31/08/10

Note dall'alto

Sarebbe un delitto non scrivere adesso, quando ho un momento che vale la pena di essere scritto.
E' strano ritrovarmi su questo letto, anni dopo, con un monitor acceso dove c'è sempre stato un foglio, e con una tastiera in luogo della stilografica... Così stranamente strano... Tanto che non è nemmeno lo stesso letto; hanno cambiato anche i comodini, guarda un po'. Resta la lampada globulare sopravvissuta alla tremenda notte brava del 1981, e poi c'è uno scaffale pieno di libri... Il lampadario... mah, che importa.
E' come se avessi sempre vissuto qui dentro, ed è come se non ci fossi mai stato prima.
Ma questo luogo è molto più "casa" delle ultime abitazioni in cui sia capitato nell'ultimo quarto di secolo. Adesso che ci penso, l'ultima volta (due o tre o quattro anni fa?) ho scritto che probabilmente "sono stato concepito su questo letto"; probabilmente adesso quel letto è già stato ridotto in truciolo. Probabilmente sono stato concepito in questo luogo, o locale; ma non è la stessa cosa...
Comunque sia, qui è molto più "casa" della solita "casa"; qui ho passato vacanze quando non sapevo ancora parlare, quando pensavo solo a giocare, quando ero un ubriacone solitario, quando ero un ubriacone innamorato...
Qui ho trascorso una vita scrivendo. Qui ho trascorso anche momenti tra i più intensi della mia breve carriera di amante. Addirittura, con due persone diverse!

Questi cambiamenti inattesi, per quanto secondari, mi restituiscono quel senso di estrema mutevolezza che condividono entrambe le nostre illusioni più grandi: il passato e i sogni. Ci sarà mai stata davvero un' altra lampada globulare? Un altro letto su cui concepire dei figli?
Un quaderno e una stilografica? E altre parole da scrivere?
Non lo so, è tutto stranamente strano ma non mi preoccupa e non mi importa; c'è qualcosa di immortale qui, dove il cielo è più vicino e ti può capitare di camminare tra le nuvole; qualcosa di potente, di grandioso. Immane.

E' una nuova esperienza pseudoanacronistica, con questo finto-diario elettronico, con il letto che non cigola più; ma ancora una volta, nessun motivo per farlo cigolare. Tutto è lo stesso, niente è uguale; non lo è mai stato.
A parte, forse, le parole che ho sempre usato per scrivere la mia vita.

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I film in vacanza:

IL MOSTRO di R. Benigni (1994)

Avrei guardato più volentieri una critica di questo film fatta da Benigni per "L'altra domenica" invece del film stesso. Perché in teoria un film comico dovrebbe farti ridere, invece di farti sorridere -con un sorriso a tratti complice, oppure abituale- con qualche risatina mentale qua e là, per un paio di episodi in quasi due ore.
L'unica risata vera e propria è arrivata qui:

quando il nostro si scaraventa giù dall'impalcatura con un'agilità ultra-scimmiesca. Ma non si può proprio definire cinema d'alta scuola per questo. E' pur vero che se giudicassi i film "comici" dalle risate che hanno provocato in me, sarebbero quasi tutti bocciati; ma qualcuno si salva perché a parte essere poco divertente è un bel film, oppure "dice qualcosa". Il mostro è un film mediocre, con un regista mediocre e un protagonista che non mi sembra essere mai riuscito a esprimere con i suoi lavori la stessa simpatia scalmanata e fiorentina del personaggio-Benigni. Inoltre mi chiedo perché i co-protagonisti (a parte la su' moglie) siano francesi, in uno dei pochi film che grazie alla notorietà dell'autore avrebbe potuto lanciare, o ri-lanciare qualche compatriota; non mi sembra che gli attori italiani siano -o fossero nel '94- sommersi di lavoro, né che i francesi siano migliori. Obblighi contrattuali, amici del co-produttore, non lo so, ma non mi importa, tanto il film non mi è piaciuto.

