il funerale della madre
Raymond, con il suo vino e il suo sanguinaccio
il mare, e Marie; e poi, naturalmente,
quell'arabo sulla spiaggia
il processo
l'attesa dell'Ultimo Giorno, e infine
la Liberazione
Mastroianni è uno Straniero perfetto, e la fotografia di Rotunno e le musiche di Piccioni sono perfette nel descriverlo sullo scenario di morte casuale che il grande Sole illumina in fondo ai cieli, nella "indifferenza dell'Universo". Il film di Visconti non si limita a rispecchiare lo spirito di Camus; come il riflesso del Sole sul coltello che "ferisce" gli occhi di Arthur, l'opera del regista riesce a concentrarlo tutto in un'ora e mezza, e ci colpisce con la sua universale, solenne indifferenza pre-mockumentaria, di qualcosa che doveva essere fatto a tutti i costi, per un motivo più o meno sconosciuto, e che si realizza in una dimensione cinematograficamente Altra, a ridosso dell' ignoto, come "film minore" di un Maestro Italiano che nella sua modestia filmica riproduce la modestia dell' umanità, nello scorrere lento e inarrestabile di eventi destinati a eludere la nostra comprensione, come sogni tragici e mortalmente noiosi di cui potrebbe importarci di meno, se non fossero quelli che compongono la nostra esistenza. Quando ho letto "Lo straniero", questo avrebbe potuto essere il mio "cult movie" per eccellenza; lo vedo oggi, quando ogni idea di "culto" è stata abbandonata, assieme al Tempio cinematografico che frequentavo la domenica.
E intanto dal torrent scarico "Ludwig".
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