19/01/11

He shouldn't be alive - Special

Recentemente ho visto l'episodio "A walk into hell" della serie I shouldn't be alive -già recensita qui come una delle migliori produzioni televisive - dove gruppo di malcapitati scouts se la vedeva brutta durante una scarpinata nel Grand Canyon. Ma le cose vanno decisamente peggio al protagonista di


127 hours di D. Boyle (2010)
che pur esplorando un canyon meno grand ci finisce dentro:


con un masso che gli intrappola un braccio , una sola borraccia d'acqua


e, per colmo della sfortuna, poche batterie per la videocamera:


Decisamente, una delle situazioni meno convenienti in cui un essere possa trovarsi, benché umano


Il lato peggiore del film è che tutto sommato sembra un lungo episodio di I shouldn't be alive, a cui sono state aggiunte sequenze allucinatorie e ricostruzioni di quella vita che il Ns. sembra destinato a lasciare. Ma è anche la cosa migliore, dal momento che -proprio come per il serial di Discovery Channel- per tutto il tempo della durata, sprofondati nel baratro assieme al poveraccio, ci possiamo dimenticare di quella sorta di "realtà" inesorabile che ci aspetta fuori dallo schermo


e da cui non è possibile fuggire altrettanto facilmente, tagliandosi via un po' di braccio. (Warning: spoiler)
Convincente il tour-de-force di James Franco, finora visto solo in ruoli minori, che si appresta a diventare il 75mo eterocromatico-centrale della mia collezione su Altervista.
Giudizio: una faccina per Sunshine (2007), due faccine per Slumdog Milionaire (2008), tre per 127 hours (2010)... Che un regista possa davvero migliorare col tempo?

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