THIEVES LIKE US di R. Altman (1974)

E' un film apparentemente poco altmaniano, con pochi attori, poco overlapping, e nessuno "show" messo in scena sul set; in realtà è una tappa fondamentale nella sua de-costruzione della storia Americana, che inizia con McCabe e i sogni infranti su cui è sorto il Grande Paese prima del Disastro Industriale e arriva allo show della Estrema Decadenza di Buffalo Bill (V.) capitando qui in piena depressione economica in una infinita, desolante periferia fangosa con un fondale perennemente grigio su cui si muovono individui ignoranti, gretti, pericolosi e affamati, che ascoltano i radiodrammi e si nutrono prevalentemente -in mancanza di meglio- di una una micidiale miscela di zucchero e caffeina chiamata "coca-cola". Un simbolo (degno) degli USA.

Sono personaggi patetici, ma essenzialmente sgradevoli, sempre più sprofondati nella loro povertà spirituale che aumenta in diretta proporzione con la loro (illecita) ricchezza materiale; in questo modo Altman ci racconta gli americani senza ricostruire eventi epocali e vite di grandi personaggi, prima di attaccare direttamente il "mito" del West, con una delle sue opere più intime e disperate. La fragilità del suo anti-eroe smilzo Keith Carradine si sposa perfettamente con quella di Shelley Duvall, che sarà una Olive Oil perfettamente filiforme in Popeye

in un mondo di omaccioni rudi e volgari come John Shuck e Bert Remsen (le solite facce da Altman) e donne -serpente come la Fletcher, che sarà poi odiosamente perfetta in One Flew... Infine anche lo show-nello-show viene allestito velocemente per il finale dagli uomini dello sceriffo che circondano il covo, e in un'epoca in cui i massacri in slo-mo à la Peckinpah (come in Gangster Story) andavano forte Altman ce lo mostra dall'esterno, dopo gli omicidi tutti commessi fuori quadro, una scelta che mantiene fino all'ultimo una costante di freddezza e distacco paradossalmente più efficace dell'esposizione dei fatti, riducendo al minimo il valore di tutte quelle povere vite che da un momento all'altro non sono più. Dunque l'impressione iniziale è del tutto errata; Thieves like us è un film molto altmaniano, molto americano e molto anti-americano, dove è sempre la violenza -del sistema economico come delle armi- a prevalere.
La triste, effimera love story tra i due giovani sparuti protagonisti si conclude ancor più tragicamente del previsto, lasciandoci intendere che il frutto di tanta miseria potrà maturare ingrassando molto più dei genitori, quando la neo-vedova e futura mammina si avvia nella folla verso un radioso futuro... Nella terra dei film.
Straziante, a livello (inter)nazionale; che non è quel genere di strazio amato dal pubblico.
Infine non solo è un film assolutamente altmaniano -anche se si parlano addosso meno del solito- ma anche uno dei migliori. (Nota: qui ho trovato il romanzo intero online)
(e va notato che laddove tutti i distributori del mondo hanno tradotto letteralmente il titolo, i nostri hanno preferito il più"ammericano" Gang)

Dulcis in fundo, LISZTOMANIA di K. Russell (1975)

dove il protagonista è solo accidentalmente il focoso Franz Liszt interpretato da Roger Daltrey degli Who (che fu anche Tommy), pianista-rockstar di grande fama (e doti, com'è ovvio dall' immagine) e prete coatto inviato dal papa ad esorcizzare il suo vecchio amico, l'anticristo-vampiro nazista super-eroico e imbigodinato Richard Wagner

rintanato in un castello à la Bonvi

e lo affronta in un duello all'ultima nota da cui esce vincitore, soltanto per rivedere poi il suo avversario resuscitato da un colpo di fulmine come anticristo-mostro-di-frankenstein con ciuffo e baffetti alla Hitler, armato di mitra-chitarra e pronto a sterminare tutti gli ebrei del ghetto assieme al suo esercito di mini-supermen...

