12/01/11

Il Grande Bart

Dalla prima volta che lo vidi in The Edge (1997) Bart è stato uno dei miei attori preferiti di tutti i tempi; capita che sia anche co-protagonista di


L'ours di J.J.Annaud (1998)
dove ci offe un'altra grande performance nella parte che gli è sempre stata imposta, quella dell'orso. Del resto, non dev'essere facile trovare altri ruoli per una persona alta 2 metri e 70 e che pesa 770 chili...


Ma oltre al compianto Bart, in questo film fa la sua prima apparizione, come protagonista, Youk


un giovanotto di grande talento il cui nome non compare in alcun titolo successivo su IMDB, purtroppo; la sua bravura in questo film lo mette in competizione diretta con il grande Bart:


ma la sua carineria è di gran lunga superiore:



L'unica critica negativa che ho rimediato su questo film (di un tale Rosenbaum, guarda un po') lo paragona ai "falsi documentari" Disney, che snaturano il soggetto principale -la natura, appunto- presentando i personaggi non-umani in una luce umanistica per guadagnarsi le simpatie del pubblico. Il discorso è troppo ampio per essere affrontato nel mio post su L'ours, in un blog, e in risposta a un pidocchio che di mestiere critica i film.



Ma in un certo senso lo capisco; la questione "etica" si riassume tutta perfettamente in questo (unico) aneddoto sulla lavorazione del film. Il problema qui si dovrebbe porre un po' più "a monte": è giusto trasformare un orso in un attore di Hollywood? Il caso della famiglia Seuss, titolare del sito Bartthebear.com, è unico; dal 1977 vivono sulle Montagne Rocciose in mezzo agli animali, e non credo che si potrebbero mai ottenere dei risultati simili a quelli immortalati in tante pellicole, in altre condizioni. Basta guardare questa foto di Doug Seus con Bart per rendersene conto:



In realtà il film, e la sua lavorazione, ci pongono di fronte a dilemmi ben più grandi della presunta antropizzazione a fini di lucro degli allevatori di orsi che può impegnare le meningi di un parolaio giudeo; vedendo questa scena


in cui il cucciolo piange alla partenza dei cacciatori, ancora una volta, ho avuta la dolorosa consapevolezza di un mondo di fiaba, di un "paradiso terrestre" che ci viene negato ogni giorno, a causa della nostra stupidità cosmica. Non dico che i parolai giudei siano la causa principale di questo stato miserevole, ma certo hanno dato un enorme contributo, ben prima di iniziare a produrre i film -trasformando gli "dei" in "divi"- e di scriverci sopra.

Per quanto riguarda il blogger, da tempo non vedevo un film tanto semplicemente emozionante, e in un certo senso è facile capire il perché: a parte le mie proporzioni fisiche, sono proprio quello che si direbbe un orso. Non di meno, le poche amicizie che ho fatto negli ultimi anni sono in gran parte di quadrupedi.
Dunque mi trattengo dal votarlo con cinque faccine sorridenti, ma la quinta -invisibile per il lettore- c'è comunque, ed è la mia.

Con un cameo straordinario del Re della Montagna


nella parte del cattivo.
Giudizio: emozionante. Un giudizio che spesso sembra impensabile per un film.

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