15/01/10

Clang, skreech, grind

Il cineforum insano prosegue con

Tetsuo di S. Tsukamoto (1989)
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un filmino in B/N di un'ora e 7 minuti in cui "the man" (ancora niente nomi, oltre il titolo) dopo un incidente stradale tende a trasformarsi suo malgrado in un deposito di ferrivecchi; e com'è evidente dall'immagine questa tendenza ha presto il sopravvento. Le sue avventure sferraglianti e metanfetaminiche prevedono varie mutazioni, un rapporto sessuale che rivela l'origine del verbo "trapanare" usato in queste occasioni, e qualche corsa supersonica in stop-motion su uno scenario urbano preoccupante, per quanto è perfetto come sfondo di questo trip metalmeccanico.


In un tripudio di cablature e saldature, protesi e prolungamenti metallici, scintille e gas di scarico, Tetsuo si dimena furiosamente tra Lynch, Cronenberg e gli anime -supportato in quest'ultimo caso dalla mimica facciale spaventosamente manga del protagonista- mentre il paradossale bianconero applicato ad una atmosfera post-industriale dà vita a visioni di bellezza ferrea, con qualche richiamo più o meno ricercato della preistoria della macchina cinematografica.

Un apologo sull'inarrestabile minaccia della Macchina, dove la saldatura definitiva tra uomo e donna dà vita ad una cosa meccanica e androgina che nel finale parte a razzo, alla conquista di un mondo da rielaborare come un motore, da convertire in uno scenario metallico, inossidabile e insensibile, a sua immagine e somiglianza. Raro, o unico esempio di surrealismo da officina, non poteva che venire dal Giappone.
Mi preoccuperò forse poi di scoprire perché diavolo si intitola "Tetsuo".

1 commento:

  1. Perché tetsuo significa "uomo d'acciaio" in Giapponese, ignorantone

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