Nel finale di questo
la giovane ma saggia eroinomane che ha provveduto a lenire definitivamente le pene del vecchio protagonista si installa nel suo ex-domicilio, dove trova scaffali pieni di libri: il primo è di un famoso ebreo
il secondo autore scrisse: "Se fossi un ebreo mi ucciderei immediatamente":
il terzo pure aveva le idee ben chiare in proposito, e disse che "gli U.S. sono una provincia di Israele":
infine questo, amministratore e primo segretario dell'Ammiragliato di Sua Maestà, e diarista del '600
lamentò della cagnara all'interno di una sinagoga durante una cerimonia tradizionalmente informale, dove tutti ballavano e cantavano e ridevano in onore del loro libro santo, nelle sue parole "more like brutes than people knowing the true God"...
Questo breve catalogo finale di cultura borgo-Canadese ci insegna una cosa: se non sei uno di loro, e non puoi combatterli -perché nessuno può- almeno parlane male... Qualche altro Gentile un giorno potrebbe comprare il tuo libro sperando di trovare del conforto ben stagionato tra le tue parole... fintanto che un editore ebreo lo avrà pubblicato.
Il film di Arcand non parla di giudei in particolare, ma non per questo è interessante. E' accademico, lento, noioso laddove vuol essere pietoso, pietoso dove vorrebbe essere acuto. Volgare, ma flebile. Assolutamente retorico, e niente affatto divertente. E a quanto pare Arcand NON è un ebreo.
Nondimeno, il titolo stesso deriva dalla frase di un sociologo in TV, secondo il quale il 9/11 sarebbe un equivalente moderno delle antiche invasioni dei barbari nell'antica Roma, centro del Potere fino a quel momento inviolato; solo 7 anni dopo, a conoscenza del fatto che l'evento dei WTC fu un "inside job", potremmo riciclare il film come un'interessante riflessione sull'Impero del Falso, dove i Barbari al potere sono in grado di inventarsi dei "barbari" nemici pur di fare un'altra guerra... E scoprire infine che questa è sempre stata la loro tattica interventista e anti-pacifista ... Ma sarebbe chiedere troppo a quella stessa utenza che ha di fatto reso "reale" l'evento mediatico, grazie alla sua innata fiducia nelle visioni del focolare catodico...
Nel frattempo, mentre incalza la mestizia natalizia, la dimora è allietata dalla presenza di costei:
e per me non c'è alcun dubbio sulla realtà dell' "amore", quando non richiede nulla di tanto ingannevole e subdolo quanto le parole; direi anzi, quando ogni possibile "logica" si rivela inutile, anziché indispensabile; questo è l'unico genere di amore che io sia in grado di comprendere in quanto tale, ed è inevitabile che ogni cosa vagamente simile a questa, condivisa dai sapiens, non sia altro che una parola. Per il momento, posso solo accontentarmi di poterlo ancora riconoscere in un'occasione simile.
Nessun commento:
Posta un commento