06/07/10

Un brutto viaggio (nel tempo)

Un Guy Pearce (Memento) irriconoscibile

senza la sua caratteristica chioma gialla, è il protagonista di

The time machine di S. Wells (2002)

il cui regista Simon è pronipote del famoso H.G. scrittore dell'omonimo romanzo. Il film promette benone con l'efficace e accurata ricostruzione di una N.Y.C. fin-de-siècle nelle suggestive inquadrature di Donald MacAlpine


e con un tragico incipit alternativo che pone nuovi interrogativi sulla misura teorica definita tempo. Poi, malgrado dei morlock decisamente peggiorati in meglio -o migliorati in peggio- grazie alla moderna tecnologia del make-up FX

e malgrado i tanti denari palesemente sperperati nella produzione, non regge il peso del primo tempo troppo carico di promesse e cola rapidamente a picco, anche grazie alla costante presenza sulla scena di questa odiosa donna-scimmia

(Samantha Mumba)

di cui il Ns. dovrebbe innamorarsi, ma la cui brutteria non ha nulla da invidiare ai criptici antropofagi infernali.

Da premio Oscar come miglior attore fuori luogo:

Jeremy Irons albino capellone in un costume heavy metal.

La cosa migliore del film è la Macchina del titolo, rinnovata nel suo classico design steampunk con grande sfoggio di ottoni e potenziata nelle prestazioni crono-visive, crea una bolla fotonica di sospensione paradossalmente verosimile, ma anche molto simile a quella di Terminator 2 (1991)


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