17/12/10

Quel cane morto di Andrey Tarkovskiy

"...I am all for cinema being as close as possible to life - even if on occasion we have failed to see how beautiful life really is." A. Tarkovskyi

Di questo

  Andrey Rublyov di A. Tarkovskiy (1969)
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una sola cosa mi piace: lo scorrere dell'acqua, che è un'immagine (sempre in bianconero) ricorrente anche in Stalker (1979). Con la differenza che questo film, lontano anni-luce dalla filosofia "sospesa" di quello, non si accontenta di essere interminabilmente noioso e poco comprensibile, ma ci offre alcune tra le sequenze più depravate e insane mai filmate, protagonisti un cane ucciso a bastonate e una vacca arsa viva...

Leggendo poi questa giusta critica di mr. Jimmy-256 su IMDB, vengo a sapere che il mio imperdonabile skipping dell'intero secondo tempo in realtà mi ha risparmiata la scena peggiore, che non voglio nemmeno riportare a parole sul mio blog, e di cui sinceramente avrei ignorata volentieri anche l'esistenza fino alla morte...


A questo punto della serata sono affranto; non solo perché malgrado la mia abilità nello skippare non sono stato abbastanza rapido da evitare le suddette scene, ma perché Stalker è un bellissimo film, e soltanto per questo, per molto tempo, ho pensato che il suo autore fosse un uomo speciale, diverso. E in un certo senso diverso lo è, ma non è sicuramente il genere di diversità che si può elogiare.

Si potrebbe forse perdonare qualcuno, nel tempo, perché in un momento di rabbia, di disperazione e di estrema confusione mentale ha ucciso un cane, come l'infame personaggio del film; invece non riesco a immaginare come si potrebbe mai perdonare chi ha pagato qualcuno affinché interpretasse questo possibile attacco di follia uccidendo realmente una creatura innocente, per poi mostrarlo al pubblico. Senza nemmeno prendere in considerazione le altre scene, se possibile anche peggiori, soltanto per questo, per questa azione più che diabolica e meno che animale, Andrey Tarkovsky avrebbe dovuto finire in un'aula di tribunale, davanti a un giudice, affinché una giuria di suoi pari lo avesse potuto giudicare; quindi si sarebbe dovuto uccidere a bastonate. Ma solo dopo avergli spezzate le gambe, e dopo avergli dato fuoco. 
...Purtroppo, non è andata così.

Questo è tutto quello che ho da dire su questo film, e su questa sottospecie di balordo criminale e figlio di una cagna umanoide, che si chiamava Andrey Tarkovskyi. Che il suo nome sia maledetto per l'eternità.

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