Qualcosa può far pensare che questo
sia il fotogramma tratto da un film horror.
Anche perché i generi riconosciuti ufficialmente sono: drama, mistery, horror.
E nel 2009 gli Americani ne hanno prodotto il remake, di genere: drama, horror, mystery.
Eppure
A tale of two sisters di J.W. Kim (2003)
☻
è qualcosa d'altro. Sicuramente è uno dei film meno spaventosi e più noiosi visti quest'anno.
Se volete conoscere il mistero che si nasconde dietro le due sorelle del titolo, e che appaiono così in apertura
è sufficiente un'occhiata alla "realtà filmica" che appare solo prima dei titoli di coda:
e per scoprire la quale dovreste penare per 115', sperando fino all'ultimo che non si tratti del solito pasticcio familiare in salsa psico-escatologica Orientale, invece di leggere qualche blog interessante.
(sotto i vestiti) ma per il resto si rifà largamente agli stilemi del vicino Giappone, con le sue spossanti attese e una visione poetico-romantica del misterioso fattore "paura" che al blogger non fa né caldo né freddo; si può considerare un valido esempio di editing fai-da-te, per coloro i quali -come lo scrivente- non possono resistere all'impulso dello skipping; e facendo questo ho scoperto qual'è la differenza tra l'editing nipponico e quello statunitense: sono almeno 5 secondi alla volta.
A Tale of Two Sisters ci concede un po' di lusso indugiando su alcune suggestive carte da parati; è questa infine l'unica nota interessante su questo titolo che il Vs. sia in grado di produrre. Godetevele:
E questo sono io dopo aver visto il film:
Giudizio: Coreano, ma del Sud.
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