26/12/10

Del sentire / Uomini col cappellino

Per quanto tedioso, come gran parte dei film di Wenders, e come temo siano tutti i tedeschi

Lisbon Story di W. Wenders (1995)
ci riporta al discorso dell'altro giorno sul film-fumetto, che non ha bisogno di parole o di suoni, e di nuovo all'inevitabile gioco-di-parole riservato all'Italiano, del sentire. Nelle parole del poeta


(Pessoa); il film gioca su questo gioco di parole che è ignoto al Tedesco e all'Inglese. Non conosco il Portoghese, ma credo che anche lì come nello Spagnuolo, il verbo sentir valga per "rincrescere", e si limiti a questo senso nel suo raggio d'azione verbale, che da noi comprende ogni possibile sfumatura immaginabile nel  mondo dell'emozione.

L'emozione del film, in questo senso, proviene in part. dall'esibizione del gruppo Madredeus che esegue "Ainda":


Mentre in generale, l'indagine dell'Autore nel mondo del suono, che ci ripropone fra l'altro quel delizioso angolino di Lisboa già inquadrato in Der Stand der Dinge (V.)



e un fantasma dell'Harry D. Stanton di Paris, Texas (V.), l'uomo solo col suo cappellino sullo scenario deserto- è essenzialmente un flop,



e ancora una volta mi ritrovo a chiedermi se davvero abbiamo (mai avuto) bisogno dell' autore "intellettuale", che facendo un film scrive un libro visivo sul cinema, come fa Wenders, più di un genio del fumetto come lo era Leone, che seppur tera-tera inventava cose, le quali poi si sono riciclate oltre la sopportazione, ma soprattutto quanto è grande oggi il bisogno di quelli definiti "istintivi", gli "strani", o financo "malati", che alla fine sono gli unici a darci qualcosa di assolutamente nuovo, di imprevedibile, talvolta sconveniente, talvolta incomprensibile, e alla fine assolutamente artistico.


Wenders è più o meno l'esatto opposto del genio; è un critico che fa film di mestiere, e per quanto mi riguarda potrebbe benissimo scrivere di cinema anziché farlo, con la differenza che oggi farei a meno di leggere le sue cose, mentre da un paio di decenni mi capita di guardare i suoi film. 

Scriverci anche sopra, poi, mi sembra eccessivo.


Il film si apre
e si chiude


salutando Fellini; che era uno dei pochi davvero "strani", che faceva film-fumetti non per reinventare la storia ma per ricreare un sogno. Uno dei pochi, pochissimi "grandi" che hanno avuto accesso al cantiere onirico. Un solo fotogramma di un film qualsiasi di Fellini vale quanto la filmografia di Wenders al completo; perché mentre il Tedesco continua a cercare e a trovare risposte facili (un inglese direbbe for a song, in questo caso) Fellini non se n'è mai preoccupato, e tutte le domande che ogni amante del cinema potrebbe o dovrebbe porsi  su di lui e i suoi lavori, sono immensamente più preziose. 

Il mio giudizio: (ancora una volta) teutonico.

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Le festività del Natalis hanno portato l'invasione Cinese sotto una nuova luce, facendomi scoprire due sapori finora sconosciuti; e non sono quelli di cani o cetacei, ma della preziosa centella asiatica, piantina dalle innumerevoli proprietà terapeutiche -e dal gusto eccellente nella tisana, assieme al basilico- e quello esplosivo della Ya Li, o pera bianca cinese, specie ibrida di pera cinese, che scopro poi essere l'unica pera cinese a forma di pera.

Una novità che pure arriva da molto lontano, è il mio nuovo amico Samoiedo, che ho incontrato oltre un cancello l'altroieri; è stato un incontro toccante, non solo nel senso fisico dell'accarezzamento, ma anche quello figurato, per cui due individui soli come dei cani si sono confortati l'un l'altro per un breve istante, tra i suoi mille uggiolii affettuosi e i miei numerosi complimenti per i suoi fantasmagorici capelli...

A questo proposito mi tornano in mente le parole nel film di prima, dove il poeta si coglie in fallo a "non amare", e ci scrive sopra i suoi patetici versi; per me è impossibile non odiare le auto, la gente che guida le auto, la TV e chi la guarda, le sigarette e chi le fuma... Le guerre, e chi le fa... Allo stesso modo, non mi è proprio possibile non amare il primo -o la prima- che incontro per strada, e alcuni dei miei post sono qui a testimoniarlo. Non è una cosa che potrei mai simulare (sul mio set quotidiano), ma nemmeno nascondere...
Il fatto che non siano MAI della specie homo sapiens, è l'ultima cosa che mi preoccupa ora.
E non è mia intenzione farlo in futuro.

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