quelle che riguardano lo scrittore, e il possibile lettore.

In termini fortiani, la nostra espressione sarà adunque: che la manifestazione in quanto tale è conseguenza della visione, e che i favoleggiati, risibili principi del solipsismo sono purtroppo quanto di più prossimo alla nostra "realtà individuale".
Non possiamo, e non vogliamo dimenticare che tali principi si oppongono in maniera totale ed essenziale alla cultura materialistica moderna, e che pertanto sono stati in genere snobbati o negati, più o meno violentemente, da qualsiasi genere di associazione culturale, scientifica, religiosa o accademica al di fuori dello studio particolare su un soggetto considerato scomodo oppure infame; che essi possono partecipare per la loro stessa natura soltanto del pensiero anti-sociale, del solitario naturale, del disadattato, o Altro, che li ha considerati in virtù del loro valore ignoto per la propria sopravvivenza, su un percorso filosofico necessario al momento della scoperta, e non semplicemente praticabile.

Che è il mio percorso, certo; quello di un Jasper L. Thompson. Che non esiste, ma se non altro ha sempre avuta questa vaga e indispensabile consapevolezza; che ha sempre nutrita la coscienza della propria incoscienza (controllata), soprattutto attraverso il Medium Supremo, che qui e ora viene espresso in forma di B-logos. Ancora una volta, dobbiamo rispolverare quel vecchio termine polivalente che è la Parusia; e ancora una volta non lo tiriamo in ballo con la pretesa di avvalerci di un suo significato "filosofico" distinto da quello "religioso", ma con quella ben più pretenziosa, di riconoscerne il significato, in sé e per sé. Il significato della parola (Greca) in questione è presenza. La presenza non è quella di J.Thompson blogger nel mondo virtuale della parola, ma di una determinata parola -o termine- che nell'antichità era associata ad una "essenza ideale"; la parola "idea" deriva dal verbo Greco antico per "vedere"; vediamo allora come la Visione di un ignoto scrittore corrisponde alla realtà metafisica (intangibile, e invisibile) del lettore; in cui si riconosce lo scrittore soltanto una riga dopo aver compiuto il suo incomprensibile dovere, e durante questa incessante attività, apparentemente non più necessaria del karaoke ma che, a differenza di quest'ultima, lo ha tenuto occupato nell'arco di quasi tre decenni.

Riprenderemo se mai il discorso, a partire dalla nozione wikipedica che "solipsismo (...) è la credenza secondo cui tutto quello che l'individuo percepisce venga creato dalla propria conoscenza"; e in pratica, ciò che abbiamo osservato in ambito quantistico e che interessa la nostra presenza fisica in fondo ai cieli, si deve considerare non in base ad una conoscenza, ma alla credenza della stessa; qualcosa che ci condurrà ancora una volta lontano, tra Cantù e le sfere celestiali. Ancora Qui, e sempre Ora.

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