20/12/10

Facili bersagli

Vedendo questa featurette su IMDB del film di questa sera


Despicable me di P. Coffin, C. Renaud (2010)
☻+
mi sono reso conto di quanto peggio sarebbe stato sorbirmi la versione originale, con la palpabile, palpitante falsità degli attori americani e lo scempio che fanno puntualmente della lingua Inglese (e in questo caso  oltremodo ridicolizzata da Steve Carell); ma il film stesso, con i suoi protagonisti simili a pupazzetti di zucchero e il trionfo pirotecnico dei buoni sentimenti, è uno di quei prodotti kosher ad alto tasso glicemico che provocano pesantezza e bruciori di stomaco non appena il turbine natalizio di meraviglie visive si placa per un istante; non certo per la glassa caleidoscopica, quanto per il ripieno cinico, mosaico, di  situazioni ben collaudate ma non troppo facilmente identificabili (la famosa tecnica mosaica, infallibile da almeno 2 millenni) che rendono tutto prevedibile fin da subito senza nemmeno un vago indizio sullo svolgersi della trama.



Tanto bello da vedere in ogni dettaglio digitale quanto è brutto dentro, nel riciclaggio spudorato dei temi più triti e banali della storia del cinema, e della letteratura ancor prima (le orfanelle, il brutto/cattivo dal cuore d'oro...) Despicable me è sopra e innanzitutto un prodotto dell'industria dell'intrattenimento hollywoodiana, una sorta di mega-telefilm la cui spettacolarità milionaria, proiettata a livello tridimensionale (nei cinema selezionati), dovrebbe compensare come molto spesso accade l'assenza di un' "anima"; certo un bambino non va tanto per il sottile, e si divertirebbe moltissimo, accompagnato da mamma e papà paganti... Mi chiedo se nemmeno loro si accorgerebbero, in questo caso, che il loro piccolo si è trasformato in un target?
Tra l'altro il "cattivissimo" sembra lo Zio Fester di Cristopher Lloyd col naso finto, mentre la sua nemesi, è ovvio:

è Bill Gates.

Giudizio: despicable inside.

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