28/04/10

L'orrore... L'orrore...

Ho pescato dal torrent questo

Calvaire di F. Du Welz (2004)

credendolo un altro horror Francese della Nuova Onda. Ma non è Francese, e non è un horror.
Di onde, poi, neanche a parlarne.
E' un film Belga, e se voleva essere un horror è un completo fallimento; se invece credeva di essere una black comedy è anche peggio.
Allo sciagurato cantante da ospizi Marc Stevens in tournée nel periodo di Natale si rompe il furgone nel bel mezzo del bosco; è l'incipit più trito della storia, però il suo ospite occasionale non sembra essere il solito serial killer bifolco, ma un pacioso ex-locandiere:

ed ex-umorista solitario, che di nome fa Paul Bartel...
A corto di consorti da qualche tempo, presto il brav'uomo si risolve di rapare malamente i capelli del cantante (per un motivo non meglio specificato) e di farne la sua nuova moglie; dopo un tentativo di fuga i dissapori tra gli sposini aumentano,

inducendo Paul a crocifiggere la sua dolce metà, ma solo per qualche ora. Poi gli passa.
Solo nel finale scopriamo il perché del fare insolitamente minaccioso di lui al bar, quando intimava agli astanti di stare alla larga dalla sua rediviva mogliettina:

nell'unica sequenza degna di nota, infatti, il branco di plebaglia armata approfitta brevemente della recentissima vedova, con una ripresa rotante dall'alto:

che riesce ad appiattire completamente la drammaticità della situazione.
Finalmente, per il prevedibile secondo e definitivo tentativo di fuga, si ricorre ancora al Nahon (V.) che si era intravisto prima al bar e si aspettava come arma finale, o deus-ex-machina, che risollevasse le sorti del film. Infatti eccolo:

mentre sprofonda miseramente nell'unica pozza di sabbie mobili del Belgio, dopo 5 minuti di inseguimento senza fiato né ritmo, e senza nemmeno aver sparato un colpo. A questo punto di solito scrivo "warning: spoiler", ma non è possibile rovinare questa roba.
L'idea meritevole di Calvaire è di far apparire all'improvviso i sette nani nel bosco

per qualche istante, quasi per caso. Ma questi 5 secondi di genio non compensano un'ora e mezza di un lavoraccio dozzinale e insipido e totalmente superfluo.

Il perché del titolo è ovvio solo dopo la visione: guardare questo film è un vero supplizio.

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