Il film di oggi è l'"Inglese"
The Wicker Man di R. Hardy (1973)
descritto come combinazione di "thriller, horror esistenziale, e musical"; una produzione English Lion ispirata (liberamente) dal romanzo di un certo Pinner e diretta da un mr. Hardy, non poteva che essere sceneggiata da uno Shaffer. Non possiamo negare l'originalità dell'insieme così mosaicamente ottenuto, ma ancora una volta dobbiamo riconoscerlo; è solo un altro mosaico.
Il paganesimo peraltro* non è un soggetto troppo originale per il rappresentante di un popolo che considera tutto il resto del mondo "pagano"... Ma questo è il fulcro della vicenda, condito con allusioni grossolane, raffigurazioni sessuali, o mere nudità
(compresa
la sorridente Britt Ekland)
di quella piccanteria trash anni '70, tra l'hippie e la wicca, che mette in serio imbarazzo l'inappuntabile Sergeant Howie (privo di nome, è solo un personaggio, devoto Gentile)
In questa balordaggine contemplativa, l'elemento musical non esce troppo dal seminato, con alcune canzoncine di ispirazione gaelica e liriche di trivialità colonica stagionata, ma cinematograficamente proiettate nel futuro per la loro grosseria
Credo che infine il motivo di tanto fascino della pellicola (Total Film named The Wicker Man the sixth greatest British film of all time) sia nell'elemento carnascialesco, più che in quello carnale, tanto più che la presunta crudeltà horror tutta concentrata nel finale non prevede alcunché di brutale; la suggestione precipua è quella di una sfera animistica raffigurata dall'animale nella maschera/persona dell'apologo teatrale, di uno spirito vivente della natura e del mitologico timor Panico che esso può incutere nell'uomo, dagli antichi Elleni fino allo Stephen King di Children of the corn... etc., etc.,
Giudizio: talmente indecoroso nel suo tentativo di esserlo, che alla fine si merita l'etichetta infame di decoroso. Solo un altro mosaico decoroso. E decorativo, questa volta al soldo di Sua Maestà.
Riguardo l'originalità, la storia è una variazione sul tema di 2,000 Maniacs dell'Americanissimo Gordon H. Lewis, "inventore" dello splatter, datato 1964...
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*Ultimamente mi è capitato di sentire il cognome "Peralta" da qualche parte, richiamato più volte dalla congiunzione avversativa peraltro; è diventato un altro caso di "intuizione occulta" come quello che avvenne per il cognome -ugualmente ispanico- di "Delgado", al tempo in cui scrivevo "Fuoco di carta"; questo è uno dei nomi che appaiono in quel testo. Va notato pure che non ho avuti altri episodi simili, con questa sorta di intuizione per cui una determinata parola -un nome- sembra rivelare e nascondere nel contempo infiniti significati, che alla resa dei conti (al momento di renderli in altre parole, insomma) non sono in grado di esprimere; nessun altro caso, che riguardi cognomi ispanici, o cognomi in generale. E' possibile che ogni singolo vocabolo di una lingua straniera possa esprimere qualcosa che travalica la stessa logica di cui è composto, all'interno della nostra mente, in quanto semplice suono, o reminescenza, o nous... non lo discuto. In tal caso mi chiederei soltanto perchè questi episodi riguardino soltanto e specificamente due cognomi spagnuoli, in un mondo interamente composto di parole.
Forse, perché è soltanto un giuoco?
Forse, perché è soltanto un giuoco?
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