Lisztomania è uno dei film che più apertamente richiamano l'idea della follia; follia creativa, letteraria, visuale e musicale, scatenata e irriverente e ironica, o come dice qualcuno, "artistica", ma pur sempre follia. Non è un caso che questo stravagante affresco pseudo-storico che sembra un fumetto alla mescalina richiami da vicino certi sogni, almeno per gli ex-sognatori professionisti come il Vs. blogger, che almeno in un'occasione ha potuto notare la mise en scene russelliana di una visione onirica... Quindi non posso aver dubbi sul valore estremo di quest'opera particolare, nella particolare filmografia di Russell, per quanto desolante sia ancora una volta l'unico aggettivo adeguato all'esperienza filmica, che è l'unico in grado di definirla in essenza al di là di ogni giudizio personale, estetico o critico in generale, e che è: semplicemente folle.

L'unico istante in cui la satira sembra avere il sopravvento sulla demenzialità dominante non per caso riguarda la chiesa (ricordate The devils?), e se non badiamo al fatto che si tratta di "Ringo" (Richard Starkey) "Starr" -famoso batterista- a fare il papa, la sua battuta è perfettamente sensata, quando risponde alle risibili giustificazioni di Liszt che dice "I know it seems strange but"


"...but truth is stranger than fiction? We kept going for two thousand years on that one!"

In ogni caso, spero di rimediare una copia meno scadente di questa, perché Lisztomania è soprattutto un film da vedere.

Addendum (10.02.10) -- Pubblico la sequenza succitata su Youtube, e la allego a sostegno della credibilità del post:




E vento

Lunedì 30.08

Lascio il paese; a Luino il vento è irresistibile, ma la temperatura è decisamente più gradevole;
il lago è verde, il cielo blu, i gabbiani appesi a fili invisibili

Decido di passare il pomeriggio sul lago.
Mi stendo sul prato accanto a questa panchina, nel nitore abbagliante


rimuginando a lungo sulla mia solitudine universale, e finisco steso a pancia all'aria, carezzando l'erba, teoricamente più morto che altro. Assolato, assolutamente isolato. What an asshole.
Abbraccio il mondo, e ne sento il peso aumentare sullo stomaco.
Quando una cosa salta sulla mia mano; abbaia nel mio orecchio.
Una voce chiama da lontano, quando apro un occhio.
Un canide tipo zwergpinscher nero (focato) mi osserva; esita curioso, festante, ma cauto.
La voce del padrone la richiama: Maya!
Ecco, un nome che non sentivamo da qualche tempo; ci ricorda qualcosa... Sul dentro e il fuori.
Su tutto ciò che sembra essere, questa sorta di essere.
Accarezzo Maya, che mi lecca la mano e la faccia.
Simpatica bestiola.

25/08/10

Amarob.jpg

Dopo lunghe ricerche e accurate analisi antropometriche che mi hanno impegnato per quasi 20 minuti, sono giunto alla conclusione esatta e incontrovertibile che:

Amanda Sandrelli da giovane era Robert Smith.

Sveglia iperrealista

Per potermi svegliare oggi devo dire addio alla mia amante, comparsa nella forma di una bimbetta che dice "non posso vivere senza te" (ironicamente, dato che è nel mio sogno) e mi si aggrappa addosso facendomi cadere; siamo in montagna, lo so perché riconosco un uomo seduto accanto a noi sul prato, che ride di questo amore impossibile. Non ricordo di aver mai visto la piccola creatura in questione, ma certo se è successo in passato non ho mai avuta una relazione con lei; come spesso capita dall'altra parte, tuttavia, ho la certezza di conoscerla.

Una volta tornato alla vita del blogger, dopo il solito infruttuoso giro di pagine web, comincio a pensare seriamente di approfittare del momentaneo bel tempo previsto fino a domenica per fare qualche giorno in montagna e finire degnamente il mio primo rullino nella mia prima reflex. Ma nel frattempo i miei pensieri sono stati deviati dall'apparente realismo di un thumbnail su deviantArt, che ingrandito si rivela una tela a olio assai poco realistica.

