28/02/11

L'incanto del rame e la moda del male

Le renard et l'enfant di L. Jacquet (2007)
Dall'autore de La marche de l'empereur (V.), una nuova sublime ricetta cinematica, dove l'arte documentaria di cui è gran maestro è indispensabile alla narrazione dell'amicizia tra due creature ramate, la volpe


 e la bambina


in quel mondo di fiaba, quell'Eden proibito di cui ho già scritto qui in precedenza, e che in questo caso è ben + vicino di L.A.: alcune sequenze del film sono state girate in Italia.
Grandi cameo del bosco incantato:

la martora

 la lince
 il picchio

 la lontra

 i tassi

l'aquila

l'orso

la salamandra


e il riccio che si mangia un panino al prosciutto.
Scenari e protagonisti da sogno, di un film del quale vorrei appiccicare qui ogni fotogramma





ma tutto sommato sarebbe (molto) meglio guardarlo tutto.

Il titolo originale è -appunto- Le renard et l'enfant; la parola francese renard resta invariata per definire volpe, in Inglese quando si tratta di fables, familiar tales, poetry; in Italiano, se si tratta di moda.
Ovvero, di pelliccia. Il che mi scaraventa dal sogno di questo film all'incubo di Earthlings, dove una delle scene più atroci vedeva per protagonista proprio una volpe, nel momento in cui veniva trasformata dall'uomo in oggetto di moda... Una moda che rappresenta perfettamente lo stato delle cose in fondo al cielo; la pelliccia è il costume della totale depravazione, della perversione assoluta.
Da cui quest'opera cerca di allontanarsi il più possibile, nascosta nel fitto del bosco filmico.

Proprio ieri riflettevo (ancora) sull'idea del rame, un metallo che mi ha sempre attratto particolarmente, quando trovavo il torrent del documentario I miracoli del rame, in download adesso.
In passato avevo ipotizzato che l'origine del famoso nahash ( ‏שחנ) biblico avesse a che fare colle genti di pelo rosso, che non sono soltanto una razza malefica pronta a conquistare il mondo come in South Park, ma ci nascondono -loro malgrado- qualcosa di insospettabile. Una mia nuova impressione sul racconto biblico riguarda un'applicazione meno inconcepibile del rame, non più inteso come il particolare e inconfondibile spettro cromatico dei suoi riflessi, che si può assimilare a quello di certe capigliature, ma come semplice metallo e, come tale, ottimo conduttore di elettricità. La nuova ipotesi non è meno affascinante, specie se consideriamo una famosa, enigmatica opera degli Egiziani e la loro:


"lampada" di Dendera

Dove -non certo per caso- il filamento interno è anguiforme.
Se dunque il "malefico" nahash dovesse il suo epiteto alla sua conoscenza del "fuoco senza fiamma", il segreto della energia onnipresente e infinita, della luce "artificiale", e di una tecnologia che per la "scienza ufficiale" era assolutamente ignota a quei tempi? Certo alcune allusioni degli scriba si riferiscono esplicitamente ai loro aguzzini; ma altre no. La cosa strana è che dalla stessa radice ebraica sono sorte anche parole come "lussuria" e "prostituzione", ma anche "divinazione" e "acquisito per esperienza o presagio"... Vedremo cosa mi salterà in mente la prossima volta che un nahash l'attraverserà. Per oggi, mi contento della Volpe.

P.S.: i commenti negativi degli USers su IMDb sono illuminanti nella loro desolazione: per qualcuno è un film che i bambini devono evitare come la peste, per qualcun altro invece non è raccomandabile se hai più di 10 anni di età... Sicuramente nessuno di loro sa cosa è giusto per un bambino, ma in compenso non possono più sapere cosa è giusto per loro, e questo incommensurabile mammalucco che grida contro la TV vedendo questo film (e poi se ne vanta su IMDb) starà sicuramente apprezzando la nuova serie di Hell's kitchen.
Giudizio: questo è un mondo in cui (nel 2011) si fabbricano e si vendono pellicce di volpe. L'unico motivo per cui si può sopportare una situazione simile sta nel fatto che in questo stesso mondo vivono le volpi.
Giudizio finale: vive la France!

