26/05/11

Fukushima mon amour

Intervista a Masaru Daisatô, un tranquillo Giapponese di mezza età che ci racconta dei fatti suoi, del cibo che divide con il suo gatto

Dai-Nihonji  di H. Matsumoto (2007)
 
della separazione dalla moglie e del poco tempo che può trascorrere con la figlia, delle nuove generazioni che sono "senza rispetto", "sempre più grandi" e "fuori controllo"... Un'aura di mistero si addensa intorno alla sua figura, l'interesse del (ignoto) intervistatore per il personaggio ci contagia mentre tutto appare "normale" e financo triste, nulla di straordinario a parte la lunghezza dei suoi capelli...


e forse un po' di anti-Americanismo malcelato (notare il dito medio proteso durante tutta questa parte dell' intervista)... Ma bastano poche migliaia di volts trasmesse attraverso delle gigantesche mutande viola


fino ai suoi capezzoli (come scopriremo poi) e il mite, inespressivo Daisaru diviene l'altrettanto mite e inespressivo, ma altissimo -e molto digitale

Grande Uomo Giapponese  del titolo*

chiamato ad affrontare alcuni tra i mostri più patetici della storia, come quello con un elastico gigante al posto delle braccia, con cui sradica facilmente i grattacieli di Tokyo:


e che sfoggia un mostruoso riporto




o l'Imbarazzante Uomo-Gamba


e l'insensato Mostro-Dal-Corpo-Di-Pollo-Peloso-Con-Un-Occhio-All'Estremità-Di-Un-Lunghissimo-Pene- Retrattile:

(si può pensare a qualcosa di più mostruosamente stupido?)
(probabilmente sì, ma bisogna essere Giapponesi)

Nel frattempo, fra interviste mockumentarie e documenti d'epoca


e con un intermezzo dedicato a nonno Daisatô e il suo colossale caso di rimbambimento


conosciamo tutta la storia dei Grandi Uomini del Giappone, i colleghi umanoidi di Godzilla con l'ingrato compito di difendere il cittadino da creature ancor più cheesy e ancor meno minacciose di Mothra e Gamera, allevati a questo scopo e preparati fin dalla più tenera età con la pratica dell'elettrificazione dei capezzoli -- apparentemente molto fastidiosa:


 fino allo scontro ciclopico con il Mostro dallo Strano Odore


 e un finale che va oltre la parodia, con l'entrata in scena della famiglia di Urutoraman al gran completo

 fuck yeah, this is like a weird dream after too much sake

with a gigantic version of "kick the baby"



e il Ns. Grand'Uomo Giapponese sempre poco espressivo, ma in una veste "analogica" (di gommapiuma) più consona all'insieme


che cerca di non farsi notare sul set in scala 1:19, ma viene coinvolto nella patetica pantomima, e infine portato in volo nel "piccolo schermo" degli Ultraguys, su cui scorrono i titoli di coda:


i quindici minuti del finale valgono da soli tutta la visione, che del resto non avrebbe senso privata dei quindici minuti iniziali, e sarebbe piuttosto insignificante senza gli ottanta minuti in mezzo... Quello che vorrei tanto sapere è cosa diavolo dicono durante questa bislacca riunione di famiglia, che purtroppo non ha i sottotitoli.
Se qualche parente Italiano di Ultraman dovesse leggere questo post, perfavore, mi contatti subito.

Qui, come altrove, qualche piccola presenza con un suo piccolo spazio nel film fa una piccola differenza:

anche in un film di mostri giganti

Giudizio: mostruosamente, enormemente, follemente Giapponese

*) Una nota riguardo la coiffeur del personaggio: che è -sottinteso- dovuta alle scariche ad alta tensione che lo trasformano; qui il contesto mockumentaristico di una assurda quanto gigantesca verità nascosta rimanda inevitabilmente a quello dei troll di Trolljegeren (V.) dove pure l'alta tensione aveva un ruolo determinante...
Era inevitabile dunque la pettinatura da Troll del protagonista

???

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