A decade under the influence di T. Demme e R. LaGravenese (2003)
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racconta la stessa storia del film di ieri, di quel decennio selvaggio in cui la produzione indipendente sfidò e vinse l'establishment di Hollywood, dando vita ad un nuovo impero cinematografico attraverso le opere di giovani filmmakers "ispirati" dagli Europei (e da almeno un Giapponese); anche qui sentiamo parlare
e il solito Scorzese:
Ancora sentiamo parlare di Mr. Movie Geek in persona
mentre le "facce nuove" che intervengono sono tutt'altro che nuove:
Anche qui, il film-simbolo della Rivoluzione di Hollywood risulta essere
(di cui parla anche il principale responsabile, Roger Corman, l'uomo + felice del mondo)
e ciò che ne tirò fuori
ma ancora è inevitabile tirare in ballo
il punto di partenza per l'inatteso trionfo di Easy Rider, assieme a The trip.
Anche il finale è lo stesso dell'altro, con l'arrivo degli incassi mostruosi
o spaziali
dei super-giudei alla fine degli anni '70. Che per quanto mi riguarda è un finale altamente drammatico...
Infatti, a differenza delle economiche, originali e coraggiose opere giovanili di Coppola, Scorsese, Ashby, Schrader, Pollack & C., le super-produzioni di Spielberg e Lucas più recenti sono paragonabili soltanto ai kolossal degli anni '50 e '60, talvolta vere e proprie rievocazioni (in part. se pensiamo agli Indiana Jones, a 1941, ai vari Jurassic, etc.) di quegli stessi prodotti industriali miliardari per l'intrattenimento di massa da cui gli stessi autori avevano cercato scampo, tuffandosi a capofitto nella loro personale nouvelle vague made in the US... Senza parlare della Amblin, della Dreamworks, della LucasArts... I nuovi, veri dinosauri.
Infatti, a differenza delle economiche, originali e coraggiose opere giovanili di Coppola, Scorsese, Ashby, Schrader, Pollack & C., le super-produzioni di Spielberg e Lucas più recenti sono paragonabili soltanto ai kolossal degli anni '50 e '60, talvolta vere e proprie rievocazioni (in part. se pensiamo agli Indiana Jones, a 1941, ai vari Jurassic, etc.) di quegli stessi prodotti industriali miliardari per l'intrattenimento di massa da cui gli stessi autori avevano cercato scampo, tuffandosi a capofitto nella loro personale nouvelle vague made in the US... Senza parlare della Amblin, della Dreamworks, della LucasArts... I nuovi, veri dinosauri.
Malgrado il film non parli di questi aspetti "filosofici" del fenomeno, è tra i pochi a suggerire quest'idea di un circolo vizioso, di un ciclo continuo di mietitura del grano, di cui inevitabilmente l'Ebreo è il fulcro; dunque è soltanto per la somiglianza con il precedente Easy Riders..., la minor quantità di footage inedito e la completa dimenticanza della materia prima creativa , la vera sostanza (V.), che gli affibbio una faccina in meno dell'altro.
Nell'altro film di oggi:
Schlock! The Secret History of American Movies di R. Greene (2001)
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dobbiamo aspettare un bel pezzo prima di vederecon un Missoni diverso, che ci parla del suo misconosciuto
alle cui riprese partecipò
e di cosa infine ne fece
seguito dagli inesorabili titoli:
e di conseguenza, l'onnipresente:
ma nel frattempo seguiamo per intero la (d) evoluzione del genere cosiddetto "exploitation" con i suoi improbabili sotto-generi originali "camp nudies" e "nudie cuties", in un'accozzaglia di anatomie technicolor
che ci menano dalle risibili avventure lunari voyeuristiche di Nude on the moon
alla nascita del gore con
attraverso l'effimera ondata dei patetici "roughies", e l'incredibile "caso" di Agony of love (1966):
la cui trama -una moglie borghese che si prostituisce per diletto- anticipa di un anno il ben più famoso Belle de Jour di Buñuel, ma anche il romanzo da cui fu tratto.
Protagonisti di questa storia poco "segreta", ma senz'altro meno nota di quella reiterata nei titoli precedenti, qui appena accennata, sono nomi altrettanto misconosciuti:
ma nondimeno tutti inconfondibilmente ashkenaziti, come quello del regista stesso; se non altro, in questo caso avremo anche la possibilità di dimenticarli.
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