27/02/11

Trucchi/2

The cat from outer space di N. Tokar (1978)
Sembra incredibile che un anno dopo la "rivoluzione della fantascienza" di Star Wars, e lo stesso anno di Close encounters of the third kind, la Disney producesse ancora fantascienza "classica", spensierata e innocua come questa, che presenta la variante molto disneyana del micio alieno, interpretato da questo favoloso abissino:


anzi, due. Non sapremo mai se quello nella foto sia Rumple o Amber. Ma poco importa.
Un cast "classico" di professionisti del cinema e della televisione come Ken Berry (quello di F Troop e Herbie, a sin.) e McLean Stevenson (che era tra l'altro nella serie TV M*A*S*H)



l'inossidabile Harry Morgan (anche lui in M*A*S*H) che ha 161 titoli al suo attivo, compresa la serie Dragnet e un grande classico come High Noon 


e Roddy "prezzemolo" McDowall, che ne ha ben 255 (!) 


ma è morto più giovane.
Film "domenicale" (nel senso buono), dove i poteri ultraterreni del protagonista felino e del suo collare si manifestano soprattutto nella telecinesi e nella levitazione di cose e persone


trucchi facili da eseguire (fili) con alcuni rimandi curiosi, tanto all'idea di Capricorn One e al (possibile)  trucco della NASA per filmare l'allunaggio in questa sequenza dell'hangar: 


(con tanto di furgoncino NASA) dove i fili sono in gran parte visibili


cliccare per vedere il trucco


basterebbe dipingere uno sfondo nero per farli sparire... Lo sappiamo.
Per non parlare di questi, che tengono sù l'aereo


E infine questo provvidenziale decollo del biciclo che trasporta il terricolo e l'amico E.T....


quattro anni prima di "E.T."
Giudizio: domenicale.

Ancora sabato cinema

I titoli di questa notte:
L.A. without a map di M. Kaurismaki (1998)
rom-com essenzialmente piatta, che ci ha ingannati con l'originalità della presenza nel cast di Vincent Gallo


il quale invece passa gran parte dei suoi 5 minuti in scena limonando colla Julie Delpy:


unico tocco di originalità, il poster vivente di Dead Man


con Johnny Depp che comunica col protagonista a cenni e smorfie


Con una particina per l'ex-controdivo wharoliano Joe Dalessandro; e poi c'è L.A., sempre solare:


 L'altro film è

Smoking Aces di J. Carnahan (2006)
ambientato in un diorama di Las Vegas


con un cast quasi-all-star che comprende Ray Liotta, Andy Garcia e Ben Affleck, violento e spettacolare, patinato e sanguinoso -a costo di usare un .30:


è un giocattolino hollywoodiano a base di FBI e mafia di cui il giorno dopo non ricordi molto, ed è giusto che sia così; i miei compari di visione sarebbero d'accordo nell'affermare che la cosa più memorabile del film è il nome del cattivo: Primo Sparazza. Invece tutti si sono accorti che malgrado tanto movimento in scena sembra che non succeda mai niente, il che porta al mio prevedibile giudizio shakespeariano: molto rumore per nulla.

26/02/11

Trucchi

Film di "trucchi mentali" abborracciati e miraggi digitali pleonastici per entusiasmi facili è

Stay di M. Forster (2005)
dove dopo 10 minuti si intuiscono i risvolti para-escatologici della vicenda, che incuriosisce senza concedere una traccia dei possibili sviluppi. Il perché si capisce solo alla fine: non c'è nessuno sviluppo, la trama è talmente prevedibile che ogni tentativo di indovinare il seguito era migliore del seguito visto. Dopo un'ora lo skipping è inevitabile. Fallimento su ogni fronte, con una bella colonna sonora  -o meglio, una CS con belle sonorità- che però nei passaggi migliori ricorda troppo i God Speed You Black Emperor per non essere accusata di plagio; quello che si salva sono alcuni CUT TO:


inattesi, come questo palloncino a specchio, che sale fino a riempire lo schermo del suo riflesso...
Non è quello che fa un buon film, sarete d'accordo.
Bisognerebbe anche capire come quella sciatta donnetta anoressica che è Naomi Watts


continui a fare film uno dopo l'altro; essa ci ha dimostrato che una con l'aria della prima che passa per strada può anche essere brava a recitare, ma sono sicuro che ci sono altre bravissime attrici dall'aspetto meno tapino e meno infelice in giro per gli USA... Questa insistenza è dubbia.
Giudizio: desolante.

2011: ciglia bianche sul pianeta... a terra.

