01/06/11

Il messia dandy e la meridiana assassina

Le due ultime visioni:

Greaser's Palace di R. Downey (1972)
una volta conosciuta la provenienza dell'ex ragazzo prodigio ed ex-tossicone di Hollywood, non ci sorprende che tra le opere di suo padre figuri questa "parabola" cristologica, con il nuovo messia che scende col paracadute nella prateria del vecchio West ed è un fricchettone

che "ha il boogie sulle dita e il gabba-gabba nell'anima"

come recita il cartellone; e non lasciatevi ingannare dalla "aureola", è parte del costume, come vediamo in questo fotogramma con quello che è (forse) the holy ghost (V.) ma nei titoli è soltanto un "fantasma":



sembra che il "surrealismo" riconosciuto al film sia di fatto una conseguenza dell'impeto parodistico di Downey, che al suo messia dandy conferisce il potere di camminare sull'acqua,


ma anche di farci le capriole sopra; e guarisce i malati più insanabili


tanto che uno di loro comincia a vagare carponi, urlando "I can crawl again!"
Infine, come risorsa definitiva per diventare "singer and dancer" a Gerusalemme -la sua prevedibile meta- il "Ns." arriva a spettacolarizzare le sue stigmate


Alla fine, è certamente il "surrealismo" consequenziale a risultare più interessante della "parabola" stessa, compresa la inumana tortura del prigioniero rinchiuso con una banda di mariachi che gli suonano addosso


e l'insistenza  del nanetto di Fantasilandia (Hervé Villechaize) che fa il cascamorto con "Jesse"


e questo paradossale figuro che dà un tocco di ulteriore ambiguità alle scene


mentre il finale è per così dire scontato


ma non troppo; malgrado la chutzpità eclatante dell'operazione, e la facilità del bersaglio, l'esperienza risulta comunque, seppure incomprensibilmente, interessante.
Giudizio: chutzpah

Con un'apparizione del piccolo Robert, Jr.:

as the kid that was killed (warning: spoiler)

variety.com

L'altro titolo è firmato da un altro "padre" famoso

The big clock di J. Farrow (1948)
John, che ha come figlie la famosa M(ar)ia e una canzone dei Beatles (Dear Prudence); IMDB ci dice che Mr. Farrow si è convertito al cattolicesimo, ma come sappiamo lo mtDNA non si converte a niente.
Il suo film è un journalism thriller con uno smagliante Ray Milland

in un inedito ruolo semi-leggero

e il monolitico Sir Charles Laughton con un inedito baffetto


che rende un vezzo del suo personaggio, il magnate del giornalismo Earl Janoth


prossimo all'insofferenza totale


 malgrado il suo cognome tradisca i possibili sviluppi criminali

Il film indugia quanto basta sul lato comico, offrendoci questo dialogo paradossale tra Milland (George) e la moglie Maureen O'Sullivan (Georgette... ovviamente)


"I've quit. Quit cold, for good, forever and for always."
"I can't believe it!"
"I'm unemployed and ...penniless."
"It's too good to be true!"
"Blacklisted.  For life. Never to work on a magazine again."
"Oh George, how wonderful!!"

e c'è Elsa Lanchester (V.) allora moglie di Laughton, che fa la pittrice squattrinata, interrogata a proposito del delitto:

"Our organisation, the Janoth publications, is trying to find someone. Possibly, a collector of your pictures."
"So have I, for fifteen years."



e questo è il suo identikit dell'assassino


mentre questa è la desueta arma del delitto, un Sundial 
(certo un mollusco sarebbe stato troppo desueto=)

Il tirapiedi di Laughton/Janoth è Harry Morgan

e questo è tutto quello che dice nel film.

Ovviamente, qui si beve


e si fuma


ma solo roba mortalmente lecita.
Giudizio: in bianco e nero.

Nessun commento:

Posta un commento