27/04/10

Interno, giorno e notte

Synecdoche, New York di C. Kaufman (2008)


è uno di quei film per cui è necessario un antipatico aggettivo da critica cinematografica, che è pretenzioso. Con questo, si intende che la dimensione ideale del film non è proporzionata a quella definitiva della messinscena, e che malgrado tutta la buona volontà nel tradurre in immagini e suoni e voci una sceneggiatura interessante, anche uno squallido blogger di provincia è in grado di notare questo squilibrio. E' la storia di un tizio (P.S.Hoffman) che trascorre letteralmente la sua vita allestendo uno spettacolo teatrale sempre più smisurato, dove il confine tra il palcoscenico e la realtà filmica è uno specchio sempre più sottile, che infine svanisce. Durante questo processo, l'impapocchiamento raggiunge un grado di incomprensibilità allarmante, meritevole in sé, ma niente affatto coinvolgente.

L'idea della città-studio è straordinaria,


e nel caos dilagante si intravedono scenette da sogno

Il tour de force di Hoffman è notevole, fino alla fine

Tuttavia la cosa non sta in piedi; in questo moto apocalittico l'autore sembra non tenere conto dell' elemento indispensabile, il fattore ludico, che non dev'essere necessariamente tradotto in commedia, ma non può nemmeno essere del tutto snobbato come accade qui. Cosa assai strana, dal momento che in Inglese to play sta per "recitare" ma anche per "giocare", e una screenplay è una sceneggiatura, ma anche un "gioco da schermo"...
Synecdoche, N.Y. è a solo un passo dal Capolavoro; un passo che immagino sarebbe stato troppo lungo per la gamba di mr. Kaufman, quindi possiamo solo essergli grati per non averlo compiuto. Avrebbe potuto essere un passo verso la rovina. (O verso la Gloria, non lo sapremo mai)
Giudizio: di mediocre enormità.

Ancora nouvelle vague horror, con il peggiore della serie:


Frontière(s) di X. Gens (2007)

paragonabile solo a The devil's rejects (V.) per bruttezza, propone anche il medesimo scenario da country-horror all'Americana, con personaggi country-horror all'Americana, e una presunta sceneggiatura che non ha nulla da invidiare ai peggiori country-horror Americani. Ma è Francese; il fatto che lo si possa definire horreur à la campagne non migliora certo le cose.

Al contrario di Haute Tension (V.), qui la suspense è paragonabile a quella dei Teletubbies, ma il valore artistico è indefinitamente inferiore, così come la recitazione, a tratti imbarazzante.

Non riesco proprio a trovare un singolo aspetto positivo di questo film, che non solo è il peggiore degli horror Francesi visti finora, ma è anche uno dei peggiori horror in generale, e uno dei peggiori film visti di recente. Un film che per la sua sola appartenenza ad un genere promette qualcosa di simile ad un'emozione e, dato il genere, di una certa intensità, può essere discontinuo, irritante, eccessivo, e ancora può salvarsi fintanto che la cosa nell'insieme funziona in qualche modo; se invece, come in questo caso, tra un ammazzamento e l'altro ti chiedi quanto manca alla fine, non c'è speranza. Un horror noioso è un paradosso che non dovrebbe esistere, e il fatto che invece arrivi da Oltralpe mi delude oltremodo.
Come avremmo detto alle scuole medie, una vera Nonna di Ada.

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