Qualche esempio da Justart


lo conferma; le dimensioni dell'immagine sono fondamentali perché l'inganno sia completo, e questo mi ricorda i momenti (noiosi) passati guardando qualcuno giocare a calcio con la PS2, quando con una certa inquadratura, ad una certa dimensione, il realismo dei giocatori in campo era assoluto. E' il concetto dell'imperfezione, per cui una volta simulata -o elusa attraverso la "distanza"- anche quella, assieme alla illusione delle dimensioni materiali, la riproduzione della realtà in forma digitale -ma anche pittorica- è totale; oltre un certo limite (di grandezza) per l'occhio è impossibile distinguere questo confine, così come lo è osservando l'unica forma di "realtà" che lo circonda abitualmente, e a causa delle sue abitudini.

P.S.: verso sera, sono quasi convinto che la piccola fosse una di quelle bambine (V.), incrociata al mare qualche anno fa. Ma nel frattempo non sono più troppo sicuro sulla reale natura di certe creature, e preferisco ascoltare le risate delle rondini mentre il Grande Sole affonda.

Tristezza Hokuto / Gothiken

Ieri ho condiviso la tiepida Apocalisse di Legion (di S.C. Stewart, 2010) con L., che ha ricambiato con un occasionale anime:



Hokuto no Ken Raoh Gaiden II

di cui ancora non conosco l'anno di produzione o il regista perché le informazioni sono introvabili sul web, ma il film c'è per intero su Youtube, e in varie lingue. Mi sono reso conto di non vedere il vecchio Kenshiro (che ho sempre creduto essere nome e cognome) da quasi due decenni, e in questa versione "cinematografica" ho trovato uno stile di disegno e animazione completamente diversi, e fortunatamente migliorati rispetto a quelli della serie TV. In compenso il film mantiene gran parte degli esagerismi della scuola Hokuto, qui evoluti a livelli letteralmente metafisici; il Ns. infatti ha appresa la tecnica finale di combattimento detta della trasmigrazione dell'anima, ottenuta grazie alla sua tristezza. Questo particolare mi ha colpito: dopo decenni di combattimenti che definire violenti è un eufemismo, il più grande combattente mai esistito sulla faccia della Terra apprende che l'arma finale è la tristezza... Tant'è che il fratello cattivo Raoh pensa bene di uccidere (per la seconda volta) l'amata Julia e impadronirsi della tennica suprema... Etc., etc. Tutto il resto si potrebbe dire in linea con ciò che ricordo della serie; la novità della tristezza di Hokuto mi ha incuriosito.

Il film di oggi è

Gothic di K. Russell (1986)

dove Lord Byron (Gabriel Byrne) ospita a Villa Diodati -dove vive con Miss Claire Clarmont- Lord Percy Bysshe Shelley e consorte, assieme al Dr. J.W. Polidori; non appena gli invitati sono a loro agio, il vino oppiato inizia a scorrere, e le cose cominciano a farsi confuse...

Gothic è famoso soprattutto per la messinscena del famoso Nightmare di J.H. Fuseli:

che appariva nel trailer e sul manifesto; un raro esempio di pittura ipnopompica, ma l'abituale esuberanza visiva di Russell applicata al mystery non è da meno

tra fantocci meccanici, poppe occhiute, possessioni diaboliche e qualche nudo (stranamente avaro) per rappresentare la fatidica nottataccia dei quattro famosi +1 alla ricerca di un'ispirazione violenta si attinge dalle loro biografie come dagli abusi dell'Autore (in perenne "stato di allucinazione") per mettere insieme un quadretto assai poco gotico e nell'insieme anche poco appagante, slegato, altalenante, che a tratti sfiora il ridicolo nell'inutile tentativo di provocare lo spettatore. Probabilmente la cosa più notevole di Gothic è l'eteroforia di Myriam Cyr:

La storia però finisce bene: dall'esperienza molto mystery (che ci ricorda le radici del mysterion e la "illuminazione" psichedelica) Polidori trarrà l'ispirazione per "The vampyre" e la Sig.ra Shelly diventerà più famosa del marito con il suo "Frankenstein: a modern Prometeus".

E morirono felici e contenti.







