Impostor di G. Fleder (2001)
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è un film che avevo già visto in TV anni fa, ma me ne sono ricordato solo verso la fine del primo tempo; potrebbe essere un punto a sfavore, se non che negli ultimi anni ho visto quasi un film al giorno, e i miei standard riguardo la qualità dei film non sono quelli minimi del grande pubblico...
Impostor è tratto da un racconto breve di Philip K. Dick, è (evidentemente) costato un sacco di soldi (5 '.40'' di titoli di coda ne sono la prova definitiva) e raggruppa un cast allora quasi famoso, oggi all'apice della popolarità grazie al piccolo schermo, tra cui
l'ambiguo, quasi-cotteniano Gary Sinise e un cattivissimo
Vincent D'Onofrio (Viva l'Italia!)
Nel 2079, mentre la tecnologia degli elettrodomestici è al culmine e le docce si regolano alla giusta temperatura attraverso comandi vocali, la gente vive in posti come questi; ma nemmeno allora nessuno si chiede se non era meglio la tinozza -o anche lo sporco- in cambio di prati e boschi. Del resto, qui si immagina che fuori dalle bolle non si possa più vivere, e di conseguenza l'inquinamento bio-sferico è limitato, malgrado il clima distopico generale...
Ancora una volta, quindi, la distopia non-assoluta è relativa al metro semantico dell'umanità intera, che attualmente non vive in bolle fisiche, ma mentali, e di fronte alla scelta sempre più pressante fra le docce intelligenti e la Vita mantiene quel dubbio che assilla tutti i concorrenti dei telequiz ai quali viene proposta la scatola chiusa in cambio di uno yacht.
Giudizio: il film si lascia vedere senza problemi, mentre nella distopia non-futuristica le cose non sono altrettanto sopportabili. Nessun film potrà mai convincermi che i Centauriani sono peggio dei Terricoli. Nemmeno Philip K. Dick.
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