29/07/10

Tableaux mourants

Un bambino urlante si rifiuta di entrare nel camion pieno di gente nuda in attesa; convinto dalle buone maniere di un funzionario:


il bambino si unisce alla folla nuda, e il portello viene chiuso. Si procede al collegamento del tubo che unisce lo scappamento alla cabina sigillata del veicolo:

il quale infine parte

lasciandoci ancora mortalmente imbarazzati, come l'anonimo protagonista del film che buca la quarta parete con un'occhiata fugace:

Härlig är jorden di R. Andersson (1991)


è il secondo, cortissimo cortometraggio del regista svedese che contiene già il germe dei seguenti lunghi visti in precedenza: uno spot pubblicitario della morte, qui ancor più spot, grazie all'uso di veri e propri tableux (pétit) vivant che ci ricordano quelli di L'année dernière à Marienbad, benché lo stile glaciale dell'Autore -che ricrea il bianco e nero su una normale pellicola a colori con scenari neutri e le facce (maschere) degli attori sbiancate- sia al servizio di un pessimismo meno romantico di quello di Resnais.

Qui vediamo il fratello dello speaker/protagonista e testimonial dell'oltretomba sbirciare di nascosto l'orologio, mentre il Ns. dice di considerarlo il suo unico amico... "so to speak":

e qui ancora una picconata alla famosa parete, quando durante la comunione l'uomo si attacca alla coppa di vino e riesce a vuotarla, malgrado la tenace opposizione del prete e di un fedele:

Da noi i preti sono più furbi; il vino se lo bevono solo loro...

"Scenette" si dirà, e "surrealiste"; che si susseguono come interruzioni pubblicitarie di loro stesse, come nella realtà televisiva dell'utenza moderna. E ancora, il neo-sur-realismo di Andersson è orientato verso l'apologo ecologico -dopo il mostruoso ingorgo globale di Sånger från andra våninge (V.)- dove oltre all'utenza gassata nel camion, qui abbiamo il figlio del protagonista segnato a vita dalla stupidità del padre:

che gli ha fatto tatuare "VOLVO" sulla fronte, ma che "tra 10 anni" -dice- gli farà fare un' operazione per toglierla...

Il "surrealismo" di Andersson è quello stesso della razza umana, che in effetti si intossica ogni giorno con i peggiori veleni (quelli che uccidono molto lentamente), ma probabilmente trova "bizzarra", o financo "sconveniente" la scena d'apertura.

C'è qualcosa di fortemente artistico in questo autore, qualcosa che troviamo proiettato qui nel grandioso finale, in cui l'uomo non dorme a causa di un grido incessante che lo ossessiona: "Qualcuno sta urlando" ripete. E' il grido del bambino in apertura.


La moglie -saggia- ha per lui lo stesso consiglio della moglie di Peter Falk nel finale di Mickey and Nicky (1976): "Vai a letto", gli dice "o non riuscirai a farcela domani".
Se non altro, possiamo ringraziare mr. Andersson per averci sentiti.

Giudizio: boreale.

Nessun commento:

Posta un commento