24/08/10

Octopussyty

I dreamt of her beautiful tentacles; she was blonde and beautifully smiling.
She was elephant tamer in a circus, her name was Graziella Evangelisti.
I dreamt of Graziella Evangelisti in the late '80s or early nineties.
Now, august 24, 2010, I run into a "psychedelic band" from Denmark:



They sound like me when I'm too much stoned to get something I could listen tomorrow.
But, hey, what about Graziella?
Here's her portrait from my Liber Somni:

23/08/10

Momento speciale

Ero sulla terrazza a fotografare le mie nuvole quotidiane, quando mi sono accorto di avere vicino uno dei giovani figli di Gedeone, il piccione e vicino di casa che ha avuta una nidiata di quattro in primavera, con l'aiuto della sua gentile signora. Il ragazzino, in piedi sul corrimano, ha emesso uno di quei versetti striduli che fanno i piccioncini alla sua età, osservandomi con attenzione, ma senza muoversi. Così ho trovato il coraggio di allungare una mano, lentissimamente, e sono riuscito a carezzarlo!!! Dopo due carezze si è spostato un po', e dopo la terza, capito che non avrei smesso, ha trasvolato il cortile e si è posato a guardarmi sul tetto di fronte. Probabilmente i suoi gli hanno detto che i terricoli portano malattie...

Ma non importa, quel confine apparentemente invalicabile, quel muro invisibile tra le creature celesti e il blogger è crollato in un istante, e per un istante mi ha fatto sentire ... grande. Avevo già avuto qualche raro contatto fisico con i piccioni del parco, mentre si ammucchiavano intorno a me per avere un pezzo di focaccia; ma erano più che altro colpi di ala, sfioramenti, contatti accidentali... Questo non era mai successo prima; e si merita un post.
OGGI IL BLOGGER JASPER L. THOMPSON HA ACCAREZZATO (con la mano sinistra, nell'altra avevo la macchina fotografica) UN PICCIONE. A qualche lettore questo potrà sembrare ridicolo, o financo patetico. Poveri loro.

Effetti ottici 2

Ancora a proposito della Luna (V.). Ieri, una telefonata di T. ha scaturita un'ondata di vergogna che soltanto nel tardo pomeriggio si è smorzata nelle mie meningi: motivo è la rotazione sincrona del satellite terrestre, che dalla descrizione di T. non riuscivo a figurarmi, e che nemmeno le spiegazioni di Wikipedia, ma nemmanco i video su Youtube sono riusciti a rappresentarmi convincentemente... Tant'è che ho dovuto armarmi di Flash e produrmi in questa rozza quanto efficace animazione, che dimostra come la rotazione completa del corpo attorno al pianeta, in sincronia quasi-perfetta con la rotazione sul proprio asse, ci nasconda perennemente il famoso "lato oscuro" cantato dai Pink Floyd... Anche questa, come la "coincidenza" delle eclissi, è una di quelle nozioni astronomiche che non ho mai degnata di considerazione, apparendomi ovvia e scontata, e anche questa si rivela abbastanza "ambigua" -una volta superata la fase del rifiuto, stavolta grazie al software Adobe- da meritare tutto il nostro interesse; dunque la Luna appare delle stesse dimensioni del Sole durante le eclissi E ci mostra sempre la stessa faccia.

Image source: betsydevine.com

Sappiamo anche che gli effetti gravitazionali del satellite sulle maree consentono la vita sul pianeta per come la conosciamo, e secondo alcuni scienziati ha iniziato o perlomeno accelerato un processo biologico evolutivo in fondo ai cieli... Non ci resta che scoprire chi ce l'ha regalata, perché già dalle più vaghe nozioni, e attraverso la mente di un individuo non propriamente eccelso nei ragionamenti scientifici, che sia stata Madre Natura appare a dir poco inverosimile.
Così come l'idea che qualcuno possa davvero rispondere; ma questo è relativo.
Cosa sia "verosimile" di questo mondo, è un eterno dilemma.
Dopo tutto, sono solo Effetti Ottici, e a descriverli "secondo logica" sono solo parole.

