14/01/11

Il pianeta bianco e nero


La fantasiosa equazione di Einstein e la costante di Planck in versione neon compaiono tra le suggestioni visive di questo film




dove il detective Lemmy Caution (che si pronuncia come cochon) colla faccia pietrificata di Eddie Costantine


in una parodia di sé stesso, si trova a cercare qualcuno o qualcosa di indefinito, in un angolo notturno della Parigi anni '60 spacciato per un altro pianeta... Il che non è esattamente un'idea fuori dal mondo... Specialmente se il film è in bianconero.







Questa "strana avventura" cine-semantica tra meraviglie elettroniche all'avanguardia




in un mondo dove le parole tendono a scomparire assieme alle memorie dei suoi abitanti, e dove i disadattati vengono mitragliati durante spettacolini di nuoto sincronizzato, si conclude con il duro e la pupa diretti verso nuovi e luminosi lidi extra-galattici, quando lei finalmente impara a pronunciare le quasi-dimenticate parole fatali: "Je vous aime"...

Infine, l'amour trionfa sulla società tennocratica, elettronica, meccanizzata, spionistica, sulla logica atomica e sulla programmazione mentale.



Perché l' "amore" tra uomo e donna riesce ad eludere tanto bene la falsa-logica umana da poter essere classificato tra le patologie mentali; e non c'è dubbio sul fatto che senza il supporto di questa follia selvatica l'uomo del XXI secolo -come tutti i suoi antenati- non potrebbe far fronte alla follia sistematica che regna in fondo ai cieli... Non mi pare che in molti abbiano considerata una possibile alternativa, come ad es. quella di modificare la condizione originale alla quale sono sottomessi per tutta la vita, per potersi poi dedicare a qualcosa di meno "poetico", ma forse anche meno demenziale... Certamente non lo farà il blogger Jasper Thompson; e comunque non proverei mai a discuterne con un francese.
La cosa migliore del film, si sarà capito, è il bianconero.

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