Oggi, tornando dalla posta, ho finalmente rivista lei:


perché adesso credo che sia una lei, anche se non ci ho ancora fatto caso... Ho notato che le sue ciglia sono bianche. Ma il sospetto che sia una lei viene anche dalla sua capigliatura:


di una densità soprannaturale. Anzi, naturale.
Era dal 26 dicembre, quando l'ho incontata per la prima volta, che non la vedevo; mi sembra un secolo, ma mi ha riconosciuto subito. E' una delle poche persone che sento di voler abbracciare, e i suoi baci attraverso le sbarre del cancello mi hanno riconfermato che la mia attrazione è corrisposta... 
Quando finalmente posso riconoscere questa forza magnetica che ci attrae, che modifica i nostri pensieri e i comportamenti interessando l'intero metabolismo, questa forza universale e universalmente sconosciuta che definiscono "amore", non conosco più una sola terricola bipede, e attera, che possa provocarlo in me. 


Se devo usare questo termine ambiguo (o "cineromanzesco"=), che del resto è l'unico a riassumere il concetto trascendentale in sé, vedo "amore" in ogni manifestazione naturale, nelle sue più minute particelle, quando sgombero delicatamente esapodi e aracnidi facendo le pulizie, quando pizzico le piante grassottelle di Fowl Markertm, quando osservo una nuvola, o il mio angelo pennuto sul tetto di fronte, quando incontro Dante e Beatrice il sabato, quando sento gli inquilini del campanile -e miei occasionali omonimi- ridere e strillare a squarciagola volando sul centro città... Quando osservo il Sole... Quando respiro il vento... Ogni qualvolta la natura riesce a oltrepassare in qualche modo la cattività artificiale del cittadino virtuale, in qualsiasi modo, io posso amare infinitamente questa sensazione primaria, e primordiale; astratta, indefinibile, e assoluta emozione; ho la più intima consapevolezza della sua onnipresenza, e della sua onnipotenza tra gli uomini. E' soltanto una parola, "amore", a cui preferisco di gran lunga "magia"; ma sono entrambe parole, e per certi versi queste due sono la stessa cosa. Questa cosa non fa parte del "Tutto"; è nel contempo "Altro", e origine del "Tutto"; così come il Mana viene descritto nel contempo naturale e soprannaturale.

Ora devo dedicarmi a questo; al Gioco.
So che nessun altra donna mi accompagnerà su questo percorso, è scontato, inevitabile.
'Cause I can see through your disguise.
Perché è impossibile.  
Io mi posso quindi contentare di carezzare i capelli dei miei amici di strada, e dei loro baci attraverso le sbarre; ma questo potere infinito mi dev'essere riconosciuto tra i miei simili, per lo stesso motivo per cui esso esiste, e per cui esisto io. Jasper Thompson. O anche Jack Daw, se preferite.
Il mio nome è Lexy Lex.

E cosa sta succedendo? Perché grossi elicotteri continuano a sorvolare il centro città a bassa quota e a gran velocità?



eccone un altro.
Questa sera ho visto

The illusionist di N. Burger (2006)
thriller aristocratico e sociologico sullo sfondo dell'avanspettacolo prestidigitazionistico che sconfina nel paranormale; protagonista il solito Ed Norton, con un inedito Rufus Sewell come (principe) cattivo


e l'inverosimile inspektor Paul Giamatti



Il film è ambientato nella Vienna di fine '800 (girato nella Rep. Ceca) quindi la traccia audio con la versione originale mi offre un cast interamente Americano che parla... Inglese!!! E ribadisco Inglese, e non Americano, che so per certo essere la lingua madre di Giamatti (V.) e Sewell. E temo lo sia anche di Norton, che pronuncia "can't" come "kent" ma per il resto è piuttosto britannico... sembra proprio che la produzione abbia imposto di recitare in un sano Inglese internazionale a tutti protagonisti del film, il che -almeno per me- è un bene. Ma questa scelta sarà dovuta al fatto che la storia si svolge in Austria e/o nel passato? 
Non riesco a immaginarlo, e rimango dubbioso su questo punto, mentre il film è uno dei migliori thriller prestidigitazionistici dell' ultimo decennio, assieme a The prestige.

Giudizio: il trucco c'è, ma non si vede. Purtroppo.

25/02/11

NEWS - 666

666mo post sul mio blog... Senza contare che la vau corrisponde sempre al numero sei...
E' sempre qui che sta l'intelligenza dell'uomo? Nelle parole, ovviamente. 
Io sto solo cercando di capire cosa succede in Africa; ieri la rivolta in Egitto era su tutte le "prime pagine" telematiche, oggi è il turno della protesta in Libia, dove l'esercito spara sulla folla. Di solito non ci bado, ma oggi ho deciso di dare un'occhiata agli articoli qua e là per il mondo virtuale del giornalismo; i primi che mi capitano sono questo sul Telegraph a titolo If the Saudis revolt, the world's in trouble; l'altro Italiano, su Il Giornale: Il segreto inconfessabile: la regia di Barack Obama dietro la rivolta in Egitto (ma pensa un po'!)... Il primo parla del rincaro del petrolio (che è già aumentato a causa della "crisi"), l'altro, beh, con un titolo del genere non c'è molto da aggiungere...

