Stavo interessandomi a
The body electric (Electromagnetism and the foundation of life), un'opera che promette di svelare qualche mistero sull' effettivo ruolo della cosiddetta elettricità nell'essere, umano e non, ma la lunga sequenza di mostruosi esperimenti a danno delle salamandre, durante lo studio della loro misteriosa capacità rigenerativa, mi ha levato tutto l'iniziale entusiasmo.
Questa sera tocca -mio, e suo malgrado- a una specie tristemente nota come oggetto di simili atrocità compiute nel nome della "scienza". Il "topo da laboratorio":
impersonato in questa sperimentazione filmica da tre grandi primati:
Roger Pierre, innamorato fin da bambino di
Nicole Garcia, che ha deciso di diventare attrice vedendo recitare
e Gérard Depardieu, che invece ha preso a modello
I tre interpretano varie situazioni in cui il sapiens -inconsciamente- reagisce agli ostacoli incontrati lungo la sua strada con la medesima prevedibilità di un roditore, adottando i 4 comportamenti di base illustrati in apertura e quindi inscenati: 1.di consumo (bere, mangiare, copulare) - 2.di fuga, in alternativa a 3. combattimento e 4.di inibizione. I rispettivi modelli in bianconero dei protagonisti irrompono all'improvviso sullo schermo, come fantasmi della Grande Illusione chiamata "passato" intrappolati oltre un velo di sottile illusione cinematografica.
In questa visione apologica c'è spazio per un po' di sano surrealismo, che a qualcuno potrebbe forse ricordare il più recente Lynch:
L'esperimento di M.sieur Resnais è condotto sul set da un guest star d'eccezione, l'inventore della ibernazione artificiale e della torazina:
il prof.
Henri Laborit, che viene introdotto in scena accompagnato da una anamnesi non meno burocratesca e impersonale -benché meno
ordinaria- delle sue cavie umane.
Interessante, ma è ovvio fin da subito che un'opera messa in scena con tutte le intenzioni di essere un esperimento alla fine sortirà un esito adeguato, la buona riuscita di un esperimento filmico è soprattutto quella che coinvolge lo spettatore "inconsciamente", e non appellandosi direttamente alle sue facoltà critiche e analitiche -cosa che probabilmente avrà sommersi in un brodo di giuggiole molti critici di professione, a suo tempo. Ma questa è una impressione da blog, mentre la mia impressione è che l'esperimento sia stato condotto questa sera sul Vs. blogger;
il quale si firma Jasper Thompson, ma nasconde la sua falsa identità sotto il nome di Lexy Lex; mi pare di aver già menzionato su questo blog che molti dei miei concittadini mi chiamano Jean.
E quello che ho letto qui:
mi ha portato a pensare a ciò che va oltre l'esperimento di Laborit e Resnais, e oltre ogni possibile esito derivato logicamente da esso; a questa esperienza in vivo che quotidianamente riesce a ingannarci riguardo la nostra stessa natura, e la reale essenza di ciò che esperiamo come realtà in un mondo di parole. Di nuovo, il paradosso umano: di una realtà che consiste di una dimensione perennemente estinta e sempre rinnovata, come quella mnemonica.
Forse Mon oncle d'Amerique non apparirà altrettanto interessante a tutti quei lettori che non si chiamano (o vengono chiamati) Jean. Ma, in quanto esperimento, è perfettamente riuscito.
Giudizio: sperimentale.