Mi ha sempre incuriosito il titolo originale di "Lo specchio della vita",
che si rivela oggi un sontuoso drammone di 2 ore sulle vicende dell'attrice e vedova Lora Meredith (Lana Turner), un po' passatella quando finalmente incontra il successo a Broadway, e della sua colorata compagna di sventure, Annie Johnson (Juanita Moore) che le resta al fianco per tutta la vita come amica e cameriera.
Il film di Sirk riempie gli occhi di cinema come pochi altri, in una serie di quadri in technicolor firmati da Russell Metty:
La cosa più notevole del film è il paradosso che la figlia di Annie Johnson:
Sarah Jane, rappresenta, essendo colei incontrovertibilmente bianca:
e ossessionata dalla propria ambiguità, che ci ricorda il bislacco destino di Steve Martin in The Jerk...
Il paradosso è completo quando scopriamo che la bianca in questione si chiama Susan Kohner... Una ebrea di origini Watusse? Il suo occasionale amichetto bianco non è altrettanto spiritoso, e quando scopre la sua vera etnia -nascosta sotto la pelle bianca- reagisce istintivamente con lo spirito risanatore dell'Americano benpensante:
facendola nera di botte.
Tra l'altro, grazie alla doppia traccia audio ho scoperto che nella versione originale la "N word" viene pronunciata soltanto dal manesco boyfriend di cui sopra, mentre il doppiaggio Italiano fa largo uso dell'antico nomignolo derivato dalla parola latina per indicare il nero, negro. Credo che oggi anche da noi questa si possa considerare una "parola N", nel senso che è l'ennesima, e adesso che abbiamo anche noi i negri per le strade anche qui è diventata un'offesa chiamarli così... Strano, perché sono tanto "negri" loro almeno quanto siamo "albi" noi.
Giudizio: sostanzioso.
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