22/08/10

Paradiso Post-umano

"Once upon a time, there were countries, cities, schools, movies, electric
appliances, The Beatles, politicians, then...Glen and Randa"

Continua la serie "uomo & donna", dopo l'allegorico The collector e l'aussie Mary and Max, con un altro titolo della serie ShockCinema. Dodici anni prima del famoso remake di Breathless:

Glen and Randa di Jim Mc Bride (1971)

è un film hippie; o almeno così lo definisce Shock Cinema, che lo tratta malissimo. La recensione sembra scritta da Eric Cartman. Ma è quasi certo che il film di Mc Bride non ha niente a che fare con Glen or Glenda di Ed Wood. E' film "zero budget", e su questo non c'è dubbio, sponsorizzato (pochissimo) dall' AFI. Qui si narrano le vicende dei due giovinetti del titolo, appartenenti ad una comunità di amenti selvatici, sopravvissuti a qualche sorta di "apocalisse" (il poster dà un vago indizio), la cui esistenza viene sconvolta dall'arrivo del "mago"

che predica il culto del futuro e degli elettrodomestici e li ammalia con il miraggio di una ipotetica "city" e con un bel piatto di ketchup caldo:

così che i due si mettono in viaggio con una valigia di scatolette e una mappa che nessuno sa leggere. La città-miraggio diviene per Glen Metropolis, dove "anyone can fly", e durante il tragitto i due incontrano un cavallo, che viene però scambiato per un cammello e (quindi) portato al guinzaglio:

Finite le scatolette, finiti i salmoni in risalita al fiume, finiti gli scarafaggi e infine il cavallo (il quale -ahimé- sembra proprio morto, senza alcuna supervisione dell'AHA) e con un nuovo malloppo da trasportare nel pancino finora vuoto di lei, giungono infine all'ultima spiaggia, dove grazie a un vecchio alloggiano in una casetta diroccata in attesa del parto.

Ovviamente lei non sopravvive al travaglio, ma la creatura è sana e salva, e nutrito a latte di capra come Zeus è pronto per salpare verso nuovi lidi, e probabilmente Metropolis:

(Warning: spoiler)

Robert Redford lo ha definito "The most original American film I've ever seen"; e questo è sicuramente uno dei punti forti dell'opera, che è tanto originale almeno quanto è sconosciuta.
Ne basterebbe un'altro solo per salvarlo dalla pochezza dell'insieme, che non è certo dovuta alle ristrettezze economiche... Pensiamo ad es. al miracoloso tocco "surrealista" di Jodorowski nel suo "Fando Y Lis" (1968), basato su una odissea apologica simile, ma giunto a livelli artisticamente ben più interessanti con poche trovate "fantastiche"; e sicuramente non è costato più di questo...
Qui si cita l'autore che dichiara di essere stato, assieme al "cast" "mostly stoned while shooting the film"; potrebbe essere un suggerimento, non girate i film se siete strafatti; qualcuno se ne accorgerà. In questo caso, dato il voto assegnato dall'Utenza su IMDB (2/10), sembra che tutti se ne siano accorti.

Occasioni per un paio di risate:

il "mago" in tuta d'amianto che si dà fuoco al termine del suo demenziale "show", per essere poi spento a badilate di terra da Glen
il nuovo inquilino Glen si sbarazza delle ossa di Arlene rimaste sul sofà su cui dovrà dormire, gettandole dalla finestra, e la coppietta che siede a guardare la

sul sofà di Arlene, senza badare alla mancanza di elettricità.
Giudizio: interessante, ma nient'altro. Se un film resta interessante anche dopo la visione, c'è qualcosa che non funziona. In questo caso, non poteva esserlo prima, perché non l'avevo mai sentito nominare.
Giudizio (definitivo): hippie.

Momenti critici

Il primo titolo di oggi:


apparentemente interessante, è un prodotto di intrattenimento multimediale che sul sito NG viene presentato così: "...Join a team of rocket scientists, physicists and engineers as they use the latest in advanced technology to attempt to explain the mysterious sightings.". I rocket scientists in questione utilizzano un sofisticatissimo sistema di triangolazione laser che consente loro di produrre una mappa tridimensionale del punto di passaggio più stretto della presunta astronave nella steppa (o è savana?) dell'Arizona, per concludere così -come avevano già concluso tutti subito- che era una cosa molto grossa.

