Era da parecchio che un film non mi faceva piangere. Dal ridere.
E' successo questa sera, vedendo
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che ad ora è anche il film più geniale -nel senso più convenzionale del termine- di Chaplin che abbia visto, MA è anche divertente. Il che in genere è ancor più difficile da trovare, per il Vs. blogger, del "genio". Ma forse no; potrei dire che sono al 50%, ma non ne sono certo. Sicuramente da anni (dalla prima visione della famosa scena del coltello in Kung Fu) non ridevo fino alle lacrime grazie a un film. A king in NY è divertente, e geniale,
nella trovata del falso trailer che re Shadohv e l'Ambasciatore vedono al cinema, di un film come "Man or Woman?" (forse ispirato al Glen or Glenda di Ed Wood, e quindi allo stato di degrado degli Americani, ma forse no) dove i due protagonisti sono doppiati l'uno dall'altra; o quello del western dove i due pistoleri si sparano addosso mentre il pubblico segue i proiettili come a una partita di tennis:
fino a che Shadohv, esasperato, esce dalla sala; è divertente e geniale nella trovata del magniloquente mini-intellettuale Rupert Macabee che attacca uno sproloquio di cinque minuti e ammutolisce continuamente l'ex-monarca. Mi piace soprattutto quel dito ammonitore, in continuo movimento:
E questo, a prescindere da qualsiasi cosa dica.
Molto divertente, e geniale, la trovata della telecamera nascosta (e allora occorreva uno stanzino per nascondere una telecamera, operatore compreso:
) architettata per coinvolgere Sua Maestà -Suo Malgrado- a prendere parte alle pubblicità di un deodorante e di un dentifricio durante una cena, per cui la commensale accanto a lui (esca, e attrice pubblicitaria) inizia a decantare i problemi della traspirazione e della dentatura, e le virtù dei prodotti, durante la conversazione a tavola:
con l'incredulità del Re e quel tipico sorriso Durbans di lei che rendono la scena spassosa.
Anche la scena dello spoof durante la pubblicità -in diretta- di un Royal Crown Whisky, è geniale e divertente:
Ma c'è un crescendo di ilarità che ne fa un'opera unica, più che divertente e più che geniale; è qualcosa che sconfina nel surrealismo quando, incalzato dalle critiche invero sconvenienti della sua nuova amichetta Americana, il Re si fa fare un lifting, per cui da una scena all'altra Chaplin appare davvero strano (anche a sé stesso):
da questa rivelazione in poi, le cose cominciano a farsi irresistibili, e sempre più geniali, quando in mezzo alla folla ridente Shadohv deve trattenersi, per paura che gli si strappi qualcosa:
che è Oliver Johnston, l'uomo che questa sera mi ha fatto piangere due volte (la seconda, cercando i fotogrammi da appiccicare qui) nei panni dell'amabasciatore Jaume:
questa è una di quelle scene che io direi imperdibili; ma non avrebbe senso senza il resto del film.
Quindi, direi che questo film è imperdibile. Non credo di averlo mai detto, di un film; ma forse l'ho già scritto. In fondo si tratta solo di una scelta delle parole.
Non bisogna dimenticare che questo non è un film essenzialmente comico; tutt'altro. E' il film di un genio del cinema esiliato dalla patria del cinema, che non per niente era divenuta anche la sua adottiva; è quel genere di drammi geografici che si addicono appunto alle figure regali, quello di Chaplin, con un degno finale sullo sfondo neutrale (ma suggestivo) della Svizzera. Come il nome del suo personaggio Shadohv, palesemente simile a shadow, la sua versione allegorica del maccartismo che condanna il Re è della stessa grana, così come lo è il "simbolismo" della doccia fredda finale che tocca ai suoi persecutori . Ma una volta considerato il genio che mi ha fatto piangere a catinelle questa sera mi chiedo se questa commedia, fra slapstick e vaudeville con qualche lampo di grande genio, non fosse una satira in sé e per sé, rivolta agli Americani con tutto il disprezzo e il risentimento che oggi forse si possono meglio immaginare -ma non altro- di questo Re del set.
Anche se la gag dell'idrante che si srotola lungo tutto il finale, fino all'Udienza rivelatrice, infine si risolve con la poco-simbolica doccia fredda (ma non credo che gli Inglesi abbiano una simile espressione idiomatica, estesa oltre il campo sessuale) sulla Corte, è il principio che rivela il genio di Chaplin. Che in questo caso è un Re, seppure in fuga; con un portamento regale, un guardaroba regale, e una serie di impegni regali che lo costringono anche all'uso di mezzi plebei come un ascensore. Quindi, vediamo un Re salire in ascensore; e cosa fa il Re sull'ascensore?
Infila un dito nel bocchettone dell'idrante:
Inevitabilmente, rimane incastrato.
Che fine ha fatto il giovane, promettente erede di casa Chaplin:
Michael?
IMDB qui dà questa laconica informazione: (September 1995) Managing father Charlie's estate in Corsier sur Vevey, Switzerland
E infine, un tocco di mistero:
30 May 2000
Swiss police are investigating the discovery of two bodies in the grounds of a mansion belonging to the family of silent movie star CHARLIE CHAPLIN. The decomposed remains of a man and a woman were removed to Lausanne for post mortem examination. Police have released no information on the identity of the deceased or on the cause of their deaths. The bodies were found on Friday after a gardener alerted Michael Chaplin, the movie star's son, to an unpleasant smell in the grounds of the mansion in Corsier near Lake Geneva. Fire service officials at the scene said one of the victims had been found hanged. Reports in Switzerland said there appeared to be no link between the find and the Chaplin family. »
Final Spoiler: WARNING
Il mio commento a caldo: la corsetta dell'Ambasciatore Jaume verso l'altra stanza (e il suo immediato quanto inatteso rientro) ha per me l'impatto scenico della corsa disperata verso la camera di Betty/Diane in Mulholland Dr.- Ma l'impatto emotivo, al di là dell'estrema distanza fra l'universo chapliniano e quello lynchiano, e delle distinte situazioni fimiche, è da considerare quando agisce sulle reazioni istintive (così come l'horror e l'hard-core) fino a quella paradossale, del pianto-da-risate. L'apprezzamento della corsa di B/D in MDr. si potrebbe esprimere colle parole del cinefilo vissuto e dell'artista, fino all'analisi critica più accademicamente necrofila e più spudoratamente onirofiliaca; ma le lacrime dello spettatore sono un fatto che non richiede tanti sforzi da parte del blogger, e merita un posto tra i miei post.
Questo è stato il Grande Addio di Chaplin, da me celebrato oggi come si conviene per un Re della Commedia; celebrato spontaneamente, senza nessuna pretesa celebrativa, ma con il più genuino trasporto. Piangendo... dal ridere. Francamente, non avevo sentito parlare di questo film fino all'altro giorno.
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