10/05/10

5 film, una domenica

1) L'eroe senza volto

Il remake di


Clash of the titans di L. Leterrier (2010)

non lascia molte speranze, a partire dal nome del regista.
Del resto, l'unica bellezza dell'originale di Desmond Davis (1981) erano le ultime creazioni di Ray Harryhausen prima del suo definitivo ritiro dal mondo del cinema; le stesse mitologiche mostruosità, rese infinitamente più realistiche grazie al computer, non hanno lo stesso ambiguo fascino dei pupazzetti in stop-motion, e non c'è un solo nome tra gli innumerevoli artisti digitali coinvolti in questa produzione che verrà citato fra trent'anni su un blog qualsiasi.
Qui c'è un micro-cameo del gufo meccanico creato dal Maestro:

Per il resto le vicende di Perseo, e della ribellione dei mortali alla tirannia degli dei , sono interessanti soprattutto da un punto di vista clipeologico, in quanto ogni evento narrato sembra suggerire e/o nascondere quell'antica verità accuratamente seppellita sotto il cumulo di menzogne che costituisce la nostra realtà storica. Esobiologia, ingegneria genetica, etc, etc


L'eroe del mio titolo è proprio Perseo -quello col gufo- che solo verso la metà del secondo tempo ho riconosciuto come il Sam Worthington visto poco fa in Avatar. Malgrado la mia lentezza mnemonica, mi sono reso conto che il mio occasionale co-spettatore aveva ancora seri dubbi riguardo l'identità del suddetto, benché abbia visto anch'egli il film di Cameron solo qualche giorno fa... Come i loro personaggi, molte di queste persone della nuova leva multimediale hanno la stessa personalità delle loro controparti elettroniche; con i loro sorrisi smaglianti e i loro muscoli scolpiti in palestra, sono più facili da dimenticare dei pupazzetti di Harryhausen.
Giudizio: un film perfetto per un pomeriggio piovoso di domenica, imbottiti di speedball, fumo, vino artigianale e liquore casalingo alla menta... Ma quale film non è perfetto in una situazione simile... Cullato nel piacevole torpore, occasionalmente rapito dall'efficacia di un'azione, infine ti accorgi che sotto non c'è niente. E sarebbe stato lo stesso, temo, anche in una sala D-box.

2) Padre Nostro Che Sei Nei Cieli

In

Sunshine di D. Boyle (2007)

il Sole si sta spegnendo, e una astronave con una bomba grande come Manhattan viene lanciata per riaccenderlo. Sunshine è una sorta di Dark Star alla rovescia; mentre in quello le stelle venivano distrutte, qui l'intento è di attizzarne una -l'unica che interessi i Terricoli- e se nel primo era la Bomba a compromettere la missione degli umani, qui è l'equipaggio antropomorfo quello malfunzionante, che rischia di compromettere la missione della Bomba; infine, mentre Dark Star era un buon film prodotto con mille dollari, questa super-produzione anglo-americana è un film mediocre, e malgrado l'inglesismo -o non-americanismo- palpabile in tutto il film, è molto più lontano da Trainspotting di quanto non lo sia il Sole dalla Terra.

Non c'è una sola scena, o trovata, o battuta memorabile in questo film, che pure scorre piuttosto liscio per tutto il primo tempo, e poi non mantiene una sola promessa di quelle immaginate dal blogger in partenza. Imprevedibilmente, si rivela tutto quanto era prevedibile, e infine il suo non-americanismo non salva il film dal naufragio. Ci restano delle suggestive riprese del Grande Padre moribondo, paradossalmente rare

e dei bellissimi scafandri luccicanti che qui scopriamo essere ispirati al Kenny di South Park:

3) La fiamma del peccato

è il titolo italiano di


Double indemnity di B. Wilder (1944)

Ho dovuto vedere questo film, dopo averlo visto elencato più volte nelle varie top ten di internet; sicuramente non entrerà mai nella mia top 10 personale. Ma nemmeno in una top 100.

E' un noir assicurativo con l'insolita presenza di Fred MacMurray stregato da Barbara Stanwick:

che è -evidentemente- una strega, ma per qualche motivo induce il poveraccio a far fuori il marito per incassare la polizza-vita. L'improbabilità di MacMurray come assassino non è meno efficace per me dell'impensabilità della Stanwick come amante. Che possa divenire un oggetto di morboso desiderio e movente di un delitto passionale, o "fiamma del peccato" è pura fantascienza, ma anche come film di fantascienza non mi è piaciuto. In questo caso, l'unica bellezza del film è la Signora Verde, puntualmente aggiunta nel mio album su Facebook, n.53.

Parte seconda:

4) Estate Giapponese

Tonari no Totoro di H. Miyazaki (1988)
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Con la solita, solida maestria Miyazaki dipinge una breve estate densa di cambiamenti per le due sorelline protagoniste, con un ritmo insolitamente disteso che a tratti dà l'impressione di un "vero" film giapponese -ovviamente, d'autore- ed è uno dei pochi cartoons che ricordi in grado di creare una atmosfera, requisito indispensabile per un buon film.

Episodio autobiografico proiettato nella dimensione anime, Totoro è un film essenzialmente triste, basato sulla assenza materna e sulla fantasia come unico alleato per combattere la solitudine infantile.

E' film paradossalmente realistico, dove gli elementi fantastici invisibili agli adulti si rivelano con la scoperta di un ambiente estraneo sotto forma di grandi animali pelosi, che ci ricordano le Creature Selvagge di Jonze; di nuovo, l'archetipo della bestia sempre stranamente affine allo spirito infantile. Mentre l'animazione dei personaggi del film è sempre quella famosa di "Heidi" e "Lupin III", qui mi sembrano particolarmente curati gli sfondi, e non per niente vediamo 16 nomi accreditati come background artists.

Con un grande sfoggio di maestosi cumulonembi all'orizzonte.

5) L'odore della morte

Perfume the story of a murderer di T. Tykwer (2006)
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tratt0 da un best seller, è un medium altrettanto paradossale, basandosi sulla percezione sensoriale altrettanto irriproducibile -dal libro come dal film- dell'olfatto. La storia è quella di un uomo dotato di un fiuto senza pari il cui sogno è di riprodurre l'essenza di una giovinetta morta di fresco, e con essa il brivido esperito in circostanze più o meno accidentali. Riuscito nell'intento, si mette all'opera per creare un profumo composto di 13 parti -che richiederà 13 giovinette fresche- e infine con questo induce la folla, in attesa della sua esecuzione capitale, ad una copula massiva che peraltro gli permette la fuga:


Straordinario tanto per l'originalità del soggetto, quanto per l'accuratezza della ricostruzione storica, Perfume è senz'altro il serial-killer-movie più originale mai visto, che induce a riflettere sulla natura umana e sull'invisibilità di quelle molecole in grado di modificare il nostro umore e - non solo in casi romanzeschi come questo- il nostro stato di coscienza; basti pensare all'attività ormonale, e a tutto ciò che ne consegue. Nondimeno, è un serial-killer-movie, e per quanto originale, e bello da vedere, alla fine questa è l'unica etichetta adeguata.

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