Il primo è firmato da un Mr. Jeremy Warner, il secondo di un Marcello Foa. Qui invece non c'è proprio nient'altro da aggiungere.

Come sono andate veramente le cose, per quale motivo Obama ha voluta la rivolta in Egitto, e chi ha sponsorizzata quella in Libia,  lo potremo scoprire fra 5, 50 o 100 anni, ma forse; nel frattempo quello che può leggere l'utenza è più o meno una questione di fede, come per le sacre scritture... La differenza è che l'utente, in genere, non lo sa. La visione più chiara e completa in questo stato di cose, non può che essere ancora soltanto quella cabalistica. Proprio come in quel libro con il "numero della Bestia"...

Chutzpah*

*)

Shattered glass di B.Ray (2003)
La breve ma intensa carriera di Mr. Stephen Glass come redattore della prestigiosa rivista The New Republic  è riportata per intero su Wikipedia (che pubblica anche il falso sito della falsa azienda informatica Jukt Micronics, da lui ideata per sostenere le sue confabulazioni:

)

e in questo film. 
Hayden Christensen (che almeno dal nome pare Gentile, anche perché aveva l'elmetto da nazista in Star Wars, ma... chi lo sa, i nomi dei suoi parenti non sono troppo canadesi) interpreta il giornalista ebreo -e gay, questo nel film è sottinteso- che per qualche tempo fece la pacchia lavorando per la famosa testata editoriale (oltre collaborazioni occasionali con Policy ReviewGeorgeRolling Stone, e Harper's) coltivando fior di articoli provocatori e "divertenti" direttamente nella sua testolina bacata.



Questo "inventore di favole" -come recita il titolo italiano- è un personaggio degno della massima considerazione, nel mondo del Falso. La sua storia è un piccolo esempio del Grande paradosso umano e del suo mondo multi-mediato; dove le droghe letali sono monopolizzate dai governi che proibiscono quelle benefiche, dove le industrie belliche producono e vendono ai governi le guerre assieme alle armi per farle, dove i cadaveri di creature innocenti fatte a pezzi sono facilmente spacciati come il fondamento della dieta alimentare, dove non c'è alcuna alternativa alle fonti di energia che vengono imposte ai consumatori...
Lo sappiamo, lo sappiamo; è tutto completamente Falso.
E' un mondo dove la gente muore, o peggio, vive in schiavitù perenne, per dei foglietti di carta colorata.
E' un mondo dove se vuoi essere un bravo bambino, e tenere lontano il dimonio, devi andare in un posto buio e spaventoso per ascoltare delle tristi, noiose assurdità, e  mangiare un pezzetto di dio...
Anche quello, non dimentichiamolo, ce l'hanno rifilato i giudei.
In questo mondo, che è il mondo del Blog di Jasper L. Thompson, Stephen Glass, il bugiardo seriale ebreo, che dal 1995 scrive "favole" per i giornali, nel 1998 è al centro di una indagine di Forbes online , condotta da un altro ebreo, Adam Penenberg; costui scopre che le fonti regolarmente citate nei suoi articoli non esistono, così come i fatti narrati. E' uno scandalo. The New Republic pubblica subito le sue scuse all'utenza; nel 2003 Glass scrive The Fabulist (in vendita ORA a soli $18.72 su Amazon!), su come ha gabbato tutti quanti; lo stesso anno, una manica di ricconi dai nomi inconfondibilmente giudei come Hirsch, Merims, Ortenberg, Paseornek, e Wagner, assieme a Tom f***ing Cruise (!?) producono Shattered glass.
Per la Lionsgate Entertainment, diretta da J. Feltheimer e M. Burns.
Nel 2011 lo vedo anch'io; mentre Glass probabilmente lavora ancora in uno studio legale dalle parti di L.A....
E Silvio Berlusconi è presidente del Consiglio Italiano.

Il film si conclude con il povero, delusional Steve, che riceve applausi scroscianti da tante belle scolarette umidificate dai racconti delle sue imprese giornalistiche


... sempre e solo nella sua testa


Il post invece si conclude con una scenetta che ho già pubblicata qualche tempo fa, ma che mi sembra il sipario più adeguato per questa sera, tratta dal film Woyzeck:



Giudizio: falso!!!