16/05/10

L'arte del dolore

Cosa ne sai di questo?

Etichettata come "malattia del suicida"; chi poteva esperirla, anche solo per un paio di giorni, se non il Vs. blogger? Le lacrime che non vedete oggi, non sono lacrime comuni; non per me. Sono causate da un dolore fisico, a differenza di quelle che hanno sommerse le mie memorie.
Un dolore tale che ti fa piangere come un bambino.

Dopo quasi due giorni di sofferenze atroci, considerate giustamente tra le più dolorose in assoluto -due giorni come due anni- seguo il consiglio del dentista di rimuovere la medicazione provvisoria; è un'operazione estremamente dolorosa, ve lo assicuro; qualcosa che si può sopportare soltanto quando il dolore è ormai insopportabile, l'unica alternativa al suicidio. Ed è un miracolo. Ma allora, mi chiedo, a cosa è servita veramente quella medicazione, al di là di quello che può avere immaginato il dentista?

Quella costante fitta che sembrava trapanare il cervello da ieri mattina se ne va com'è arrivata, è come se mi avessero tolto una picca dal culo. Così, questo raro episodio di un dolore tanto "reale" quanto lo è la nostra presenza fisica in fondo ai cieli, una sofferenza finalmente "materiale" e non "immaginaria" com'è quella dell'inqualificabile bipolare, mi porta a riflettere ancora una volta sulla realtà dell'essere umano, e dei suoi passatempi elettivi o coercitivi, sul sadismo dei dentisti à-la Little Shop of Horrors (1986) e sulla nostra realtà veterinaria, di meccanismi dentuti nelle mani di garagisti laureati, organismi mammiferi condannati, o cose sofferenti nel vuoto cosmico.

Nel frattempo ho visto

Monster, Inc. di P. Docter, D. Silverman, etc. (2001)
☻☻

Un film Disney sulla paura infantile, indubitabilmente giudaico, con alcuni spunti interessanti sulle nostre sensazioni, impressioni, ed emozioni che abbiamo abbandonate per strada. Nulla che possa interessare davvero l'utenza cinematografica, a parte i bambini; ma ovviamente non è quello il vero target. Un film che ci fa riflettere sulla vera paura; prima che diventi quella del dentista.

The book of Eli di Hughes Bros. (2010)

ennesimo film post-apocalittico, in una variante biblica; è il "byblos" infatti il libro del titolo,

che qui ci procura solo poche decine di cadaveri dopo millenni di guerre, massacri e genocidi nel nome del Geloso Giudeo; è davvero poca cosa, compresi i cameo canuti di Malcom McDowell


e Tom Waits


con un Denzel Washington protagonista che fa pensare alla durezza del legno scuro.

El laberinto del fauno di G. del Toro (2006)

apologo bellico-favolistico che sta fra El espiritu de la colmena e Idi i smotri (l'orrore della guerra visto cogli occhi del bambino) con un tocco fumettistico fortemente digitale à la Hellboy e qualche eccesso horror che certamente non funziona come elevatore del tono generale, irriducibilmente messicano.

Direi che sono tutti e tre validi prodotti di intrattenimento, finanto che sei vittima del trigemino, e sottomesso ad un dolore che può annullare quasi completamente le tue capacità intellettive.
Ma con il calare delle tenebre ti auguri di non avere mai più simili esperienze, patologiche o filmiche.
Si fa notte, dopo un'overdose domenicale continuata di dolore puro, fumo, un poco di roba -finora irrilevante- e qualche gin&tonic adeguato alle circostanze; ho visti altri tre film che mi hanno confermata per l'Nsima volta la estrema puerilità dell'arte cinematografica, il cui potere è ancora relegato a rari episodi inevitabilmente inclassificabili dove la ricerca è il moto dominante; così come per la "vita". Ma ancora non ho altro modo di esprimerlo al di fuori di questo blog; tutta la sovrumana sofferenza degli ultimi due giorni non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella per un cinema nazionale morto, e di un cinema globalmente inerte.

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