(450 m. ca.)

Altri scienziati, ingegneri aeronavali, attraverso complicate formule e vari esperimenti

arrivano poi a stabilire che una cosa così grossa non potrebbe volare con un sistema di propulsione tradizionale (can you believe this???), ma teoricamente potrebbe grazie ad una fonte di energia elettromagnetica; gran parte dei 45' di documentario, dove rivediamo le solite due o tre riprese della cosa grossa che vola lentamente --già straviste anche su YouTube-- sono necessarie per definire questi due paradigmi universali: che era una cosa grossa, e che probabilmente (essendo così grossa) non era di origine terricola. Ma forse militare.
Il tempo restante viene giustamente dedicato ad un protagonista indiscusso della scena ufologica mondiale, l'Americo-Americano Jim Dilettoso, che ha fatto un sacco di soldi dicendo alla gente se gli ufi sono veri o falsi, e grazie alla sua annosa esperienza, e alla tremenda tecnologia hardware/software che si è potuto comprare:

oggi è in grado di affermare con certezza matematica che questo

non è questo:

ma cosa sia in effetti quest'ultimo, stranamente, non è in grado di stabilirlo.
Possiamo solo star contenti che non abbia tirato fuori l'effetto emboss, e deliziarci delle uniche vere "news" qui presentate, che consistono della testimonianza dell'autore del più famoso e nitido documento video dei fatti (da cui il fotogramma qui sopra) , il quale afferma di aver sempre vista la luna piena oltre la "cosa" volante. Ovvero:

che era trasparente, come vediamo nella reconstruction. Il che pone un nuovo dilemma sulla natura della cosa: tecnologia sconosciuta E.T. o tecnologia segreta T.? Potrebbe essere il tema di un nuovo episodio della serie Scienza Misteriosa, magari tra un decennio.

Nel frattempo, mi sono visto questo

Mary and Max di A. Elliot (2009)

dove le parole-chiave d'interesse sono: Australia e Claymation. Qui la leggendaria bizzarria degli uomini a testa in giù si esprima ancora una volta come antitesi hollywoodiana, narrando del mondo bianco e marrone della piccola Autraliana e nerd ante-litteram Mary

e quello bianconero dell'ebreo newyorkese Max

afflitto dall'obesità e da quella che verrà poi diagnosticata come Sindrome di Asperger...
Mondi brutti, com'è subito evidente, grazie alla meticolosa ricostruzione di ambienti squallidi e pessime abitudini dei personaggi;

e le loro stravaganti fattezze. Persino il koala è bruttino:

e tra un rutto e una puzzetta sopportiamo anche noi questi mondi tanto poco disneyani, seguendo le vicende dei due protagonisti nel loro avventuroso rapporto epistolare, per concludere dopo un'ora e venti che ne valeva decisamente la pena.

Mary sogna di sposare "Earl Grey", di avere nove figli, due anatre e un carlino

Lungi dalle tennologie all'avanguardia degli Americani, e anzi basando l'intera opera sulla gravità primordiale della materia bruta, la "argilla" di biblica memoria qui animata con grande bravura, il film di Elliot (tratto da una storia vera?) ci rivela un grande segreto attraverso la mente dell' Aspergerico (Aspy) per cui le uova dei bambini ebrei vengono covate dai rabbini:

quelle dei cattolici dalle suore:

e quelle degli atei dalle prostitute (o prostitube, come dice Mary):

Certo è che tutti loro fumano sigarette mentre covano.
Nondimeno, la piccola Mary ci lascia con qualche nuovo ciclopico dilemma, tra cui il peggiore mi sembra:

se un taxi va a marcia indietro il tassista deve pagarti?

Giudizio: davvero brutto, ma davvero bello.

N.B.: il titolo ha evidentemente un doppio senso, riferito a quanto scrivevo qualche post fa sulla mia vacanza sintetica... La prima reazione è quella di provvedere con una di tipo naturale.
Ma occorre una qualche sorta di volontà. E una qualche scorta.