13/04/10

Le chaland qui passe -- Qu'il à passé

Per l'utenza televisiva Italiana, queste immagini de

L'Atalante di J. Vigo (1934)

sono familiari, essendo state trasmesse per qualche anno in una sigla escogitata da E.Ghezzi.
Mi chiedo però quanti conoscano l'opera di Vigo, dominata dalla presenza bruta e gentile di Le Père Jules che ha sempre qualche gatto addosso:


che divide i pasti con i gatti

che ha la testa di un fumatore tatuata sulla pancia


e le mani del suo vecchio amico in un vaso

(è tutto quello che gli resta di lui)
Basterebbero loro a riempire un film, ma L'Atalante è anche una strana storia di passione idrofila, tutta ambientata sul battello che intitola il film con qualche intermezzo parigino

vivida poesia in bianconero

e un grande interrogativo su cosa avrebbe potuto essere questo film compiuto, e cosa avrebbe potuto fare Vigo a trent'anni.

C'è qualcosa di assolutamente unico, in questo film; durante la visione spesso non avevo la minima idea del motivo del fascino delle immagini, che mi hanno tenuto incollato allo schermo per tutta la durata, senza mai distogliere lo sguardo*.
Il "surrealismo" di L'Atalante è estremamente moderno, come lo è il film stesso; è una atmosfera surreale, che evoca questa idea di "superiorità" (dello stare sopra la realtà, appunto) attraverso il "realismo" sospeso, instabile, che è la vita a bordo di un battello. Pieno di gatti.
E' un film quasi perfetto.
Anzi, forse più che perfetto; non ho termini di paragone.

*E' la stessa impressione di questa Wendy su SensesOfCinema: L’Atalante unfolds in oblique fragments that suggest much more than is shown. E' la vittoria suprema del Cinema: di mostrare ciò che non si vede.

P.S.: però mi piacerebbe sapere dove ha visto "un cane" il Morandini.

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