10/05/11

Il leone e l'altro cervello

Poco fa carezzavo un leone che mi stava accanto; per un attimo ho avuto coscienza del fatto che avrebbe potuto mangiarmi via la testa in un boccone, ma non sembrava avere nessuna voglia di farlo, così ho continuato. Mi sembra un buon segno.

Espletando le mie funzioni terricole poi ripenso al surrealismo; non quello di Dalì, ma quello di tutti i cittadini mondiali, dello stato delle cose apparenti, e non. In particolare, al fatto che -come riflettevamo ieri T. ed io- dietro a tutto questo (falso) permane dall'alba dei tempi quello che oggi è solo un "fenomeno mediatico", tanto che ci si accontenta di chiamarlo con l'acronimo inglese "ufo"; ma il mio pensiero va particolarmente alle nozioni apprese tempo fa leggendo Il secondo cervello del Dr. Gershon, un individuo che si è accollato il non invidiabile compito di riconoscere (scientificamente) nelle viscere umane un organo "occulto" di percezione della realtà, una sorta di cervello più sviluppato e più sofisticato di quello rinchiuso nel cranio, il quale possiede un numero infinitamente superiore di terminazioni nervose... Quello che si provoca imbottendo continuamente questo organo sofisticatissimo -anche- con dei pezzi di cadaveri di ogni sorta è più o meno inimmaginabile ma, per quanto riguarda il blogger, la mia intuizione più immediata e più banale è che la essenza "mortale" di una simile abitudine non potrà mai sortire esiti vagamente positivi per il mangiatore. Esistono i paroloni esatti, adatti per descrivere questo scempio, quelli che usa ad es. il Dott. Vaccaro su Disinformazione, ma è qualcosa che dovremmo poter comprendere tutti noi ogni mattina, lieti almeno del fatto che le nostre deiezioni non puzzino di morte.

I rintocchi disturbanti del mezzogiorno mi riportano alla falsità del "mondo reale", quello dei campanili e dei cristiani campanilisti; tutto quello che posso sperare di vedere, prima di lasciarlo, è un mondo senza campane.

Addendum (15.05) -- ripensando alla questione alimentare, quella del "secondo cervello" intossicato senza posa dall'infanzia alla morte, mi appare una causa più che verosimile di tanti mali essenziali di questa società; in generale, penso che siano rari i cittadini che hanno potuto esperire direttamente gli effetti di un cambiamento drastico nella loro alimentazione quotidiana; io stesso mi sono aggrappato disperatamente agli ultimi residui del mio omnivorismo, avendo eliminata la carne da quasi un decennio, ma da meno di un anno prodotti caseari e uova, oltre alle due droghe più sottovalutate, zucchero e caffè... Dopo qualche mese puoi rendertene conto, non si tratta di una idea astratta di "purezza" derivata dagli studi di qualche esperto dietologo, non è una delle tante fole che si accettano volentieri a causa di qualche preconcetto non meno astratto, qui parliamo di Natura; di tutto quello che cresce sul pianeta ("terra") per nutrire i suoi abitanti; non può esistere altro, perché questa è tutta la natura che abbiamo in fondo al cielo. Nel tempo ciò diviene palese, assieme alla funzionalità che si riacquista dell' intero organismo alimentato secondo natura; ed è subito ovvio (anche volendo limitare al solo encefalo il ruolo di "cervello", senza tener conto del fatto che le nostre ancor più repellenti viscere sono un organismo assestante e non meno sofisticato) che questo apparato pensatorio risente del modo in cui viene alimentato  come ogni altro organo e forse più di ogni altro, ma infine che tutto l'insieme che è l'essere umano, compresa quella parte che ancora non possiamo vedere, tende a ricercare quell'armonia che non può essere "perduta" data la nostra appartenenza all'organismo planetario, ma in un certo senso è quasi proibita, non meno della canapa; non per legge ma per costume, per abitudine. Per pura ignoranza. Di noi stessi.

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