27/06/11

Non solo cialde

Una questione, a proposito dei remake, non mi è ancora chiara: se è certo che il valore di un film sia tale -su un mercato che propone migliaia di titoli ogni anno- da doverne fare un remake, e tale da poterlo anche fare, cioè da poter trovare un produttore, il mio dilemma è: perché farne un remake?
Questo vale soprattutto per un remake a breve scadenza, che non giustifica l'ammodernamento di un titolo per adeguarlo ai gusti e alle tendenze del consumatore moderno, e per certi versi è ancora più inspiegabile della brutta fotocopia a colori di Psycho a cura di Van Sant.... 
Forse questo mistero riguarda quella sfera dell'intrattenimento di cui so meno di nulla, che è il mercato, di cui conosco abbastanza da non interessarmene affatto; comunque sia, anche questo

Loft di E. Van Looy (2008)
è stato rifatto nel 2010, e per colmo della misura è in previsione un'uscita del medesimo titolo, diretto dallo stesso regista, nel 2013. Dico "misura", ma senza la minima cognizione di causa; potrebbe andare avanti così all'infinito, con un nuovo Loft ogni due o tre anni.


Loft (2008) è sicuramente un buon thriller verbale, ma senza voce off;  i racconti, le testimonianze e le memorie dei protagonisti prendono vita sullo schermo e vengono abilmente immesse nel labirintico percorso filmico, con un sottofondo musicale a tratti pseudo-hermanniano e con una fotografia quasi-alcottiana


ma senza particolari velleità architettoniche à la Kubrick; è un film belga, dopo tutto. Nondimeno, è uno di quei film belga che potrebbero incassare miliardi al botteghino USA, con un intreccio corale di sospetti e tradimenti attorno al più semplice whodunit che non lascia tregua allo spettatore fino all'ultimo minuto. Per intensità, in questo particolare sotto-genere di thrilling, è paragonabile solo a The usual suspects e The man from Earth; ma fortunatamente non è Americano come quelli. Di contro c'è soltanto il fatto che non ne ho trovata una copia doppiata, e l'Olandese non è l'idioma più comprensibile senza qualche annetto di studio, ma nemmeno il più carezzevole per l'orecchio.

In compenso ho notate almeno due espressioni anglosassoni nei dialoghi, "have fun" e "fuck you", che sembrano uscite per caso o abitudine dalla bocca degli attori, come nei film Giapponesi; dai sottotitoli ho appresa la locuzione Inglese keep mum (refuse to talk or stop talking, fall silent)  che mi ricorda il Ns. "umma-umma"; e  infine una Olandese che ci ricorda le radici della lingua Anglosassone: kopje koffie.

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