La mia dose quotidiana di vitamina R:
perché -come si diceva prima- il cinema di Russell è una sorta di droga in cui la musica si rende visibile attraverso le tribolate, piccanti e variopinte vite dei suoi "compositori" + famosi.
Ebrei, natürlich.
In questa sorta di serial digitale a cui mi sto dedicando, oggi è la volta di Пётр Ильич Чайковский, un bel nome da copiare e incollare anche per chi non lo sa leggere. In questo caso, sul solito Avotanyu non solo troviamo il cognome del padre in ogni variante possibile, ma anche quello della madre; probabilmente quindi Pietro Tchaikovsky era un doppio giudeo, benché non abbia ancora trovato un solo sito che lo confermi.
La sua vicenda, ridotta ai minimi termini su IMDB, è quella di "un matrimonio tra un omosessuale e una ninfomane" che come si può intuire fu una scelta di vita tutt'altro che felice, ma ideale per un esercizio di stile cinematografico nella consueta, paradossale corsa dell'Autore verso ogni clamorosa caduta possibile e immaginabile
(qui a onor del vero piuttosto contenute) fino ad un'apoteosi bellico-sinfonica in cui i colpi di cannone decapitano vari personaggi
al suono della famosa Ouverture 1812, e un finale a sorpresa che mette pace fra i sostenitori della teoria virale (il colera) e quella suicida riguardo le sorti del protagonista. Warning: spoiler.
Pur avendo diretto un solo musical -e una serie di film estremamente musicali- Russell è probabilmente il più grande coreografo che abbia mai calpestato un set cinematografico, e in questa occasione il flusso armonico delle immagini, intrecciato ad una colonna sonora decisamente meno banale di quella dell'altro giorno (V.) è un trionfo sensuale e ributtante
glorioso e patetico, come lo sono le pudende all'aria di Glenda Jackson, che forse ha vinto qualche Oscar per la peggiore nudità mai inflitta ad un pubblico pagante.
Starring Richard Chamberlain
il cui cognome lo identifica come Eletto di Yahwè, ma che non compare nella lista nera di Wiki.
Giudizio: fastoso.
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