20/05/11

Rêves et mensonges

Malpertuis di H. Kümel (1974)
si apre con questa illustrazione del Jabberwocky di Sir John Tenniel, e si chiude con questa citazione:


tra le due cose però troviamo la riduzione del famoso romanzo horror gotico di Jean Ray del 1943, di cui il blogger non aveva mai sentito parlare prima d'ora, e che a quanto pare non ci azzecca punto con l'Autore di Alice in Wonderland... Oltre questo film. O meglio, con l'apertura e la chiusura di esso; che sono 2 punti.


Altro "weird" dei 366, Malpertuis è il secondo film che vedo con una apparizione in scena di Orson Welles a letto; l'altro se non ricordo male era il suo The trial (1962). Qui Welles è il potente e moribondo Cassavius, misterioso zio di questo gaio marinaretto platinato, laccato e dall'occhio ceruleo

(Mathieu Carrière)

che con la sua ambigua prominenza funesta buona parte della visione con la minaccia costante di un softcore anni '70... Quasi inevitabilmente poi un paio di tette e il triangolo oscuro

qui rappresentato in un' allegoria d'epoca

fanno capolino qua e là, ma il film si tiene a debita distanza dall'erotismo per più di 3 minuti di fila, malgrado la presenza sul set di Sylvie Vartan (as Bets).


Sembra che i fans del romanzo di Ray non abbiano particolarmente gradita la versione filmica di Kümel, e tutto sommato non occorre leggere il libro per poter apprezzare una certa disarmonia nell'insieme dell'opera (e l'approccio con un apologo già ovviamente, essenzialmente più sofisticato del trattamento in questione), la quale nondimeno offre una serie di situazioni visive interessanti anche per lo spettatore multimediatico del XXI sec., che vanno decisamente al di là dell'atmosfera mistery/horror e oltre i limiti dell'epoca

(da notare la caricatura di Berlusconi sulla sin.)







 Giudizio: Belga.

Un motivo di interesse particolare per questo film è rappresentato dal sospetto del blogger di aver visto questo film quand'era troppo piccolo per poterlo ricordare, o recensire in un blog; ma non tanto da non poterlo poi sognare, durante una di quelle esperienze oniriche che apparivano astratte allo scrittore dei libris somni nel millennio passato. Queste sono le scene particolari che han risvegliate le ambigue memorie oniriche, a cui aggiungo i ritagli del mio Liber Somni d'epoca:


"Divento attore in un ambientino meno chiassoso: una “cucina” svizzera o tedesca* di fine secolo (‘800) invasa da servette carine e altra gente. Un grande camino, il fuoco acceso"


"L’attenzione si concentra su una delle servette bionde, che toglie dal fuoco una sorta di piccolo cestello di friggitrice, parallelepipedo, di ferro brunito e con un lungo manico, con qualche patatina fritta dentro." **

*) La "impressione" riguardo la località nel sogno -sicuramente non Italica- è data soprattutto dai costumi della servitù, in part. dalle cuffie e dai grembiuli bianchi; che al momento di annotare il sogno non ho ipotizzati tra i possibili costumi della servitù fiamminga. Ero giovane, e sbadato.
**) Le sequenze del film da cui le immagini sono indipendenti e del tutto distinte; quella che tiene in mano l'attore non è un "piccolo cestello di friggitrice" ma una trappola per topi; non dimeno è una griglia d'acciaio brunito in una forma di parallelepipedo.

Che queste immagini abbiano ispirati i sogni futuri del piccolo diarista in un passato inconoscibile, o che esse abbiano soltanto richiamato nella mente del blogger moderno l'episodio onirico di un passato già multi-mediato (e da oggi online su blogger.com) non lo sapremo mai con certezza. La cosa più interessante di questo post è che -quasi spontaneamente- si conchiude ponendo un interrogativo che il grande Carrol pone in apertura dello stesso.

E la cui risposta (molto wellesiana) è: FAKE.

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