29/12/10

Il crocevia del montatore*

Jon Polito

Albert Finney

e Gabriel Byrne

sono i protagonisti di


Miller's Crossing di J. Coen (1990)
un ennesimo Mosaico Filmico tratto da due libri di Hammett, uno dei quali -Red Harvest- fu la base per la sceneggiatura di Yôjinbô e Per un pugno di dollari (V. post prec.).



C'è una pagina intera qui, dedicata al glossario del film, ovvero lo slang dei gangsters anni '20, a causa del quale Miller's Crossing sarebbe stato più o meno incomprensibile senza sottotitoli, con i quali è perlomeno possibile conoscere la dizione di tante parole incomprensibili; prima fra tutte il termine "shmatte", che sta per straccio, ma essendo yiddish è un epiteto adatto solo ad un giudeo.


Il termine "twist" invece qui si usa per indicare una donna; sarà per questo che al film dei Coen, paradossalmente, manca proprio quel twist che è il loro marchio di fabbrica, e di cui è più o meno interamente composto il loro film più cinematografico, Barton Fink -- scritto, qui si dice, durante una pausa da writer's block durante le riprese di questo.


Sempre in qualche modo eleganti, i Coen, sempre coerenti nel loro vagabondaggio -o dovrei dire Esodo- cinematico attraverso epoche e generi, sempre eccellenti nel loro minuzioso lavoro di riciclaggio d'arte, come abbiamo già avuto modo di vedere più o meno un anno fa, qui proiettato nell'ambiente magico della malavita Americana che l'utente Mr. Morry di Argonet.uk suggerisce "can perhaps be seen as a pastiche of all gangster movies"...

Qui in un cartellone che annuncia un incontro di boxe alla "Masonic Hall" vediamo battersi Lars Thorvald, il mefistofelico vicino uxoricida di Jimmy Stewart in Rear Window; è una sorta di avvertimento, un annuncio pubblico che dice allo spettatore Gentile e attento: "questo è il nostro regno, qui facciamo tutto quello che ci pare, con tutto quello che ci pare."


E tu puoi solo stare a guardare.

Con Steve Buscemi, in una particina iper-logorroica


un memorabile assolo di Thompson del vecchio Finney


e John Turturro che sa piagnucolare divinamente, anche se a quanto dice lui stesso la sua interpretazione è in effetti una imitazione di Barry Sonnenfeld (il direttore della fotografia)


Il mio preferito del cast è lui:


che guarda attonito il cadavere nel vicolo. Ed è anche la mia scena preferita.

A proposito di Crossing, il film mi ha insegnato un significato del verbo to cross che non conoscevo: 
E nient'altro.

Per quanto mi riguarda, Miller's Crossing sarebbe (stato) molto meglio in bianconero:



*Il titolo del post si riferisce a questo.

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