30/01/10

Nelle fauci del gatto

La patologia del mio amico (e) Beniamino mi proietta improvvisamente nel baratro dell' umanità: intesa come specie animale che alleva individui di altre specie -per mangiarle o per trastullarsi- ma anche come "sentimento", che però il Garzanti ci assicura limitato alla sua stessa genìa, "di fratellanza e solidarietà fra gli uomini; capacità di comprendere e condividere i sentimenti degli altri: una persona piena di umanità". (corsivo mio) Gli "altri" qui, è ovvio, sono sempre gli "uomini".

Mi rendo conto della mia carenza di questo ingrediente nel contesto dell'umanità stessa -quella che descrive il Garzanti- perché se anche una persona mi riesce simpatica è molto probabile che in compagnia di un'altra non sia più la stessa; e 10 persone sono un mucchio di letame. Comunque sia, al di là della costanza di questo atteggiamento sociopatico -che per qualcuno è sinonimo di psicopatico, ma da solo mi sopporto benone, e con poca spesa- insisto anche nell'assecondare le simpatie spontanee che in genere sono il primo ad esprimere nei confronti dell'altro (qui, è ovvio, non sono gli "uomini") ma non sempre.
Soltanto ieri condividevo la sofferenza, per quanto la sua origine fosse ignota, di un illustrissimo sconosciuto incontrato sulla via, ove colui sedeva nel mezzo, e nell'indifferenza dei cittadini umanoidi. Dopo aver scambiato due parole con lui, mentre accompagnavo quella bestia di A.S. alla sua bestiale vettura, sono tornato solo per rendermi conto di avere incontrata un'altra anima dannata, infinitamente triste e assolutamente solitaria; allontanandomi, poi, l'ho visto tornare a sedersi al centro della strada, in attesa che qualche automedonte miope infrangesse i limiti di velocità sull'entrata del centro abitato.

E oggi, davanti al mio vecchio compagno che irradia un sentore tipico di malattia -e oltre all' evidente fastidio che lo affligge sbava copiosamente, un particolare scenicamente efficace- ho avuto un breve crollo verticale per ritrovarmi ancora sulle mie solite gambe, sulla solita strada verso il nulla. Benché la sofferenza del caso sia stata dottorescamente classificata, le terapie e i loro effetti proposti dalla scienza sono abbastanza caotici, incerti, o inumani, da non lasciare alternative alla tristezza, sul momento. Eccola qui: è un post, sul mio blog.

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