Strano a dirsi, una faccia da malone simpatico, come quella del danese Kim Bodnia è di quelle che uno si aspetterebbe di incontrare a Cosenza o a Torre Annunziata, piuttosto che a Copenhagen...
...se avesse gli occhi azzurri! Il film è
Pusher di N. W. Refn (1996)
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ovvero "una settimana da spacciatori in Danimarca", primo capitolo di una trilogia di cui fino a ieri non conoscevo l'esistenza. Fino a questa sera, in effetti.
Il film è sostenuto interamente sulle agili spalle -anzi, una sola spalla- di mr. Morten Søborg, ed è una sorta di mockumentario sulle attività illecite, e in gran parte infelici, di tale Frank, che deve un sacco di soldi a questo amichevole grossista di eroina
Zlatko Buric, visto recentemente in 2012 (!!!) -- e nel tentativo di raggranellare il malloppo si trova costretto a gettare 2 etti di brown sugar nel lago:
e poi a spaccare il cranio del suo migliore amico Tonny
che l'ha tradito; lo fa con una mazza da baseball, ma a malincuore;
i pacchi si susseguono fitti per tutta la settimana, soprattutto per il fiducioso grossista che soltanto mosso dalla disperazione infine gli sguinzaglia dietro i suoi ginocchiatori e tagliagole di fiducia...
Per 105' siamo completamente immersi nelle storie tese -per usare un eufemismo- di Frankie & Co., e soltanto alla fine, quando tutto sembra potersi sistemare con pochi danni (a parte due tirapiedi sparati e un solo suicidio) ... Tutto ricomincia daccapo! Warning! Spoiler!
Ora, una volta tessute le doverose lodi per la regia, la fotografia e tutto il cast, mi chiedo: a chi interessa veramente "una settimana da spacciatori in Danimarca"? Se per un caso fortuito fosse colui che conosce intimamente il termine pusher, o finanche un individuo che si porti addosso lo stesso titolo del film, sarà facile per colui concludere che con una simile canaglia è molto meglio non avere mai nulla a che fare, al di là dei rapporti occasionali, e nel caso fosse un giovane adulto in cerca di una prima occupazione, che il crimine -di qualunque natura - non paga mai... Almeno, fintanto che sei un piccolo spacciatore di periferia come il nostro Frankie; sappiamo però che il grossista -ovviamente, omicida e torturatore psicopatico, nonché pessimo cuoco- se la passa certo meglio (ha comprato un frigo con il freezer per sua figlia) e i suoi fornitori, stanno sicuramente molto meglio di lui...
Per non parlare di tutti quei grandissimi figli di una donna che si preoccupano di preservare inalterata questa biodiversità criminale, del "mercato nero" e del Grande Monopolio Internazionale delle droghe, lecite e illecite... Quelli sono spudoratamente ricchi, e "il crimine" li paga puntualmente, ogni giorno: le loro facce sono note a tutti, e vengono stampate su tutti i giornali; ma un film su di loro, non lo vedremo mai.
Dunque accettiamo questa sorta di "neorealismo" da strada per quello che è, un prodotto alternativo del mercato dell'intrattenimento, con in più l'esotismo relativo che ispira un raro esempio di cinema Danese (pescato in lingua originale, con sottotitoli hard-encoded in Inglese) ... Per quanto riguarda invece la realtà delle cose che sta appena oltre questo "piano-terra" del settore psicotropico, quella realtà "politica" a causa della quale esistono personaggi e situazioni come quelli ben rappresentati qui, temo che non avrò mai l'occasione di poter visionare un film che la tratti direttamente, ed esaurientemente; non durante questo blog, almeno. Di questo è mio dovere lamentarmi a gran voce, in quanto cronista delle miserie del XXI Secolo; al film invece dò tre faccine perché -nel suo piccolo- le merita.
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