25/05/10

Xenxo

Aldo Graziati, il direttore della fotografia in

Senso di L. Visconti (1954)
☻☻

era stato fotografo di scena per La belle et la bête (1946) a fianco del grande Alekan; sembra che abbia fatto tesoro di quella esperienza. Qui l'operatore alla macchina è Giuseppe Rotunno, che nel '63 fu direttore della fotografia de Il gattopardo, sempre con Visconti, e che da allora ci ha regalato capolavori come Satyricon (1969), Amarcord (1973) di Fellini e il Munchausen di Gilliam nell'88, solo per citarne alcuni.
Qui leggiamo che a seguito della morte di Graziati in un incidente stradale --verso la fine delle riprese-- e dell'idiosincrasia tra Visconti e il suo sostituto Inglese Krasker (they failed to click, appunto) Rotunno fu promosso sul campo a direttore della fotografia.

Fuori dagli interni sontuosi, arredi stucchi arazzi broccati cristalli gioielli e quant'altro

compresa la sig.ra Kentia


il campo di battaglia ci rimanda inevitabilmente al Barry Lyndon di Kubrick & Alcott,

dove l'elemento pittorico nella ricostruzione delle scene è lampante

E' un possibile prototipo del film di Kubrick che condivide la medesima vuotezza interiore, i temi del tradimento e della guerra, e dove è inevitabile lo sfarzo blasonato del set, così come un contenitore storico meno disastroso dell'attuale. Ad es., una guerra.
Altrettanto noioso, il prototipo Italiano non può vantare né lo sperimentalismo dei Lumi Zeiss né la ricercatezza dell'accompagnamento musicale; ma è venuto vent'anni prima, e già dopo venti secondi non mi sembra un paragone degno di ulteriore interesse nel mio post.

Un discorso a parte merita Alida Valli, che abbiamo vista da poco in The Paradine Case (V.) notando -di nuovo- alcune peculiarità tutt'altro che piacevoli.
Dopo averla osservata qui:

in alcune espressioni ed atteggiamenti a dir poco inquietanti

ho concluso:

che (anche) Alida Valli era un mostro abominevole, e più precisamente una Istriana. Ergo, se dovessi immaginare come abbia fatto a lavorare con Hitchcock, Reed, Visconti, etc., etc., non dovrei sforzarmi troppo nel solito gioco-di-parole. Ma non lo faccio.

Giudizio: Visconteo, come il castello di Pavia. Che non è più un castello, ma un museo.
In effetti "museo" si sposa molto meglio di "castello" a "visconteo".

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