Recentemente ho visto l'episodio "A walk into hell" della serie I shouldn't be alive -già recensita qui come una delle migliori produzioni televisive - dove gruppo di malcapitati scouts se la vedeva brutta durante una scarpinata nel Grand Canyon. Ma le cose vanno decisamente peggio al protagonista di
127 hours di D. Boyle (2010)
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che pur esplorando un canyon meno grand ci finisce dentro:con un masso che gli intrappola un braccio , una sola borraccia d'acqua
e, per colmo della sfortuna, poche batterie per la videocamera:
Decisamente, una delle situazioni meno convenienti in cui un essere possa trovarsi, benché umano
Il lato peggiore del film è che tutto sommato sembra un lungo episodio di I shouldn't be alive, a cui sono state aggiunte sequenze allucinatorie e ricostruzioni di quella vita che il Ns. sembra destinato a lasciare. Ma è anche la cosa migliore, dal momento che -proprio come per il serial di Discovery Channel- per tutto il tempo della durata, sprofondati nel baratro assieme al poveraccio, ci possiamo dimenticare di quella sorta di "realtà" inesorabile che ci aspetta fuori dallo schermo
e da cui non è possibile fuggire altrettanto facilmente, tagliandosi via un po' di braccio. (Warning: spoiler)
Convincente il tour-de-force di James Franco, finora visto solo in ruoli minori, che si appresta a diventare il 75mo eterocromatico-centrale della mia collezione su Altervista.
Giudizio: una faccina per Sunshine (2007), due faccine per Slumdog Milionaire (2008), tre per 127 hours (2010)... Che un regista possa davvero migliorare col tempo?
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